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26 Novembre 2002

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SOSTIENE PIRANI. FEDERALISMO, L'ULIVO HA LE SUE COLPE
Patto con An contro Bossi


Salvare l'unità d'Italia. Lo devono fare le forze politiche del centrosinistra. Lo possono fare insieme alla destra di Alleanza nazionale. La devolution apre scenari nuovi, per molti aspetti inediti, alla discussione politica. E obbliga tutti, a sinistra, al centro e a destra, a ritrovare la propria identità storica e culturale. Di federalismo e devolution il Riformista ha parlato con Mario Pirani, editorialista de la Repubblica, intellettuale capace di andare controcorrente, poco incline a rassicurare le ansie della sinistra con analisi tanto confortanti quanto, spesso, scontate. La sinistra - dice Pirani - ha sbagliato quando ha imboccato la strada del federalismo. Da qui si deve partire.
Seguiamo, allora, Pirani, ponendo una prima domanda: il federalismo è di destra o di sinistra? «Non ha alcun senso attribuire un'etichetta al federalismo che non è né di sinistra, né di destra. Ma è stato il centrosinistra, quando era al governo, che ha commesso un gravissimo, miope, errore politico: quello di modificare il Titolo V della Costituzione, che riguarda le Regioni, le Province e i Comuni. La potestà legislativa concorrente (Stato-Regioni) già c'era, l'Italia non era la Francia. Si poteva perfezionare, migliorare quella parte della Costituzione. Si poteva, dall'altra parte, accentuare l'autonomia dei Comuni, la questione probabilmente più sentita dai cittadini nel rapporto con le strutture della pubblica amministrazione. Il tutto in linea con la storia d'Italia. Invece si è scelta un'altra strada inseguendo la Lega, cercandone il consenso, sopravvalutandone la forza. Il risultato è lo sfascio del paese. Il risultato è l'apertura delle porte alla devolution di Bossi. E' per questa via che si può rischiare in futuro di avere 20 sistemi sanitari, 20 sistemi scolastici e altrettanti di polizia: un delirio». Pirani, impietoso, affonda sulla fragilità culturale della sinistra: «Ha tradito la sua storia affidando ad un gruppo di professori la riscrittura di una parte della Carta costituzionale. La sinistra e il movimento operaio sono sempre stati ancorati al valore dell'unità d'Italia, all'unione tra nord e sud, all'unitarietà del welfare state. Non a caso Giuseppe Garibaldi è stato l'eroe-simbolo della sinistra».
Si può tornare indietro? «Almeno in parte si deve tornare indietro per limitare i danni; ammettendo, innanzitutto, di aver commesso uno sbaglio». Poi si può aprire un «discorso» con la destra di Alleanza nazionale. Il partito di Fini sta perdendo identità politica. Se si eccettua il grido di dolore che ha più riprese ha lanciato sul federalismo, il vicepresidente del Senato Domenico Fisichella, per il resto ci si sta affidando ad uno smaccato equilibrismo politico. «Alleanza nazionale - ragiona Pirani - sta perdendo completamente le radici della sua identità storica e culturale come partito che aveva in sé "un'idea nazionale". Per questa via rischia di diventare una brutta copia di Forza Italia, senza idee, senza ideologia. Appunto come Berlusconi, espressione per eccellenza dell'antipolitica. Per Berlusconi la politica è l'andata al potere e la soluzione di alcuni suoi problemi. Alleanza nazionale è altro». E sta qui la sfida che le forze del centrosinistra possono lanciare alla destra perché insieme arginino i danni che provocherebbe la devolution. «Le forze del centrosinistra dovrebbero essere disposte a ricercare con An la definizione di alcuni emendamenti comuni al disegno di legge costituzionale presentato da Bossi con l'obiettivo di svuotarlo il più possibile dei suoi contenuti eversivi. Senza escludere, in seguito, il ricorso al referendum costituzionale».
Dunque, Bossi va preso sul serio. Altrimenti non avrebbe senso ipotizzare un confronto così impegnativo tra la destra (al governo) e il centrosinistra (all'opposizione). «E' naturale - osserva Pirani .- che Bossi vada preso sul serio. La Lega è una presenza molto condizionante per l'alleanza di governo. Insisto: Berlusconi non ha un progetto politico-ideologico. Bossi, viceversa, è un vero animale politico, nel senso che ha un disegno politico che persegue con determinazione. Un disegno suffragato dalle ultime interpretazioni che ha offerto il ministro Giulio Tremonti il quale, rispolverando il protezionismo economico, ha proposto un'idea di Europa come fortezza, chiusa e protetta. Un modo per promuovere il localismo bossiano a livello continentale. Nella coalizione governativa ci sono solo due progetti politici in senso ideologico: quello di Bossi e quello cattolico di tipo integralista, con i vari Baget Bozzo, Formigoni e Antonio Socci. Forza Italia non ha nulla di ideologico, Alleanza nazionale può ritrovare la sua componente nazionalista. Contro lo sfascio della devolution, insieme a una sinistra rinsavita dall'illusione federalista».