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Cattivi maestri e potere operaio: il rogo di Primavalle

 

da Libero 17 febbraio 2005

LA VICENDA Le tappe della tragedia della famiglia Mattei 15 APRILE 1973 Alle 3 di notte fu appiccato un incendio alla porta di casa del s e g r e ta r i o missino di zona, Mario Mattei. Morirono i figli Virgilio, di 22, e Stefano, di 8 anni. 13 OTTOBRE 1987 Fu r o n o condannati a 18 anni di carcere tre militanti di Potere Operaio, Achille Lollo, Manlio Grillo e Marino Clavo. Sc a p p a r o n o all ' estero. 29 GENNAIO 2005 È caduto in prescrizione il reato nei confronti dei l a t i ta n t i . 10 FEBBRAIO 2005 In un'intervista al Corsera Achille Lollo fa i nomi dei tre ex militanti di Potere Operaio rimasti impuniti per 32 anni: Paolo Gaeta, Diana Perrone e Elisabetta Lecco.

 

La sinistra dei roghi e dei folli di MICHELE BRAMBILLA

Caro direttore, leggendo ieri sui giornali il succo dell'intervista che Achille Lollo ha rilasciato martedì sera a "Porta a porta" viene, spontaneo, un solo commento: che infame, quel Lollo. Dopo essersi macchiato di uno dei crimini più vili degli anni Settanta - l'aver incendiato, nottetempo, l'abitazione di un povero spazzino fascista, provocando la morte di un ragazzo di ventidue anni e di un bambino di otto - e dopo averla fatta franca scappando all'estero, questo sciagurato adesso ha il coraggio di uccidere una seconda volta le sue vittime, sostenendo l'insostenibile, e cioè che i Mattei si diedero fuoco da soli per sfruttare politicamente l'attentato. Chi però quelle dichiarazioni non le ha lette sui giornali, ma le ha ascoltate in diretta seguendo, fino all'una e mezza di notte, la bellissima puntata di "Porta a porta", ha però maturato, probabilmente, anche un sospetto: e se questo Lollo non avesse tutte le rotelle a posto? Faceva impressione, infatti, vedere e sentire questo ex rivoluzionario di Potere Operaio, ora ingrassato e brizzolato, mentre rispondeva alle domande di Bruno Vespa. Mai pertinente nelle risposte, mai lucido, spesso in stato confusionale, spesso reso impacciato da tic nervosi, Lollo è riuscito a dire tutto e il contrario di tutto. Prima ha detto che l'attentato non lo fecero in tre - come si è sempre pensato - ma in sei, e ha fatto i nomi dei tre complici, accusandoli di essersela cavata grazie alla loro posizione sociale, che consentì l'ingaggio di avvocati di grido; poi ha imbastito un'altra confusa e demenziale versione, secondo la quale - appunto - lui e i suoi compagni di Potere Operario sono innocenti, perché fu la stessa famiglia Mattei a dare fuoco alla propria abitazione. Il delirio si è poi fatto tragicomico quando Lollo si è messo a discettare sul dovere dello Stato di chiudere «in via politica» (ah, il sinistrese degli anni formidabili!) e non «in via giudiziaria» i conti con il passato. Qui son fioriti i consueti distinguo tra il «terrorismo » e «l'errore politico », tra «la verità storica», quella «giudiziaria » e quella «politica», e via farneticando. Quando poi Vespa gli ha chiesto se non ha mai ripensato, lui padre di quattro bambini, al fatto che un bambino di otto anni rimase bruciato in quel rogo, Lollo ha raschiato il barile del peggiore politichese anni Settanta: «Rispetto le vittime, ma tutte le vittime, e poi però, insomma 3;». In sintesi: parole a vuoto. Vedendo e sentendo Lollo, insomma, è sorto il dubbio che l'uomo non sia affatto sereno, e se è così i casi sono due: o non è sereno perché qualche rimorso lo ha divorato dentro in tutti questi anni (è l'ipotesi che gli auguriamo, anche se dubitiamo che le cose stiano così, visto che una parola di pietà verso le vittime non l'ha mai pronunciata neanche per sbaglio) oppure del tutto lucido non lo è mai stato. E questo è il punto. Siamo sicuri che, oltre alla soluzione politica e a quella giudiziaria, non si debba prendere in considerazione anche l'ipotesi di una soluzione psichiatrica, per gli anni Settanta? Se ci pensiamo bene, l'impressione che ha dato Lollo non è un caso isolato. Anche Oreste Scalzone, in collegamento da Parigi durante la stessa puntata di "Porta a porta", ha dato in fondo la stessa impressione di pensieri sconnessi. Ha detto che la cosa più grave che ha fatto Lollo non è stato l'aver appiccato il fuoco a un appartamento di sessanta metri quadrati con otto persone all'interno, ma l'aver fatto i nomi dei complici rimasti impuniti; ha aggiunto che nessun uomo può avere il diritto di mandarne in galera un altro (di ucciderlo però sì, evidentemente); s'è messo a predicare sulla necessità di non dover mai punire nessuno scomodando Caino e l'Onnipotente. Anche lui, Scalzone, non ha mai risposto a tono alle precise domande di Vespa, anche lui ha parlato per arzigogoli, anche lui ha lasciato un'impressione di distacco dalla realtà. E sì che Scalzone non è mai stato considerato come un Lollo qualsiasi, ma come un maître à penser di Potere Operaio,movimento ammirato e stimato anche da tanta Sinistra ufficiale, come ha ammesso ieri sul Corriere l'ex socialista Claudio Signorile. Proviamo a riflettere: quante volte, sentendo parlare gli ex terroristi o comunque ex estremisti, abbiamo l'impressione di intelligenze disturbate? Avete mai provato a leggere un testo di Toni Negri, tanto per citare un altro intellettuale che fu di gran moda in certi salotti? Alzi la mano chi capisce di che cosa stia parlando. Sempre alla trasmissione di martedì sera di Vespa, il direttore di Radio Radicale Massimo Bordin, che è una persona intelligente, ha detto che negli anni Settanta ci furono cattivi maestri e cattivi allievi, e ha aggiunto che - a suo parere - i peggiori furono i secondi, perché furono loro a uccidere. C'è del vero. Ma fino a un certo punto. Chi si limita a predicare la violenza non ammazza nessuno, certo, ma deve mettere in conto che ad ascoltarlo ci possono essere centinaia di psicolabili che certe parole le mettono in pratica. Adesso tutti dicono che la tesi di Lollo sull'"autoincendio" a casa Mattei è una follia. Non dimentichiamoci che negli anni Settanta quella tesi fu propagandata da grandi giornali, da politici e da intellettuali. Perché quello era il clima dell'epoca, e di quel clima i maggiori responsabili furono proprio i cattivi maestri.