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Saverio Lodato, Per Gian Carlo Caselli la scorta non serve più

  In l’Unità del 11 ottobre 2001

Gian Carlo Caselli, l'uomo che appena qualche anno fa Totò Rima indicò al popolo di Cosa Nostra come il nemico numero uno, da diversi giorni gira per Bruxelles in taxi o a piedi.

Si muove senza scorta, senza tutela armata, come uno qualunque dei trecento milioni di membri dell'Unione. Caselli non si trova a Bruxelles per diporto, né in gita di piacere. Venne infatti designato dall'ultimo governo di centrosinistra quale componente di una nuova struttura europea, la "Pro Eurojust", destinata a diventare una sorta di superprocura contro il crimine internazionale organizzato.

Caselli è il giudice che si insediò alla guida della Procura di Palermo il 15 gennaio 1993, all'indomani delle stragi di Capaci e via D'Amelia, incarico che ricoprì sino all'agosto 1999. Lasciata la sede di Palermo, fu chiamato a dirigere il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Più volte - in questi lunghi anni - gli uomini del centro destra ne chiesero sia l'allontanamento da Palermo che dall'amministrazione penitenziaria.

Caselli ha subito linciaggi d'ogni tipo, è stato accusato di essere il capofila di una certa magistratura intenzionata a scardinare, a colpi di provvedimenti giudiziari, il sistema dei partiti della prima repubblica.

Di contro, decine di collaboratori di giustizia hanno riempito pagine di verbali per indicare proprio in Caselli uno degli ostacoli principali che andavano "rimossi" per consentire alla mafia libertà d'azione, di affari e di relazioni.

I tempi sono quelli che sono. La lotta alla mafia è quella che è. Un ministro della Repubblica ha spiegato che con la mafia è bene "convivere". Tanto che il capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, è stato costretto a parlare in presenza di altri che sull'argomento straparlavano. Sappiamo come è andata la vicenda del nuovo disegno di legge sulle rogatario internazionali delle quali - fra l'altro - proprio Caselli si sta occupando in funzione antiterrorismo e antimafia.

Corriamo il rischio di abituarci a tutto. Ma l'idea di Caselli che si trova a Bruxelles in nome dell'Italia, e al quale l'Italia non guarda minimamente le spalle, ci sembra ancora -nonostante i tempi siano quelli che sono - a dir poco sconcertante. E irresponsabile la decisione assunta.

Poiché - come si dice - chi domanda non fa errori, vorremmo sapere: quando e da chi è stato deciso che Caselli non è più a rischio?, in forza di quale circolare a Caselli è stato tolto il servizio di tutela?, il governo italiano ne sa qualcosa?, il ministro degli Interni ne sa qualcosa?, più in generale, i nostri apparati di sicurezza ne sanno qualcosa?