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IL TEMPO CHE RESTA. RICORDI

anni '80

 

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Notte del  29 dicembre 1992 ore 2 e 20

 

Mi sono svegliato con l ' impellente bisogno di scrivere questo sogno.

Ho   compiuto un ' esperienza di gruppo.   Assomiglia a quegli incontri con fini terapeutici diffusi negli Stati Uniti, nei quali le persone si trovano per più giorni ed effettuano esperienze diverse.

In una di queste esperienze io mi assumo il compito di guidare un piccolo gruppo di attività creativa: mi pare di una cosa pittorica.

Il  punto  fondamentale   è   questo:   non  c ' è  un  momento   di   comunicazione complessiva al gruppo globale di questa singola esperienza che io conduco.

Questo crea dei conflitti e qualcuno mi chiede perché questo non è avvenuto. Io lo liquido abbastanza velocemente ed una ragazza mi da ragione dicendomi che il desiderio invadente di sapere è un problema di quella persona, non mio.

 

Commento, trascritto dalla voce notturna:

Mi sono chiesto se qui c ' è anche un messaggio di valutazione della mia analisi.

In particolare mi viene in mente la mia attuale situazione esistenziale.

Mi trovo nella condizione di poter accettare una serie di parzialità.

Un esempio di parzialità   è quella per cui, pur non avendo capacità grafiche, ultimamente imposto quasi tutto il mio lavoro didattico sull ' uso delle immagini.

Certo immagini geometriche che tuttavia hanno un effetto evocativo non basato sulla parola.

Una seconda mia parzialità è quella per cui, pur non avendo una cultura filosofica (neppure elementare), sento di aver bisogno di riferimenti filosofici che ricerco anche in modo confuso ed eclettico nelle mie ricerche bibliografiche. Ed alcuni concetti, magari avvicinati in modo semplificato e superficiale, entrano a far parte della mia attività culturale

Io  credo che questo abbia a che fare con le sabbie. Perché anche le sabbie sono una parzialità nella mia vita. Sono un momento mensile che ha costellato questi ultimi anni della mia vita.

E allora non so se questo sogno sta dicendomi qualcosa di significativo. I fatto è che tutti ce ne andiamo, ognuno va per conto suo. Io però poi provo il desiderio di scrivere a ciascuno una lettera, pur rendendomi conto che è una cosa scorretta in quanto per farlo devo andare ad indagare sugli indirizzi privati delle persone e questo non fa parte della situazione relazionale e terapeutica impostata per quel di gruppo.

A ciascuno dico   la mia e più o meno faccio un discorso sull ' importanza del politeismo dei valori. Cioè dico che ciascuno prende dalla vita  alcune occasioni, ed in queste occasioni l ' importante è valorizzare la soggettività di ciascuno. Nel senso che le esperienze consentono di esprimere la soggettività di ciascuno. E nella lettera dico che sono contento per l ' esistenza di ognuno di loro. Ma l ' esperienza si è conclusa lì.

E se io non ho potuto dire a loro che cosa era avvenuto nell ' esperienza di gruppo che avevo gestito, questo non era un errore mio ma semmai un problema di progettazione   dell ' attività terapeutica complessiva. E che bisogna accettare che ci sono delle situazioni    nelle quali non si riesce a fare tutto. E che nonostante questo, io avevo una immagine di ciascuno molto intensa. E c ' è anche l ' esigenza di portare nella mia analisi reale   questo problema: la necessità di essere più attivo nell ' eventuale conclusione della mia analisi. Mi chiedo cioè se a questo punto all ' inizio del 1993 forse è il momento di dire che la mia analisi è conclusa.

Prendere atto cioè che sono ad un punto del percorso in cui posso accettare le parzialità della mia storia personale e che contemporaneamente devo fare uno sforzo attivo nei confronti della analisi e di chiuderla. Pur rendendomi conto che questi processi psichici sono il risultato del lavoro simbolico che ho condotto con le sabbie. Ma è forse necessario assumere una posizione attiva senza aspettare passivamente che sia lo psicanalista a propormi la chiusura dell ' analisi.


 

Mi alzo alla mattina

 e vedo te

essere bell'essere

che dà benessere

(27 aprile 1991)

 

La bellezza di essere "soggettivi" e , allo stesso tempo, in relazione.

(29 novembre)

 

Sogno

Da Milano in un paese diverso.

Sento la voce di Tullio Aymone. Chiedo di salire. La stanza è povera. Lui non c'è. Mi sento umiliato e preso in giro.

Scendo. Vedo sulla finestra una donna bionda. Più avanti una donna nera: "Sei al capolinea"

Rido felice.

Ritorno nella stanza di Aymone. Ora è arredata.

Sono più sereno.

Improvvisamante lui compare. Ma non è lui, ma un uomo che assomiglia a C.R. .

Mi suggerisce un libro su Gorbaciov e San Francesco, il cui titolo mi sembra: "Il settore come vita tecnologica".

 


Ricordi dagli anni '80, trascritti da appunti scritti su fogli e foglietti

 

Da appunti scritti, forse risalenti agli anni '80. In un periodo di ancora più forte attenzione alla psiche, ai suoi aspetti, ai suoi rapporti con il corpo.

EVOCAZIONE VISIVA

Visualizza:

- una penna che scrive lentamente il tuo nome

- un numero, una cifra. Poi sostituiscilo con un numero di due cifre. Poi con uno di tre ... Fino al limite di cifre che puoi visualizzare. Immagina quel numero per due minuti

- varie forme colorate: un triangolo giallo, un cerchio blu, una stella verde a cinque punte ...

EVOCAZIONE TATTILE

Immagina di:

- dare la mano a qualcuno, sentirne la superficie e la pressione sulla tua mano

- accarezzare un gatto o un cane

- toccare: la corteccia di un albero, neve appena caduta, sabbia, l'acqua di una cascata, una piuma

EVOCAZIONE OLFATTIVA

immagina di annusare:

- un fiore

- aria pura di montagna in una foresta di pini

- legno che brucia

- il mare

- pane che esce dal forno

EVOCAZIONE CINESTESICA

 immagina di:

- camminare lungo una spiagggia

- guidare l'auto (percepisci con precisione ogni gesto, girare il volante, premere i pedali ...)

- nuotare, giocare a tennis ...

- tagliare il legno con l'accetta

EVOCAZIONE DEL GUSTO

percepisci con l'immaginazione il gusto di:

- una banana

- mandorle

- panna montata

EVOCAZIONE UDITIVA

ascolta questi suoni immaginari:

- una voce che ti chiama

- il rumore del traffico

- il suono della pioggia

- persone a una festa

- qualcuno che cammina piano nel buio

- il fruscio di foglie nel vento

- bambini che giocano

- onde che si abbattono sulla riva

- una porta che cigola

- il suono di un gorgo che a poco a poco finisce nel silenzio

 

27 marzo 1988

Al buio, inginocchiato su un tappetino, lustrava, dopo avergli fiatato sopra, gli occhiali da sole.

Un immigrato con alle spalle una storia forse con poca memoria.

Forse la vita vive delle tensioni fra i momenti di malessere triste e una bella canzone di Jannacci.

Ma per me, illuminato dal ricordo tenero dell'immagine di Luciana, anche laggiù, nel buio del teatro.

 

Come stai?

Domanda che rimanda a una relazione.

Come stai nel mondo, adesso?