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Dopo le perplessità dei vescovi, duro editoriale sul settimanale paolino: questa riforma farà aumentare le spese per la burocrazia
Famiglia Cristiana critica la devolution, Polo all'attacco
«I lombardi saranno curati meglio dei calabresi».
La reazione della Cdl: disinformazione
Lorenzo Fuccaro

 

  dal Corriere - 25 novembre 2005


ROMA — Famiglia Cristiana, il settimanale delle Edizioni Paoline, uno tra i più diffusi in Italia, boccia la riforma costituzionale approvata in via definitiva dal Parlamento la scorsa settimana. «La devolution produce cittadini di serie B», si legge in un commento sul numero oggi nelle edicole. «Critiche ingenerose», replica il sottosegretario alle Riforme Nuccio Carrara (An). «È triste che Famiglia Cristiana disinformi», reagisce con durezza il ministro ai Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi (Udc).
Il giudizio del periodico interpreta gli umori di una parte del mondo cattolico non riconducibile alle alte gerarchie dato che il cardinale Camillo Ruini, qualche giorno addietro, si era limitato a ricordare che «la Chiesa italiana tiene all'unità alla solidarietà e alle perequazioni» e aveva preannunciato l'intenzione di lasciare liberi i cittadini di comportarsi come meglio avrebbero creduto al momento del referendum.
SPESE — L'opinione di Famiglia Cristiana è dunque diversa. La bocciatura prende di mira soprattutto la devolution, ovvero quella parte della riforma attraverso la quale lo Stato centrale cede alle Regioni il potere di legiferare in via esclusiva sulle materie che riguardano l'organizzazione sanitaria, quella scolastica e la polizia amministrativa locale. «Aumenteranno — si sottolinea nell'editoriale — le spese per la burocrazia visto che risulterà impossibile trasferire dallo Stato alle Regioni tutto il personale pubblico operante nella sanità, nelle scuole, nella polizia amministrativa». Non solo c'è il rischio che si moltiplichino gli apparati pubblici, la previsione del periodico paolino è che «questa riforma non potrà essere attuata senza il cosiddetto federalismo fiscale». Ciò significa, fa notare Famiglia Cristiana,
che «se hai la fortuna di nascere in Lombardia, dove si producono molte entrate fiscali che verrebbero utilizzate in loco, saresti curato meglio che se tu fossi nato in Calabria dove se ne producono di meno». L'autore dell'intervento critica inoltre An che rivendica a sé «il merito di avere introdotto la nozione di interesse nazionale che verrebbe tutelato dal governo centrale nel caso di leggi regionali che lo contrastino ». Ebbene Famiglia Cristiana
dubita che questa tutela sia resa davvero possibile perché, obietta, «quattro dei quindici membri della rinnovata Corte costituzionale chiamata a dirimere quei conflitti saranno eletti dal Senato regionale». Insomma, è la conclusione, «ci saranno italiani di sere A e di serie B».
REAZIONI — A queste critiche replicano con asprezza il sottosegretario alle Riforme Nuccio Carrara (An) e il ministro per i Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi (Udc). Entrambi difendono la riforma. Carrara sottolinea che quella approvata la scorsa settimana «ripara i guasti provocati dai due tentativi di devolution precedenti al nostro, nel 1997 e nel 2001». Secondo lui, le nuove norme definiscono chiaramente le competenze esclusive dello Stato e quelle delle Regioni. Ma soprattutto, rimarca Carrara, il provvedimento rimedia «alle possibili spinte secessioniste previste nella legge del 2001», abolendo le disposizioni che autorizzavano «un federalismo differenziato e le macroregioni».
Giovanardi denuncia, infine, le «faziose deformazioni» contenute nell'editoriale e ricorre a una citazione biblica. «Non mi risulta — nota con sarcasmo — che sia stata ancora abrogato l'ottavo comandamento, "non dire falsa testimonianza", al quale dovrebbe attenersi un settimanale con un nome così impegnativo».