www.segnalo.it - Società, politica cultura - Saggi e Articoli

HOME PAGE

FORMAZIONE    

BIBLIOTECA / CINETECA   

POLITICHE / LEGGI    

TRACCE / SENTIERI

 

Stefan Zweig
 
Gli scacchi in Zweig
Stefan Zweig scrisse "Novella degli scacchi" nel 1941, pochi mesi prima di suicidarsi, insieme con la seconda moglie, nella città brasiliana di Petropolis, il 22 febbraio 1942. Zweig non ce la faceva più a vivere come il dottor B., personaggio misterioso del libro, non riusciva più a giocare. Una novella incentrata sugli scacchi, personaggi e vicende sono riferiti come in una giostra il cui perno è nel gioco.
di Alfredo Radiconcini

Questo racconto di Zweig è stato da molti considerato la sua cosa migliore: ed a lungo è stato percepito come l’opera letteraria di contenuto scacchistico più bella in assoluto. Si tratta della sua ultima opera narrativa, pubblicata contemporaneamente all’autobiografia Il mondo di ieri, subito dopo il suo suicidio assieme alla giovane moglie in Brasile nel 1942.

La Novella fu scritta nel periodo finale dell’esilio di Zweig: dopo l’abbandono dell’Europa durante la guerra, nel periodo in cui decideva di recarsi a vivere in America meridionale.
La vicenda si svolge per intero durante il tragitto in mare di un transatlantico da New York a Buenos Aires. Sulla nave è presente il campione mondiale di scacchi, Czentovic, un giovane talento naturale del gioco privo però di ogni spiraglio d’intelligenza o di curiosità al di fuori della scacchiera: questo “cervello murato”, come viene definito da un altro personaggio, attira nondimeno l’attenzione della voce narrante della storia, un passeggero del transatlantico di origine austriaca che è un evidente doppio di Zweig. Coinvolgendo altri interessati si riesce alfine a organizzare una sfida, a pagamento, col campione. La partita viene giocata in consultazione da alcuni passeggeri contro Czentovic: dopo una prima sconfitta si giunge nella seconda partita ad una posizione critica in cui solo l’intervento di un individuo fino a quel momento estraneo al gruppo dei giocatori, il dottor B., salva la situazione e porta al risultato di patta.

Il risultato entusiasma il gruppo che convince il dottor B. ad affrontare il campione in una partita uno contro uno. Zweig, o il suo doppio, ascoltano però prima il racconto del dottor B. Il misterioso passeggero, anch’esso austriaco, si era trovato ad essere arrestato dai nazisti dopo l’anschluss e tenuto per lunghi mesi in un assoluto isolamento alternato a duri interrogatori. Il malcapitato era riuscito a sopravvivere solo grazie al clandestino trafugamento e occultamento di un libro di partite magistrali di scacchi lette, giocate e rigiocate esclusivamente a memoria nella sua mente: in questo modo aveva acquisito la forza di un maestro. Tale situazione aveva finito per provocare il crollo psicologico dell’uomo, che poi era stato, anche grazie a questo, fortunatamente rilasciato. L’ultima sfida vede il passeggero battere lo stolido campione, che poi però propone una rivincita, accettata dal dottor B., riconquistato dal suo demone, nonostante la precedente decisione di giocare una sola, ultima, partita. Il crollo psicologico durante l’ultima rivincita avviene quando il dott. B. cerca di fare una mossa impossibile secondo le regole e annuncia uno scacco che non c’è, per poi fuggire, turbato, abbandonando la partita.

Il meccanismo narrativo è equilibratissimo, ed è tutto incentrato sugli scacchi: personaggi e vicende sono riferiti come in una giostra il cui perno è nel gioco, tanto che il racconto termina nel momento in cui viene interrotta l’ultima partita.
“Ma non ci si rende già colpevoli di una limitazione offensiva, nel chiamare gli scacchi un gioco?” si domanda Zweig, o il suo doppio. L’ossessione per il gioco d’azzardo era stata trattata da Zweig in una delle novelle di Sovvertimento dei sensi, ma gli scacchi alludono a un altro universo rispetto al coinvolgimento abbandonato dello scommettitore: il confronto sulla scacchiera nasce come gioco di guerra e simboleggia una sfida mortale. E non c’è dubbio che la partita di Zweig fosse in quegli anni, come nel Settimo sigillo, una partita con la morte. Il dottor B. non ce la fa più a giocare, a combattere: Zweig non ce la fa a vivere, a non morire: di fatto il gioco salva la vita del dottor B. nel momento del pericolo, pur travolgendolo psicologicamente; e quando il personaggio smette di giocare interrompendo la partita, è Zweig a morire.

I due caratteri contrapposti del campione Czentovic e del dottor B. sembrano i padrini del duello finale di Zweig con la vita: il rozzo, ignorante ma forte campione indifferente a tutto, contro il colto, raffinato ma debole dottore travolto dalla tragedia del mondo. I due personaggi rappresentano tipi opposti come i colori della scacchiera, uniti dal tessuto narrativo in un equilibrio mirabilmente classico.

È interessante osservare come Zweig situi il suo punto d’osservazione all’esterno della sfida: la voce narrante è quella dell’uomo di mondo che sul ponte della prima classe del transatlantico fa conversazione con gli altri passeggeri e racconta una storia di scacchi, di cui è stato testimone, ma sullo sfondo si intravedono le fiamme della guerra. Il transatlantico poi è quello stesso che per sempre allontana Zweig dal Mondo di ieri, dalla sua civiltà, dal poco che restava dell’Austria già asburgica, e il viaggio non è un nostos né un’esplorazione: è il funebre percorso, compiuto da un gentiluomo con il vestito giusto e la cravatta appropriata, rispettando le buone maniere, verso il proprio suicidio.


Zweig, Stefan
Novella degli scacchi
Garzanti, 2004 pp. 107, euro 7,50