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Nesso
storia e passeggiata
da:
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tratto da: Mozzanica I.: "ItInerari
panoramici sulle sponde del Lario", Mondadori/Electa - Milano 2003.
Nesso è un località annidata fra acqua e montagna, a circa metà strada fra
Como e Bellagio, sulla sponda orientale del ramo comasco del Lario. Il nucleo
principale sorge allo sbocco della valle di Nesso, proprio nel punto in cui
confluiscono spumeggiando i torrenti Tuf e Nosè che, prima di arrivare al
lago, formano una gran cascata che precipita in un'alta e stretta forra:
l'Orrido di Nesso.
La Val Nosè s'incunea fra i monti del Triangolo Lariano, il Monte San Primo a
Nord e il Palanzone a Sud. Man mano guadagna quota la valle si apre e si
arricchisce di affluenti per giungere nella vasta pianura carsica del Pian
del Tivano non dopo aver cambiato nome in Val Giurada.
La gola dell'Orrido di Nesso è traversata dalla carrozzabile rivierasca
mediante un ponte, ma la forra è talmente stretta che a volte si passa via
quasi senza aver potuto scorgere questa bellezza della Natura.
Abbiamo deciso così di proporre quattro passi in questi luoghi spesso
intravisti solo di sfuggita.
Il borgo e la sua storia
La Val Nosè è un'importante breccia fra i monti che permette di collegare il
lato occidentale del Triangolo Lariano con Erba e la pianura senza passare per
Como. Come sempre in casi del genere, l'imbocco fu considerato di strategica
importanza e, quindi, presidiato fin dai tempi più antichi. Nel territorio di
Nesso, infatti, fu segnalata la presenza di un masso coppellato e fu ritrovata
un'ascia di pietra risalente al neolitico. In epoca romana, ma soprattutto con
l'avvento del Cristianesimo, Nesso conobbe particolare prosperità ampliando la
sua influenza anche sui centri della sponda opposta del lago, Brienno, Laglio,
Carate. Lo stesso vescovo di Como decise di stabilire qui la sua sede
officiando nella locale chiesa dei SS. Pietro e Paolo che fu, pertanto,
elevata al rango di Duomo. Durante la guerra fra Como e Milano (1118-1127), il
borgo si alleò all'Isola Comacina dotandosi di fortificazioni che i comaschi
distrussero nel 1124. Il fortilizio fu ricostruito agli inizi del '500 da Gian
Giacomo de' Medici, il Medeghino che allora dominava su tutto il Lario.
Tuttavia, pochi anni dopo, le opere difensive furono distrutte da Francesco II
Sforza: di esse restano ora solo poche vestigia.
La tradizione vuole che la chiesa dei SS. Pietro e Paolo sia stata consacrata
nel 1095 da papa Urbano II nel corso del suo viaggio in Francia per il
Concilio di Clermont. Tale privilegio fu, senza dubbio, legato al fatto che i
vescovi Rainaldo e Guido Grimoldi poi, sceglieressero Nesso come loro sede.
La chiesa, risalente al XI secolo, fu rimaneggiata nel 1538 con la costruzione
di un nuovo campanile; l'anno successivo fu poi completamente rifatta per
essere ultimata con un'altra tornata di lavori durata dal 1654 al 1706.
All'interno si trova la tomba del vescovo Rainaldo (XI sec.).
Per quanto minuscolo, Nesso ebbe dunque una storia importante, ma anche in
epoche più recenti conobbe un certo agio economico grazie ai torrenti Tuf e
Nosè. Le impetuose acque che si uniscono a monte del borgo fornivano, infatti,
energia per alcune cartiere e per due stabilimenti per la lavorazione della
seta, oltre che per mulini, magli e torchi.
Percorso
Lasciata l'auto nel parcheggio che si trova poche centinaia di metri prima
dell'Orrido di Nesso provenendo da Como (il parcheggio ha due spazi: uno,
minore, a margine della carrozzabile, verso lago, fronteggiato da tre cedri
del libano e un grande abete; un altro, più grande, a monte della carrozzabile
sotto le mura del castello e raggiungibile mediante una breve strada di
servizio).
Seguiamo la carrozzabile entrando nel borgo e giungendo in breve al ponte
gettato sull'Orrido di Nesso. Lo spettacolo è notevole soprattutto in
primavera o dopo recenti e abbondanti piogge che arricchiscono le acque del
Tuf e del Nosè. Bianche e spumeggianti cascate si incontrano all'inizio della
gola con un gioco d'acqua veramente scenografico; poi, unite le loro forze, le
acque si gettano verso il vicino lago saltando nell'abisso, Superato il ponte
si prosegue per poche decine di metri per poi imboccare una ripida scalinata
che scende davanti ad un piccolo bar. La nostra meta è il secondo dei ponti
che visiteremo nella giornata: il Ponte della Civera. La lunga scalinata
s'abbassa verso il lago, ripida e stretta, fiancheggiata dalle case
dell'antico borgo i cui ingressi sono a volte abbelliti da portali in pietra.
Improvvisamente la lunga ginnastica sembra volerci scaraventare direttamente
nel Lario: gli scalini raggiungono il pelo dell'acqua e non sembra esserci via
d'uscita. Ma si tratta di un'impressione momentanea: a ben guardare quello che
c'era sembrato l'ingresso di una abitazione altro non è che il proseguimento
della strada che sfrutta un passaggio coperto sulla sinistra. Entrati nel
passaggio, lo si percorre con suggestivi scorci che si aprono sul lago dai
finestroni di illuminazione. Fatti pochi passi, dopo aver ammirato il bel
disco di macina in pietra appeso al muro, eccoci sul Ponte della Civera che
traversa, in basso, le acque dell'Orrido di Nesso. Guardando verso sinistra si
può vedere tutta la profonda gola il cui fondo è chiuso dal salto da cui
precipita la cascata prima ammirata dall'alto.
Oltre il Ponte della Civera si risale brevemente fra le case e si prosegue a
mezza costa, per poi tornare a scendere verso il lago traversandone una
minuscola insenatura grazie ad un altro bel ponte in pietra. Sotto l'arcata
del ponte è stato ricavato un piccolo porticciolo per le barche. A questo
punto il tracciato continua pianeggiante fra la lussureggiante vegetazione e,
poco dopo, inizia la salita che, con qualche tornante, porta nei pressi del
parcheggio sulla carrozzabile rivierasca. Traversata la strada, e fatti pochi
metri verso destra, imbocchiamo la strada di servizio che sale al parcheggio
soprastante e da qui, grazie ad un viottolo di collegamento, entriamo fra le
case che si raggruppano sotto il vecchio castello. L'edificio, già visibile
dalla strada, sorge su proprietà privata, ma lo possiamo ammirare dalla
mulattiera che corre ai suoi piedi. Nella contrada Castello sorge anche la
minuscola chiesetta di San Lorenzo. Scendendo verso sinistra si ritorna, in
breve, nell'ampio slargo presso il ponte sull'Orrido. Tenendosi sulla destra
della strada si imbocca la Via Municipio che sale proprio di fronte all'inizio
del viottolo che scende verso il Ponte della Civera. Con piacevole camminata
si sale verso la parte alta del paese raggiungendo le case della frazione
Lizzogno. Qui si deve prendere a destra, per la Via Castagna. La stradina
prosegue fra le antiche case offrendo alcuni scorci interessanti.
Ma lasciamo anche a Voi il piacere di andare a curiosare qua e là in cerca di
angoli caratteristici.
Intanto, quasi senza accorgerci, abbiamo guadagnato quota tenendoci sulla
sponda destra idrografica del Nosè o Nosee. Nei pressi delle ultime abitazioni
si supera un rivo grazie ad un ponticello di cemento dinnanzi al quale sorge
una casa sul cui muro è stato conservato un antico affresco raffigurante la
"Madonna col Bambino". Purtroppo il dipinto è molto danneggiato, ma se ne
indovina ancora il pregio artistico. Il nostro cammino continua ora lungo Via
Nosee che, tenendo sempre la destra idrografica del torrente, s'addentra nella
valle immersa nel verde. La salita ha momentaneamente termine e si cammina per
un buon tratto in piano giungendo, infine, in vista dell'antico ponte a doppia
campata gettato sul Nosè. La datazione del manufatto è incerta: per alcuni,
sebbene restaurato, risale al periodo romano, per altri è di epoca medioevale.
Le due arcate trovano appoggio centrale su un pilastro eretto direttamente su
un enorme masso erratico di granito che ostruisce il letto del torrente.
A questo punto è possibile fare ritorno per il cammino appena seguito. Fate
però attenzione perché la gita riserva ancora una piccola e preziosa sorpresa
che si nota, per l'appunto, durante la discesa. Poco prima di rientrare in
paese, sul muro di cinta che imposta un bivio sulla destra si trova una
piccola quanto curiosa raffigurazione della "Madonna col Bambino". Si tratta
di un bassorilievo, certamente ricavato con la pietra locale, in cui la
Vergine ha proporzioni decisamente ridondanti, che la fanno assomigliare più
ad un'arcaica Dea Madre che alla divinità che siamo abituati a vedere
nell'iconografia sacra. Le vesti della figura richiamano i costumi femminili
rinascimentali per cui, ragionevolmente, l'opera potrebbe proprio risalire a
questo periodo.
NOTA: la gita può essere condotta anche arrivando a Nesso col battello. In
questo caso, dall'imbarcadero si raggiunge subito il Ponte della Civera
aggirando una casa affacciata sul lago e immettendosi nella scalinata sopra
descritta prima che termini nell'acqua.