torna a Tracce/saggi ed articoli


Luigi Cancrini , Dietro Questi Drammi , L’unità 30/4/2000

Si verifica spesso, quando si lavora con le vittime di maltrattamento o di abusi intra-familiari, che i loro genitori, maltrattanti o abusanti, erano stati vittima a loro volta, nella loro infanzia, di maltrattamenti o di abusi.
Sono stati abusati con uguale frequenza, da piccoli, i mostri che danno vita, da grandi, alla mostruosità della pedofilia.
Sta solo nella capacità di intervenire con l’ascolto, dando parole al loro dolore finché sono in tempo a parlarne, la possibilità di aiutare il singolo e di interrompere una catena tragica di sofferenza e di follia: curando le ferite del bambino perché cicatrizzandosi, non diano luogo a spaventose cicatrici della personalità; lavorando, anche se con difficoltà molto maggiori, su queste cicatrici quando l’azione preventiva non è stata portata avanti.
Situazioni analoghe si verificano molto di frequente in psico-patologia. Difficoltà psichiatriche o comportamentali dei genitori hanno conseguenze inevitabili nel loro modo di occuparsi dei figli.
A volte sulla possibilità stessa di occuparsene. Anche nei casi in cui viene sottratto a loro, d’altra parte, il bambino che cresce si trova a fare i conti con la loro immagine interiorizzata: immagine con cui si identifica o da cui tenta di differenziarsi.
Terribile può rivelarsi, in questi casi, l’errore di chi ( genitore adottivo o educatore ) basa il suo intervento educativo sulla condanna o sul rifiuto del genitore che non c’è più e che lui si senta chiamato a sostituire: senza aiutare il figlio o l’ospite della Comunità a ritrovare dentro di sé, nei confronti delle due origini e della sua storia, l’equilibrio necessario di fronte ad ogni tipo e forma di sofferenza umana. Difficile e impegnativo , il discorso sul rapporto fra situazioni vissute nell’infanzia e sviluppo di disturbi psichiatrici e comportamentali dell’adulto risulta con evidenza sempre maggiore dalla letteratura sull’argomento.
Segnati dalla crudeltà, dalla trascuratezza o dall’assenza dei genitori, i primi anni di chi si propone alle cronache come criminale offrono regolarmente una spiegazione chiara del suo disturbo di personalità.
Travolti senza colpa da eventi regolarmente più forti di loro quando il bambino vive i suoi primi mesi di vita, i genitori del futuro paziente schizofrenico iniziano il loro calvario molti anni prima dell’esordio della " malattia".
Curare il figlio senza il loro aiuto è impossibile. Curarlo senza aiutare loro ad aiutarlo è impresa spesso faticosa ed inutile. Farsi carico per tempo delle loro sofferenze e delle loro paure è probabilmente l’unico strumento a nostra disposizione, oggi, per muoversi efficacemente in termini preventivi.
Osservato in termini di eredità il problema della trasmissione della sofferenza e del disturbo psichico da una generazione all’altra è, insomma, un problema da impostare essenzialmente in termini di eredità psicologica. Trasmettiamo ai nostri figli, che ce ne rendiamo conto o no, direttamente o indirettamente, stili di vita e forme di comportamento, mancanza di controllo e rigidità, attitudine alla violenza o rispetto dell’altro, confusione e follia, realismo ed equilibrio.
Trasmettiamo valori e capacità di orientare su di essi il comportamento. Trasmettiamo paure e tendenze trasgressive, tendenze alla ricerca di soluzioni facili e vulnerabilità profonde dell’anima e della mente.
SI GIOCA TUTTA SULL’ATMOSFERA CHE SI DETERMINA INTORNO A LUI NEI PRIMI MESI E NEI PRIMI ANNI DI VITA LA PARTITA DELLA SUA SALUTE MENTALE NEGLI ANNI FUTURI.
È a livello della storia di chi lo ha preceduto ed amato, nei suoi modi di essere e di porsi che si scrive di fatto la mappa della sua organizzazione psicologica.
È evidente, sulla base di questi ragionamenti, la necessità di pensare che le ricerche sul genoma umano daranno frutti molto modesti in tema di prevenzione delle malattie mentali e dei comportamenti devianti.
Quella che occorre battere per migliorare la salute mentale dei nostri figli e dei nostri nipoti è una strada completamente diversa.
Il cucciolo di uomo resta completamente dipendente da chi di lui si occupa per un tempo incredibilmente più lungo di tutti gli altri cuccioli.
IL processo della sua nascita psicologica non viene a compimento, secondo MARGARETH MAHLER, prima del compiersi del terzo anno di età.
Il suo restare inerme o quasi inerme di fronte alle pressioni positive o negative che si esercitano su di lui da parte degli adulti più significativi si protrae almeno fino all’adolescenza.
 La possibilità di prevenire le malattie mentali e i disturbi del comportamento dell’adulto sta tutta nella capacità che avremo di aiutare chi dei bambini si occupa a farlo bene.
Viviamo all’interno di una cultura in cui il progresso scientifico viene fatto coincidere sempre di più con quello della tecnica. Una virata forte è necessaria se vogliamo occuparci seriamente e scientificamente di prevenzione e di cura dei disturbi del comportamento e dei disturbi psichiatrici. Mettendo al centro l’uomo e la ricchezza della mente che lo confronta con le vicende del mondo. Ragionando sui delicati rapporti che esistono fra la realtà esterna ed il suo mondo interno. Cercando all’interno di quest’ultimo, nei modi del suo costituirsi e nella complessità continua della sua evoluzione la possibilità di interventi utili a contrastare lo sviluppo della follia.