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Politica dei servizi sociali, segnalazioni 
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      Fondi, 
      rischio tasse, federalismo
      Per le Regioni manovra a due velocità
      
      Lorenzetti: 
      favori ai governatori del centrodestra. Ghigo: la Finanziaria lede 
      l’autonomia
       
 
ROMA - «Ci state regalando la campagna elettorale. "Silvio Berlusconi taglia le 
tasse a tutti meno che all’Umbria": un bel manifesto così ed è fatta», ha detto 
due giorni fa Maria Rita Lorenzetti a Gianni Letta, lasciando Palazzo Chigi. 
Era, ed è tuttora, fuori di sé, la governatrice dell’Umbria. «Questa Finanziaria 
è piena di favori a senso unico. Marchette per gli amici del governo di 
centrodestra. E a noi - dice - negano le agevolazioni sul rimborso delle tasse 
sospese per il terremoto che invece hanno concesso nel 2003 e nel 2004 al 
Piemonte e alla Sicilia». Che guarda caso, lascia intendere, sono in mano alla 
Casa delle Libertà. «Così non si fa. E’ come giocare con le carte truccate», 
aggiunge prima di rientrare a Palazzo Chigi per discutere i problemi della 
Thyssen-Krupp di Terni.
DALLA CALABRIA A BRESCIA - Sono proprio quelle «marchette» che scottano di più i 
governatori del centrosinistra. Una miriade di piccolissimi interventi, «alla 
faccia del rigore» commenta il presidente dell’Emilia-Romagna Vasco Errani. Ma 
che forse, nella mente di chi li ha chiesti e di chi li ha concessi, potrebbero 
rivelarsi decisivi alle prossime elezioni regionali. A cominciare da quei 160 
milioni per gli stipendi degli 11 mila forestali calabresi, che sicuramente 
potranno spostare qualche voto a favore del governatore Giuseppe Chiaravalloti, 
che i sondaggi danno in difficoltà. Sempre che la mossa di nominare commissario 
il leghista Roberto Calderoli non vanifichi tutto. Allo stesso capitolo dei 
"favori" è ascritto anche il comma 269, che estende i benefici per le aree 
colpite dalla crisi della siderurgia ai comuni di Arese, Rho, Garbagnate 
Milanese e Lainate, in provincia di Milano, oltre che a Marcianise, nella 
provincia di Caserta, e al distretto di Brindisi. Per non parlare dei soldi per 
le calamità naturali: 30 milioni subito a Brescia, e d’ora in avanti anche il 5% 
del fondo nazionale per i disastri. O degli stanziamenti straordinari per la 
sanità: «San Raffaele e Bambin Gesù. Sempre gli stessi - ironizza Maria Rita 
Lorenzetti - che prendono i soldi, Milano e Roma».
 
I 
FONDI PER IL LAZIO E PER LA SICILIA - A Roma arriveranno anche i denari per la 
legge sulla Capitale: il governatore del Lazio, Francesco Storace, ha dovuto 
battere i pugni sul tavolo ma alla fine li ha avuti, anche se li ha dovuti 
integrare con i quattrini della Regione, pur di mostrare che l’aveva spuntata. 
Senza alcun rumore è invece passato il comma 554, che attribuisce 4,5 milioni al 
Parco nazionale d’Abruzzo. Per la verità qualche briciola è piovuta anche sulle 
Regioni dove non si voterà. E’ il caso del Molise, dove il presidente Michele 
Iorio festeggia i 10 milioni per il Fondo bieticolo. Ma soprattutto è il caso 
della Sicilia, dove comunque un problema politico c’è, e pure grosso, con la 
minaccia di scissione nell’Udc locale da parte del presidente della Regione, 
Salvatore Cuffaro. Per scongiurare il peggio Marco Follini in persona è sceso in 
campo per scucire al ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, 70 milioni per 
la disoccupazione dei braccianti agricoli.
 
A 
NATALE UN REGALO DA 300 MILIONI - Secondo Enzo Ghigo, presidente del Piemonte e 
della Conferenza dei governatori, esponente di Forza Italia, quella del 
centrosinistra è una lettura ingenerosa. «Troppo male, alla fine, non è andata», 
afferma. Con la Finanziaria 2005, a tutti i governatori regionali che presto 
dovranno affrontare la campagna elettorale, un po’ di soldi sono arrivati. Pochi 
di loro si aspettavano, ad esempio, stanziamenti per la sanità superiori 
dell’8,6% a quelli di quest’anno. «Mai prima d’ora le Regioni avevano avuto 
tanta attenzione da parte del governo. Soltanto per la mia Regione questo 
dovrebbe significare maggiori trasferimenti per circa 500 milioni», sottolinea 
il presidente del Veneto, Giancarlo Galan. Nessuno, poi, avrebbe messo la mano 
sul fuoco su quei 342 milioni previsti dalla nuova Finanziaria, fondi che le 
Regioni vantavano dallo stato come arretrati per il gettito delle accise sulla 
benzina. E adesso sta per essere recapitato, se il governo rispetterà le 
promesse, anche un bel regalo di Natale: 300 milioni, i fondi della legge 
Bassanini per il decentramento amministrativo.
IL PASSO INDIETRO DEL FEDERALISMO FISCALE - «Credo che nessuno di noi si possa 
lamentare quest’anno per la quantità dei trasferimenti statali. Il problema è di 
metodo, con questa Finanziaria il federalismo fiscale fa un gigantesco passo 
indietro e vengono introdotte norme profondamente lesive delle autonomie 
regionali. Come se non bastasse l’ultima sentenza della Corte costituzionale», 
dice Ghigo. Per questo la Conferenza delle Regioni ha deciso di rivolgersi 
direttamente al presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. «Che senso ha 
darci più soldi per la sanità senza coinvolgerci, com’è nostro diritto, nella 
definizione dei livelli essenziali di assistenza?» si domanda Errani. Sarà 
infatti un decreto del governo centrale a stabilire gli standard di erogazione 
delle prestazioni e un provvedimento interministeriale a determinare le tariffe 
massime.
«Interventi che invadono le nostre competenze e sono costituzionalmente 
illegittimi e controproducenti nella pratica», sostiene il governatore 
dell’Emilia-Romagna. Lui con la sanità non ha mai avuto problemi. Ma è del 
parere che l’aumento dei finanziamenti a 88,2 miliardi, con un «tendenziale» che 
viaggia per il 2005 verso i 95 miliardi, tutti «avranno qualche grosso guaio il 
prossimo anno con la sanità».
 
LO 
SPETTRO DELL’«AUTOCOMMISSARIAMENTO» - E pensare che quei 2 miliardi saltati 
fuori proprio all’ultimo nel maxiemendamento, al comma 169, dovevano servire a 
cavarli d’impaccio, i governatori. Senza dare l’impressione di fare marcia 
indietro sul fronte del rigore. Già, perché per le Regioni «non virtuose» la 
Finanziaria agita lo spauracchio di un possibile aumento delle addizionali Ire 
(l’ex Irpef) e la maggiorazione dell’Irap. Contando però evidentemente sul fatto 
che quel contributo statale di 2 miliardi, finalizzato a coprire i disavanzi 
sanitari regionali degli anni scorsi, avrebbe risolto la questione. Ma se così 
non sarà, i governatori che sforeranno il tetto di spesa si troveranno a dover 
fronteggiare una situazione difficilissima. La legge prevede infatti che saranno 
commissariati, e che il commissario ad acta provvederà, appunto, ad aumentare le 
addizionali per coprire i buchi della sanità.
Il paradosso è che a essere nominato commissario sarà lo stesso governatore, che 
indossando un altro cappello sarà costretto a prendere un provvedimento che da 
presidente della Regione non avrebbe mai adottato.
 
SPUNTA LA FINANZA CREATIVA - Nessuno dei presidenti, oggi, è tuttavia disposto 
ad ammettere che la propria Regione potrebbe correre un rischio del genere. E 
c’è da giurare che faranno di tutto per scongiurarlo. Anche ricorrendo alla 
«finanza creativa».
La Regione Lombardia ha già dato un bel taglio ai disavanzi passati facendo 
comprare all’Inail, per la bella cifra di circa 400 milioni, alcuni suoi 
ospedali, fra cui il San Raffaele, per poi riaffittarli. Forte di questo 
precedente, la Regione Lazio vorrebbe fare ora la stessa cosa, vendendo allo 
stesso Istituto per gli infortuni sul lavoro una serie di strutture ospedaliere 
come il San Camillo, per una cifra analoga a quella intascata da Roberto 
Formigoni. Per sapere come andrà a finire bisognerà attendere la fine del 
braccio di ferro fra Storace, l’Inail e il ministro del Welfare Roberto Maroni.
Sergio Rizzo, Mario Sensini