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torna a Anni abbastanza crudeli

La notizia è diramata dall'Ansa. Il vicepresidente del Senato, il leghista Roberto Calderoli, si rivolge al Presidente della Repubblica perché «faccia sentire la sua voce contro quanto ha scritto Enzo Biagi nella sua rubrica "Sette" circa l'atteggiamento benevolo assunto dalle nostre ave nei confronti degli invasori giunti nel corso dei secoli nel nostro paese».

Confessa che «si aspettava una sollevazione popolare», ma purtroppo non c'è stata. E allora si pone degli angosciosi interrogativi, sul perché «politici, istituzioni, giornalisti, tutti tacciono». Solo lui, l'impavido Calderoli (anche a nome dei suoi antenati celti), interviene coraggiosamente e conclude:

«A questo punto mi aspetterei che anche Ciampi, in quanto massimo rappresentante dell'Italia e della sua dignità, facesse sentire la sua voce».

E poi, che cosa succede? Galera, confino? Posso scegliere la località? Forse meglio lontano da una eventuale Padania? È noto, tranne che a Calderoli (vicepresidente, ahimè, dell'assemblea che dovrebbe essere una selezione di saggi) che non esiste un italiano modello, con caratteristiche costanti: c'è il tipo dinamico, il padano, l'alpino, che ha la testa larga, o il sardo che ce l'ha invece piccola, e qualcuno anche, si vede, che non ce l'ha proprio.

Siamo diversi anche perché sulle nostre strade hanno marciato, o passeggiato, greci, arabi, normanni, spagnoli, celti, teutoni: sentivano il fascino di queste contrade e si mettevano in moto. Shakespeare, senza esserci mai stato, vi ambientò 13 drammi, Goethe diceva: «Noi siamo tutti viaggiatori e cerchiamo l'Italia». Byron entrò trionfalmente a Pisa con cinque carrozze, sette domestici e nove cavalli. Flaubert, bontà sua, trovava nella penisola «tutto allegro e facile». Già la dolce vita.

in l'Espresso  15 novembre 2001