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DIBATTITO SULLA LAICITÀ
La ragione illuminista e i fanatici del dogma
RALF DAHRENDORF
 
EUGENIO Scalfari ha aperto un dibattito importante. I valori laici della ragione 
illuminista e della società aperta sono davvero in via di arretramento, per 
aprire la strada a un nuovo periodo di fervore religioso e di dogmatismo, a una 
nuova era ideologica? La "fine delle ideologie" è stata dunque un mero episodio?
L´occasione immediata della difesa dei valori secolari sostenuta da Scalfari 
contro il nuovo evangelismo è data ovviamente ? com´è facile comprendere ? dalle 
elezioni americane. Tutti i commentatori sembrano infatti concordi nel 
concludere che in queste elezioni i temi determinanti sono stati quelli di 
ordine culturale. In un mio precedente articolo per Repubblica ho trattato la 
questione del conflitto tra le culture conservatrice e liberale. Non è il caso 
però di estremizzare l´interpretazione delle elezioni americane. George W. Bush 
ha vinto, ma di stretta misura; e i motivi che hanno spinto gli elettori a 
optare per l´uno o l´altro dei candidati sono molteplici e talvolta oscuri. Bush 
non è stato votato solo dai cristiani evangelici, ma anche dai liberisti, dai 
nazionalisti, dai repubblicani tradizionali e da molti altri.
Ma in effetti, l´interpretazione di una consultazione elettorale è importante 
quasi quanto il suo esito ? e questa considerazione ci riporta al tema trattato 
da Scalfari. Certo, le cose sono cambiate in questi ultimi dodici anni, da 
quando il candidato Clinton si era detto: «È l´economia, stupido!». Se oggi la 
questione cruciale fosse stata quella economica, la vittoria sarebbe andata a 
Kerry. Mentre gli americani, nonostante il deficit e il calo dei nuovi posti di 
lavoro, hanno optato per Bush. In lui hanno visto qualcosa che veniva incontro a 
una loro esigenza profonda. Bush ha fatto appello alla passione, non alla 
ragione, offrendo quelle certezze che un uomo culturalmente liberale come Kerry 
non ha voluto dare. Certezze che nel caso di Bush vanno attribuite in parte al 
carattere, a una sua coerenza di natura semplice se non sempliciotta, e in parte 
anche dall´esibizione di un senso fideista della religione.
La ragione illuminista e i fanatici del dogma
Si 
apre qui una questione cruciale per il mondo postmoderno, a lungo caratterizzato 
dall´affermarsi di un atteggiamento aperto, pronto alla sperimentazione e 
all´uso fiducioso della ragione. È stato quest´atteggiamento a far avanzare le 
cose, con la forza propulsiva dell´innovazione, della crescita, del progresso - 
tutta la gamma dei valori associati alla modernità. Le certezze semplici, ivi 
comprese quelle della religione, venivano associate al passato, al pessimismo 
culturale, all´oscurantismo e a tutto ciò che ha ostacolato il progresso.
Ma non sempre la ragione illuminista ha prevalso. I totalitarismi del XX secolo, 
di certo nelle versioni fascista e nazional-socialista, hanno fatto rimbalzare 
indietro la società in quella che lo storico americano Fritz Stern definisce "la 
politica della disperazione culturale". Ma i fanatici di quei movimenti erano i 
soli a credere che fosse quella la via del futuro. E in ogni caso, nel 1945 e 
poi nel 1989, queste ideologie regressive sono state sconfitte.
Da allora hanno dominato la scena i valori illuministi della società aperta. 
Potrebbe darsi però che siano andati al di là del segno. Troppi vincoli e 
riferimenti della vita sociale si sono lasciati cadere cammin facendo; e molti 
hanno smarrito i legami con la famiglia, la comunità locale e persino con 
l´ambiente di lavoro e la società civile. Nel corso di questo processo, la 
religione era diventata un elemento marginale e facoltativo, un optional, e per 
molti aveva perduto ogni importanza. La separazione tra Chiesa e Stato, o tra la 
fede e la vita quotidiana, ha reso sempre più irrilevante la religione e le sue 
istituzioni. Si è diffuso un crescente senso di smarrimento, con l´instaurarsi 
di quella che Emil Durkheim ha definito l´anomia - un venir meno delle leggi, 
con tutto ciò che ne consegue per l´individuo e per la società.
Ma un altro elemento ci riporta al tema delle elezioni americane: la questione 
mediorientale. È cessato il primato decennale dell´economia, che sembrava 
fornire la prova di un futuro sempre più improntato alla razionalità. La grande 
bolla del 2000 è esplosa lasciando dietro di sé un profondo senso di dubbio. Nei 
paesi sviluppati la povertà è andata aumentando, e nel resto del mondo - in 
particolare in Africa e in molte nazioni ove l´Islam è la religione dominante - 
le prospettive di progresso economico si sono sempre più allontanate.
È questo il clima in cui prospera il fondamentalismo: un fenomeno che in Europa 
sembra mantenere per ora dimensioni relativamente modeste. Ma in campo politico 
regna la confusione. Si vedono crescere strani partiti, i cui successi sono 
spesso temporanei ma nondimeno significativi. In molti casi questi schieramenti 
fanno appello a un diffuso bisogno di appartenenza, come nel caso della Lega 
Nord in Italia, dell´United Kingdom Independence Party in Gran Bretagna o dei 
cosiddetti partiti neonazisti in Germania. È possibile che anche gli europei si 
attendano dal ritorno delle ideologie un appiglio, un punto fermo a cui fare 
riferimento, per non sentirsi più abbandonati unicamente alle proprie risorse 
individuali.
Chiaramente, è in atto una fondamentale mutazione degli atteggiamenti: un 
fenomeno forse temporaneo, che però potrebbe essere anche il segnale di uno 
sconvolgimento tettonico. Sul futuro non possiamo avere certezze. Ma proprio in 
tempi come questi, chi come noi è legato ai valori illuministi deve tener duro e 
difendere i propri convincimenti, sia in privato che in pubblico. Viviamo in un 
mondo incerto, in cui nulla è più importante della libertà di sperimentare vie 
nuove e di rettificare la rotta qualora si riveli sbagliata. Il dogmatismo è 
l´opposto della libertà, e il diniego della libertà è il segno dell´abbandono di 
ogni speranza. Perciò, se la ragione esce sconfitta in una o anche in più 
elezioni, non è il caso di disperare, ma piuttosto di riaffermare, con Scalfari 
e fortunatamente con moltissimi altri, i valori illuministi che ci guidano.
I precedenti articoli sulla laicità sono stati pubblicati il 7, 8, 10, 15 e 16 
novembre
(Traduzione di Elisabetta Horvat)