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PERIODIZZAZIONE DELLE RIFORME ELETTORALI



Fonte: http://www.rainews24.it/ran24/speciali/riformaelettorale2005/tentativi.asp


1948

"Bipolarismo proporzionale"
Il 18 Aprile si tengono le prime elezioni politiche a suffragio universale nella storia d'Italia appena diventata Repubblica con il referendum del 1946 e dotata di una Costituzione democratica. Sono le elezioni dello scontro epocale tra la Democrazia Cristiana e i partiti occidentali da una parte e il Fronte Popolare e i partiti che guardavano all'esempio sovietico dall'altro. Si trattò insomma di uno scontro bipolare giocato però con un sistema proporzionale puro che accompagnerà il paese fino al 1994 all'insegna di una grande instabilità (46 governio in 46 anni).

1953

"Legge truffa"
Prima del referendum del 1993, l'unico tentativo concreto di riforma della legge elettorale alla ricerca di una maggiore stabilità di governo venne operato dalla Dc di De Gasperi, nel 1953, con quella che l'opposizione ribattezzò subito 'legge truffa'.

La legge prevedeva un premio di maggioranza, che assegnava ai partiti apparentati che superavano il 50% +1 dei voti il 65% dei seggi parlamentari. La durissima opposizione della sinistra (Pci, Psi), della destra estrema (Msi, Pnm) e di molti e autorevoli esponenti del liberalismo democratico e del riformismo (Corbino, Calamandrei, Parri, Nitti) impedì l'applicazione della legge per circa 57.000 voti.

Alle elezioni politiche del 7 ed 8 giugno 1953
le forze apparentate (la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista Democratico Italiano, il PLI, il Partito Repubblicano Italiano, la Südtiroler Volkspartei ed il Partito Sardo d'Azione) ottennero infatti il 49,8% dei voti.
 

1990/91

La "preferenza unica"
Nel 1990, su iniziativa di Mario Segni, Augusto Barbera, Marco Pannella, Antonio Baslini ed altri, nacque un comitato promotore di tre referendum in materia elettorale: l'ambizione era la modifica in senso uninominale maggioritario della legge elettorale per il Senato; l'abolizione della preferenza multipla per i candidati di lista alla Camera dei Deputati; l'estensione a tutti i Comuni del sistema elettorale vigente per quelli minori, dove il sindaco era scelto in modo indiretto dagli elettori.

La Corte costituzionale, con la sentenza n. 47/1991, dichiarò inammissibili i due quesiti su Senato e Comuni, ammettendo soltanto il quesito sulla preferenza unica, che il 9 giugno 1991 venne approvato dal 98% dei votanti, con una partecipazione al voto del 62,5% degli aventi diritto, nonostante gli inviti all'astensione lanciati da molti politici, tra cui il celebre invito ad "andare al mare" di Bettino Craxi.
 

1993

Maggioritario, l'80% degli italiani dice Sì
La vittoria mise le ali al comitato referendario: ora insieme a Segni, dirigenti del Pds (come Augusto Barbera e Franco Bassanini), radicali (come Peppino Calderisi, Giovanni Negri e Massimo Teodori), costituzionalisti, professionisti e semplici cittadini chiedevano altri referendum: sulla legge elettorale del Senato e dei Comuni.

Per evitare quest'ultimo, il Parlamento approvò la legge 81/93 sull'elezione diretta del Sindaco. Ma ancora una volta non trovò un accordo su una riforma elettorale per le elezioni politiche, e si arrivò al referendum del 18 aprile 1993, sulla legge elettorale del Senato, approvato con oltre l'80% dei voti.
 

1994

La prima volta del maggioritario
Abbandonato il sistema proporzionale, il 27 marzo 1994 si vota per la prima volta col sistema maggioritario misto per cui ¾ dei seggi sono assegnati col sistema maggioritario, - un solo candidato appoggiato da una o più liste - e ¼ dei seggi viene attribuito col tradizionale sistema proporzionale. Il quadro politico, ormai, è cambiato: la stampa parla di 'seconda repubblica' alludendo alla scomparsa delle sigle tradizionali, Dc, Pci, Msi, ai nuovi equilibri politici e alla presenza di nuovi partiti, quali Forza Italia e Lega Nord.

1996

La "Bicamerale"
La riforma elettorale è tornata prepotentemente nell'agenda politica dopo la caduta del primo governo Berlusconi (1994) e il 'ribaltone' che portò i parlamentari della Lega Nord, votati da elettori di centrodestra, ad appoggiare il governo Dini di centrosinistra, e dopo la caduta del primo governo Prodi, che pure nelle elezioni del '96 era stato chiaramente indicato come candidato premier dal centrosinistra. Dal maggio '96, infatti, si susseguono ben 4 governi di centrosinistra, prima delle elezioni del 2001.

In questi anni la riforma elettorale si intreccia con il più ampio tema delle riforme costituzionali, soprattutto nella Commissione parlamentare bicamerale per le riforme presieduta da Massimo d’Alema. Il presidente dei Ds cerca di legare la nuova legge elettorale (elaborata dal politologo Giovanni Sartori) ad un articolato progetto di revisione costituzionale della forma di governo, e propone un sistema maggioritario di coalizione a doppio turno, "che avrebbe garantito stabilità senza eliminare il pluralismo dei partiti, ma sbaraccando il mercato dei collegi". Su questo testo, faticosamente, un accordo fra i leader dei maggiori partiti sembra raggiunto nell'orami celebre 'patto della crostata', maturato durante una cena a casa di Gianni Letta.

1999

Dal fallimento della Bicamerale a quello del referendum
Dopo due anni di lavori, con l’abbandono del tavolo delle trattative da parte dell’opposizione di centro-destra, rilancia l’iniziativa dei comitati referendari per un nuovo referendum elettorale, questa volta per l’abolizione della quota proporzionale. L’obiettivo dei promotori del referendum è chiaro: la stragrande maggioranza dei cittadini italiani è favorevole ad un sistema maggioritario puro, ma il 'mattarellum' ha ignorato la volontà popolare e reintrodotto una rilevante quota di proporzionale. Anche per evitare il referendum , ben presto tornano in gioco altre ipotesi, che proviamo a sintetizzare in questo specchio.