www.segnalo.it - Società, politica cultura - Saggi e Articoli

HOME PAGE

FORMAZIONE    

BIBLIOTECA / CINETECA   

POLITICHE / LEGGI    

TRACCE / SENTIERI

 

Corriere della sera 15-06-2006
 
Bossi: se vince il no al referendum
 
Se vince il no al referendum del 25-26 giugno, vorrà dire che «il Paese non cambierà mai più democraticamente. Bisognerà trovare altre vie». Umberto Bossi, intervistato dal Tg1, usa accenti forti per descrivere gli effetti di un’eventuale bocciatura alle urne della devolution. E, senza mai usare la parola, evoca il ritorno a una strategia abbandonata da tempo dalla Lega, ovvero la secessione. Un accenno, quello alle «altre vie», che fa infuriare la sinistra, con attacchi da Rifondazione e Ds e la difesa di Forza Italia. Ma per capire la portata anche personale che Bossi attribuisce al referendum, c’è la confessione, fatta in un comizio serale: «Se vincono i no, piangerò. Vorrebbe dire che la gente non ha capito nulla». Nell’intervista al Tg1, Bossi esclude che sia possibile una trattativa per cambiare la Costituzione: «No, non ci credo, li ho visti in aula, faranno delle regole per non toccare mai più la Costituzione. È un dramma». Al punto che «per certi versi stavamo meglio sotto l’Austria». È un nuovo corso del Senatùr, più severo rispetto a qualche giorno fa, quando aveva lasciato intendere una disponibilità del Carroccio a un dialogo sulle riforme. Niente più aperture, anzi, minaccia di ricorrere ad «altre vie». Parole che il leader prc Franco Giordano definisce «sconcertanti»: «Quali vie non democratiche intende seguire Bossi? Come si vede gli obiettivi che sottendono questo referendum sono destabilizzanti e per ottenerli occorre perseguire qualsiasi ipotesi, anche quella "non democratica". Per questa ragione il No oggi diventa una bandiera di democrazia». Durissimo anche il ds Nicola Latorre: «Siamo sorpresi e preoccupati dalle gravi dichiarazioni di Bossi, che dimostra di aver perso la testa dopo aver invece, nei giorni scorsi, accennato a una apparente disponibilità». Secondo il dirigente della Quercia, «il tono minaccioso e antidemocratico di Bossi testimonia che la legge di modifica costituzionale approvata dalla Cdl altro non è che un atto di forza contro una parte del Paese».
A difendere il leader leghista scendono in campo Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi, e Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore azzurro, che definiscono le reazioni alle parole di Bossi «un ridicolo tentativo di imbastire una polemica sul nulla». A ribadire la portata delle parole di Bossi interviene anche Roberto Calderoli, secondo il quale se «dopo 25 anni di tentativi questo cambiamento venisse rifiutato, è evidente che per un secolo non si parlerebbe più di cambiamento: con il referendum in gioco c’è il futuro della democrazia del Paese. A questo punto, non la Lega, ma il popolo potrebbe scegliere altre strade non democratiche».

Alessandro Trocino