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Analisi e bilancio d’un biennio di attività
BERLUSCONI, PRODI
FATTI A CONFRONTO
di SABINO CASSESE

 

dal Corriere - 10 ottobre 2003


Il presidente del Consiglio dei ministri ha ragione: c’è un deficit di comunicazione sull’attività del suo governo. Poiché gli esecutivi vanno giudicati in base ai fatti e non alle parole, la lacuna è grave. Per colmarla, tento qui di avviare un bilancio del secondo esecutivo Berlusconi, avvalendomi dei dati dell’Osservatorio sull’attività normativa del governo, curato fin dal 1994 da un gruppo di studiosi della Facoltà di giurisprudenza dell’Università di Roma La Sapienza. Quelli che presento e commento sono dati quantitativi riferiti al primo biennio di attività. E sono comparati con quelli dello stesso periodo del governo Prodi (che ha avuto durata paragonabile), non per attizzare polemiche, ma perché solo attraverso la comparazione si riesce a misurare davvero l’attività dei governi.
Il governo Berlusconi ha mostrato minore attivismo normativo del governo Prodi: il numero degli atti complessivamente prodotti è minore di circa un quinto del numero di quelli del governo Prodi e ancor minore è la quantità delle leggi. L’attività collegiale del governo Berlusconi è stata molto inferiore a quella del governo Prodi (le delibere dei comitati interministeriali sono state 131, contro 477 del governo di centrosinistra), mentre il numero dei decreti e delle ordinanze del presidente del Consiglio è stato doppio. Prima conclusione: il governo Berlusconi è ricorso meno al Parlamento, ha lavorato meno collegialmente, è più accentrato nel «premier». Due interpretazioni sono possibili: si è finalmente delegificato. Oppure: sono in corso uno svuotamento di funzioni del Parlamento e un rafforzamento del capo del governo. Due fatti sono certi: la promessa di Berlusconi di semplificare codificando non è stata mantenuta e il numero di colonne di Gazzetta Ufficiale riempite dal suo governo è solo di poco inferiore a quello del governo Prodi, che aveva attirato, a suo tempo, irridenti e giuste critiche da parte dell’attuale ministro dell’Economia.
I dati dell’Osservatorio mostrano, poi, che il numero di misure di semplificazione del governo Berlusconi è pari a quello delle misure opposte, di complicazione (ad esempio, nuovi pareri, intese, concerti). Invece, nei primi due anni, il governo Prodi aveva complicato, più che semplificare. Seconda conclusione: il governo Berlusconi ha fatto un passo avanti, ma il saldo è pari a zero. Per semplificare davvero, occorre fare molto di più.
Le misure di liberalizzazione del governo Berlusconi sono un sesto di quelle del governo Prodi e le privatizzazioni hanno prodotto ricavi pari a circa un terzo (secondo un’altra stima circa la metà) di quelli ottenuti dal governo Prodi. Terza conclusione: il governo di centrodestra è più statalista di quello di centrosinistra. A sua difesa, può invocare la mutata situazione dei mercati e le maggiori difficoltà di vendita, derivanti dalle imprese da vendere (poste, ferrovie, eccetera). Ma l’impegno liberalizzatore è evidentemente inferiore e le «voglie» della politica (posti di sottogoverno, condizionamenti di partito alla gestione, richieste di assunzione, eccetera) palesemente superiori.
Infine, le misure concrete di decentramento del governo Berlusconi sono poco più della metà di quelle del governo Prodi. Quarta conclusione: forse Umberto Bossi non ha tutti i torti.


Prodi-Berlusconi, governi a confronto
Il Professore batte il Cavaliere sull’attività legislativa ma perde sul tema della «semplificazione»

Leggi, decreti legge e decreti legislativi. Ma anche il numero di privatizzazioni portate a termine o le misure di decentramento attuate. Sono alcuni dei parametri scelti dal professor Sabino Cassese per «misurare» e confrontare tra loro il governo più duraturo del centrosinistra, quello di Prodi, e il governo attuale di centrodestra guidato da Berlusconi. La comparazione è fatta sulla distanza di due anni.

LE NORME - Il confronto tra le produzioni normative del governo Prodi e del Berlusconi II, tiene conto del numero di atti direttamente emanati da premier e ministri ma anche dei decreti del capo dello Stato. Sono valutati anche il numero di articoli complessivi e l’«ingombro» delle norme sulla Gazzetta Ufficiale . La bilancia dell’iniziativa legislativa pende a favore del governo Prodi: 423 disegni di legge contro 241.
SEMPLIFICARE - Sul terreno della semplificazione (tra i parametri indagati la riduzione del personale negli uffici o l’introduzione di autocertificazioni per gli utenti) il governo Berlusconi vince il confronto. Non tanto perché abbia davvero semplificato (le misure in questo senso si compensano con quelle di segno opposto), piuttosto perché il governo Prodi aveva ecceduto in scelte di «complicazione».
LIBERALIZZARE - Il misuratore del tasso di «statalismo» torna invece a far pendere la bilancia a favore dell’esecutivo ulivista. Pur in un quadro economico più favorevole, Prodi fu più efficace su temi come la promozione della concorrenza o la soppressione di ordini professionali.


PRIVATIZZARE - Nell’ambito della spinta liberalizzatrice un ruolo importante va alle privatizzazioni. Anche in questo settore è stato l’Ulivo a condurre in porto operazioni con ricavi maggiori di quasi un terzo rispetto a quelli realizzati dall’esecutivo in carica. Ma qui il ruolo del mercato e l’appetibilità delle imprese rimaste dopo le privatizzazioni dell’Ulivo hanno un certo peso.


DECENTRARE - Infine, il decentramento. Nonostante la presenza al governo della Lega di Bossi, è ancora l’Ulivo ad aver prodotto il maggior numero di misure «federaliste».