Www.segnalo.it

Home page

Formazione Biblioteca e Cineteca Politiche e Leggi  Tracce e Sentieri

 

LAURA CONTI : ricordi biografici

Conti Laura (1921-'93)

Combattente antifascista, esponente politica e medico. Nata a Udine, si trasferì presto a Milano ove, studentessa antifascista, operò nel Fronte della Gioventù durante la Resistenza. Arrestata, tenne un contegno molto fiero e fu internata nel campo germanico di Bolzano dove svolse intensa attività assistenziale e politica. Laureatasi in Medicina nel 1949, lavorò come medico fino al 1982. Consigliera provinciale per il PCI a Milano dal 1960 al 1968, si occupò di problemi assistenziali e in special modo di malati di mente. Come consigliera della Regione Lombardia dal 1970 al 1980 e poi come parlamentare comunista si occupò soprattutto di ecologia. Ha rilasciato una lunga testimonianza sulla sua vita apparsa in Donna, privato e politico di Erica Scroppo (Milano, 1979). Si è spenta a Milano.

Scritti:

Vandali in casa, Bari, 1956; Assistenza e previdenza sociale, Milano, 1958; La Resistenza in Italia, a cura di L.C., Milano, 1961; Cecilia e le streghe, Torino, 1963; La condizione sperimentale, Milano, 1965; Sesso ed educazione, Roma, 1971; Visto da Seveso, Milano, 1977; Che cos'è l'ecologia, Milano, 1977; Una lepre con la faccia di bambina, Roma, 1978; Questo pianeta, Roma, 1984; Quattro giovedì e un venerdì per la filosofia, Milano, 1987; Ambiente Terra, Milano, 1988.

Bibliografia:

G. Marozin, Odissea partigiana (rapporto da Balzano), Milano, 1965; AA.W., Mille volte no, Roma, s.d. (1965); M. Al-loisio e G. Beltrami, Volontarie della libertà, Milano, 1982; G. Lucchetti, Laura dei gatti, ne La Repubblica, 26 maggio 1993; M. Mafai, a cura di, Le donne italiane, Milano, 1993. Fonti:

ASM, Gabinetto di Prefettura, secondo versamento, cart. 361.

Fonte: ?

IN MEMORIA DI LAURA CONTI

Di Enrico Falqui, in Notizie verdi n. 21 7 giugno 1993

 Le avevo parlato al­cune settimane fa per fissare un incon­tro di lavoro, dopo tante conversazioni telefoniche condotte negli ultimi tempi tra me e lei per parlare di un  progetto culturale, cui entrambi tenevamo moltissimo.

Mi aveva coIpito, in una di queste telefonate, la descrizione pigno­la del rischio di morte che aveva corso alcuni mesi fa, trovandosi so­la in casa ed avvertendo attraverso le sue cognizioni di medico l ' immi­nente arrivo di un evento patologico che, senza un aiuto esterno, avrebbe potuto divenire irreparabile per la sua vita.

Aveva avuto la presenza di spirito di lasciare aperto il cancello della sua casa e di chiamare preventiva­mente soccorso.

Non c ' era alcuna angoscia nelle sue parole ma la straordinaria gioia verso la vita, verso l ' affascinante mistero del futuro e del domani. Lo scampato pericolo la rendeva ancor più irrequieta verso i suoi program­mi culturali e verso il lavoro politi­co che continuava a dedicare a quel mondo di lavoratori, di emarginati, di donne dentro il quale aveva speso tutte le sue energie.

Medico, dirigente politico, (fin dal suo impegno attivo nella Resi­stenza), scienziato educatore, am­ministratore pubblico attento e in­transigente. Laura ha dato eccezio­nali contributi all ' innovazione del pensiero scientifico italiano ed alla strategia della sinistra e del movi­mento verde italiano.

Il suo nome è sicuramente asso­ciato al ruolo che ebbe nel far cono­scere all ' opinione pubblica italiana e internazionale il drammaticoevento di Seveso. La sua intransi­genza scientifica si coniugava per­fettamente alla lucida capacità di decisione politica per impedire che il dramma di Seveso fosse confinato nel silenzio complice e nell ' oblio.

Aveva la stessa tenacia e la stes­sa lucida intelligenza politica di Giulio Maccacaro, di lui raccolse l ' eredità di "maestro", al momento della sua morte avvenuta subito do­po il disastro dell ' Icmesa, e lo ha mantenuto per tutti questi anni, for­mando la cultura scientifica e politi­ca di migliaia di militanti ecologisti.

Eppure Laura non è stata mai condiscendente verso i suoi "cari" amici ambientalisti. Insegnava il ri­gore scientifico e lo pretendeva da­gli altri, soprattutto se suoi amici e colleghi. Per questo disdegnava ogni forma di riduzionismo scienti­fico, era esigente nel ricercare un metodo di analisi rigorosa verso . qualsiasi forma di complessità.

Amava il ragionamento nelle sua profondità e rotondita, pur essendo maestra nello stupire il pubblico che l ' ascoltava per la semplicità  e la chiarezza del suo linguaggio.

Aveva il carisma del "leader" (come si usa dire oggi), senza curarsi dell’immagine frivola o dei riconoscimenti  verso se stessa, pur avendo tutti i titoli per ottenerli. Sa­peva e ne sorrideva del suo famosis­simo soprannome con cui amore­volmente era chiamata dagli amici di Legambiente, "Nonna Abelarda". Ma stupiva tutti, anche i giova­nissimi, per quella eccezionale vita­lità e combattività che metteva in tutte le battaglie nelle quali si lan­ciava per convincere l ' opinione pubblica a sostenere le sue tesi.

Non tutti ricordano l ' impegno che profuse nella battaglia politica sull ' aborto, andando controcorrente a quei settori del Pci che in modo conservatore, boicottavano una po­sizione moderna e liberai sui diritti della donna che si sarebbe afferma­ta negli anni successivi.

Per niente affascinata dal lin­guaggio "radical" del movimento femminista, tuttavia, intraprese una difficile e vincente battaglia politica all ' interno del Pci per spostarlo su posizioni abortiste con un ragiona­mento che distingueva il piano lega­le dal piano morale.

"Il caso dell ' aborto non è il pri­mo; si discusse questa distinzione anche ai tempi della legge Merlin, quando coloro che osteggaiavano  la legge scorgevano, nell ' abolizione della tolleranza e dei suoi istituti, la cancellazione di un giudizio morale sulla prostituzione".

Analogo impegno e analogo me­todo Laura utilizzò, alcuni anni do­po, per spostare il Pci dalle sue granitiche convinzioni "filonucleariste" verso quelle opposte. Fu pro­prio sull ' onda di questa battaglia che si venne a saldare quel pezzo di pensiero "anti-nuclearista" (costrui­to negli anni settanta all ' interno del Comitato per il controllo delle scel

te energetiche), di cui la rivista Sa­pere fu il suo formidabile serbatoio culturale, con il nascente pensiero dell ' ambientalismo scientifico.

Di questa operazione che ha suc­cessivamente condotto alla crescita di massa dell ' associazionismo am­bientalista, Laura fu sicuramente tra i personaggi protagonisti.

Se la morte non l ' avesse fermata, Laura sarebbe divenuta protagoni­sta di un ' altra "fase" del pensiero ecologista; quello nel quale stiamo vivendo attualmente, dove il pen­siero ambientalista necessita di un vigoroso "scossone" per progettare idee nuove, nuovi obiettivi, demistificando il “vecchio” che travestitosi da “nuovo " rischia di riportare il pensiero ambientalista al famoso piano delle compatibilita ecologico-economiche, contro il quale Giulio Maccacaro (negli anni sessanta) aveva iniziato a costruire la scuola di Sapere.

Di questo avevamo parlato negli ultimi colloqui; cara Laura, sapre­mo ascoltarti con la stessa attenzione di ieri in quel prossimo futuro che non vedrai ma che avrai contribuito a costruire.

Enrico Falqui


"Sono stato con lei nel Comitato Regionale del PCI. Con "compagni" come Spinazzola, Morpurgo, Bonacini, Leonardi, Spinella, Smuraglia... Un onore."

Emilio Russo, 23 ottobre 2009


Cari amici,
ho conosciuto personalmente Laura Conti nella seconda metà degli anni '80, quando vivevo presso la cooperativa Marcella di Lurago Marinone, di cui Laura era socio. Ho passato diverse domeniche con lei, quando veniva a pranzo alla cooperativa. Insieme abbiamo organizzato alcune assembee pubbliche nella zona della bassa comasca su questioni di carattere ambientale, oppure per presentare un suo libro.
Un caro saluto
GF. G., 24 Ottobre 2009


Ricordo di avere conosciuto Laura Conti, medico e poeta, all'inizio degli anni '70 perchè conoscevano il suo libro-romanzo la Nanda Cairoli e forse anche il Darko Pandakovich, e poi soprattutto Paolo Ferrario se ne era letteralmente innamorato. In pieno clima sessantottesco, nel '72/'73 credo, ella venne a Como a parlare presso il Salone Noseda della Camera del Lavoro della salute mentale in modo molto netto, affermando che anche nella Cina della Rivoluzione Culturale c'era il problema dei malati mentali, e che l'elemento ambientale era importante ma non era unico ed esaustivo per interpretare la salute mentale e le cause delle malattie psichiche. In quel momento fu una doccia salutare di realismo critico, perchè facevo il 4° anno di Medicina a Pavia ed ero molto interessato a Psichiatria, avevo conosciuto Jervis ed avevo frequentato d'estate l'Ospedale psichiatrico provinciale di Sondrio. Sicuramente non era un intellettuale che seguiva le mode. Aveva anticipato i temi ecologici ambientali ed arrivò per questo molto preparata al momento della fuoriuscita della nube di diossina a Seveso.

Giorgio Legrenzi

25 Ottobre 2009


Caro Giorgio
mi ha fatto molto piacere in tuo ricordo. Hai fatto reminiscenza anche di Nanda e Darko.
Che tempi intensi sul piano personale, culturale e politico sono stati quelli!
Il tuo accenno al problema della malattia psichica è importante. Laura aveva un approccio scientifico: aveva una fiducia forte nella scienza. Anche il suo rapporto con la politica era scientifico. Pensa che rileggeva le politiche previdenziali ed assistenziali (allora si diceva così) alla luce della teoria del valore di Marx.
Ricordi G. M.? forse sì. Ebbene lui, da psichiatra sovraccarico delle teorie estremistiche dell'antipsichiatria, letteralmente detestava Lara Conti. Diceva che era una "ortopedica" e che quindi di psichiatria non poteva capire nulla.
Lei, invece, se ne infischiava delle teorie politiche di moda e argomentava per dati e quadri di riferimento dialettici. Teneva largo il fluire del pensiero
Hai ricordato i suoi primi romanzi: Cecilia e le streghe, La condizione sperimentale. Molto belli da leggere anche oggi.
Era una donna speciale, perfettamente incastonata nel pensiero politico del Novecento: sia quello mitologico che quello realistico.
Sull'ambientalismo, poi, Laura fu una delle creatrici di quel paradigma.
In questi giorni tu compi gli anni.
A sessant'anni credo sia importante "fare biografia" e "lasciare tracce".
Il mio tratto di vita mi suggerisce che la Polis dovrebbe essere il luogo del COME si affrontano i problemi. In questo senso la Polis è transeunte e falisificabile (nel senso che molti "come" si rivelano fallaci)
La biografia, invece avvicina di più al tema del destino
E questo, a me, sembra infinitamente più necessario e durevole. Filtrare la Polis alla luce del Destino: la vita di Laura Conti avrebbe molto da insegnare in proposito
Ma di questo vorrei parlare a voce con te, visto che preferisci di gran lunga questa forma di linguaggio piuttosto che le tecnologie internettiane
a presto
Un caro saluto
Paolo Ferrario, 25 Ottobre 2009