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Paolo Ferrario

Il pensiero laterale. Appunti in tema di "cura dell'orto e cura di sè"

2007


Nei comportamenti orientati a coltivare un orto ho osservato due tendenze:
una concretistica e pratica, consistente nel procacciarsi una alimentazione integrativa a quella dei mercati e supermercati
e una meditativa e contemplativa, consistente nella possibilità di filosofeggiare sui cicli della vita e sulle sottili rassomiglianze fra il curare un vegetale e se stessi.

E tuttavia, in entrambi i casi, occorre apprendimento.
A fare un orto si impara per prove ed errori. Meglio però avere qualche istruzione da chi ne sa di più.

E’ a questo punto che subentra il prof. Cristianini.

La situazione in cui mi sono trovato è quella delle “università popolari”. Fra pensionati e pensionate con molto tempo a disposizione. Tutti piuttosto ciarlieri e saputelli.
Ma Cristianini ci ha pensato subito a chiarire come stanno le cose:

“Parlo io.
Voi siete qui ad imparare.
Quindi: zitti e attenti.
Le domande dopo”

Già, perché quello che riuscirò a rendere è solo il contenuto della sua aurea lezione. Non la sua gestualità e presenza scenica. Ma gli audio che troverai qui integrati nel testo, amico/lettore di blog, in parte renderanno vivo il personaggio davvero unico ed irripetibile.
Un vero esperto di botanica, in un corso di pratica orticola.

L’esordio è fulminante:
 

“Il professor Cristianini è qui con i suoi 30 anni di esperienza.

Io vi dico come si fa.

Poi sta a voi applicare quello che imparate.

Se fate come dico io farete un orto di soddisfazione.

Se non farete quello che vi dico io, potrete sempre dare la colpa alla luna.

Ma sarà stata colpa vostra.
Perché la luna non c’entra!
Se poi volete credere alla luna …
Chiaro!”
 

Ecco i miei appunti della lezione.
Per il linguaggio colorito e talvolta gaddiano rimando agli audio.

 
La pianta è un organismo vivente
Audio della introduzione
 

E quindi ha bisogno di 4 cose:
 

1: MANGIARE

2. BERE

3. LUCE
4. CALORE
 

Tutte e quattro queste cose. Contemporaneamente

“Io vi insegno la tecnica colturale.

A voi tocca l’accudimento!

Attenzione: ho detto mangiare, bere, luce, calore.

Non ho detto la luna!
 

Ok?
Chiaro!”
 
Cominciamo con il calore e la luce
Audio del calore e della luce
 
 

La luce è la benzina che fa girare il motore della pianta.
Piante da frutto e ortaggi non possono convivere bene. Non fate l’orto nella parte più sfigata del giardino. Scegliete la parte migliore, quella con più luce.
L’ortaggio cerca la luce
Lasciate spazio fra le piantine.

"Meglio una pianta in meno e trattata bene
che una pianta in più e trattata male"

Attenzione: voi siete degli hobbysti: lasciate perdere la semina.
Meno seminate e più trapiantate meglio è. Occupatevi dell’accudimento: è già fin troppo.
E se volete seminare fatelo a file, non a spaglio!

 
Bere
Audio sul bere

 

L’acqua ha tre funzioni:

-          sciogliere il nutrimento: la pianta beve e mangia assieme

-          tenere bassa la temperatura della foglia

-          saldarsi con l'anidride carbonica per creare zuccheri (e auto alimentarsi) e ossigeno
 

 

Però: meno si bagnano le foglie meglio è. E’ la pianta che cerca il suo modo di raffreddarsi.
Cosa provereste se vi buttassero un secchio di acqua fredda dopo che siete stati per ore al sole?

Poi:
Mattina
o sera
È la stessa cosa.”
 

E ora qualche nozione di botanica.

 foglia
 

Immaginate che il verde della foglia sia come una tavola da biliardo.

Cosa va sulla tavola di biliardo?
Arriva l’acqua. Una parte si ferma sul tavolo. Una parte deve uscire sotto forma di vapore. La foglia traspira e rinfresca la foglia
Arriva l’aria. Nell’aria c’è l’anidride carbonica.
L’acqua + l’anidride carbonica si saldano fra loro usando la luce del sole e formano gli zuccheri e l’ossigeno.

Capito la meraviglia delle piante?
Le piante filtrano l’aria, perché assorbono l’anidride carbonica e l’arricchiscono di ossigeno.
E poi noi le maltrattiamo:

“Zio caro!”
 

Ecco cosa c’è sulla tavola da biliardo: Acqua, anidride carbonica, zuccheri, ossigeno …. e elementi minerali.

Già, perché siamo arrivati al:
 

Mangiare
Audio sul mangiare
 

La pianta ha bisogno anche degli elementi minerali, che sono di due tipi:

-          i macro-elementi: a loro volta di tre tipi e la pianta ne ha molto bisogno

-          i micro-elementi: 9 tipi che si trovano nel letame e nel compostaggio. Una terra con letame (anche secco ed industriale, non occorre andare a raccoglierlo direttamente, anche se chi può …)

 

In una terra ricca e poco sfruttata il letame da solo ce la farebbe e fornire nutrimento.
Ma più spesso il letame da solo non ce la fa, non basta. Perché sono i batteri che, digerendo il letame, forniscono gli elementi. Ci vuole tempo. Troppo.

E allora occorre un concime che contenga gli elementi macro:

“e se è industriale, meglio …
Perché siamo nel Terzo Millennio!
Chiaro …
Zio cantante ….”
 

Ecco le letterine magiche:

 
N azoto
P fosforo
K potassio
 Audio sul concime ternario
 

Prendere il sacco, guardare l’etichetta, se ci sono le tre letterine va SEMPRE bene.
Sono gli specialisti che debbono distinguere fra le percentuali. Per ragioni di costo.
Per l’hobbysta va sempre bene.
Quindi concime composto ternario. Se poi è a cessione lenta meglio ancora.

 
“Letame e concime industriale:

è un pranzo natalizio per la pianta!

Quando comincia ad allargare le radici

è come se fosse alle Seychelles!
Zio caro!”
 
 
Quanto e come?
 

Letame. La quantità non è vangelo.
50/80 chili di letame fresco ogni 10 metri quadrati.
5/8 chili di quello disidratato: una carriolata , per intenderci.
Concime composto ternario: 6/8 chili ogni 100 metri quadrati, distribuito e interrrato

 
“Si lavora con le braccia

(gesto verso il muscolo del braccio)

Ma soprattutto con la testa
(gesto verso la testa)
Chiaro !”
 

Si lavora con i muscoli
ma soprattutto con la testa

E qui devo aprire una parentesi.
Questo inciso del professor Cristianini MI HA CAMBIATO LA VITA
Nel mio campetto creo dei passaggi, piuttosto comodi.
Vango solo dove coltiverò (così il lavoro si riduce dell’80%)
Creo delle “prode”, ossia dei lunghi bauli (baulamento del terreno) rialzati. Terra morbida, arieggiata, letamata. File di terra che migliorano la loro qualità terrigna di anno in anno. Non più quelle vangature su tutto il campetto.

 

prode
 

Ogni proda avrà 5 /10 cm di terra morbida con dentro il concime ternario e 30 cm di terra letamata.

  concimazione
 

La terra deve essere morbida, arieggiata.
Come si fa?
Con il compostaggio: un angolo dell’orto in cui su butta erba, residui vegetali, foglie, la si rimesta ogni tanto, gli si aggiunge un po’ di letame disidratato. E in un anno o due viene fuori della magnifica e riposata terra che andrà a migliorare la struttura delle prode.

 


 

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Audio su letame, compostaggio e pacciamatura
 

Ecco le fasi. Prima lavoro con il letame, arricchendo la terra con il compost, poi aggiungo il concime composto ternario.
E ho creato le Seychelles per le piantine

Infine il colpo da scacco matto (inchini e ringraziamenti al professor Cristianini):


 

Mettere il telo nero da pacciamatura

Gli enormi vantaggi del telo nero:

-          la pioggia non comprimerà la terra, che rimarrà bella alveolata, morbida e arieggiata

-          occorrerà meno acqua di irrigazione

-          le piante si nutrono meglio

-          c’è più calore

-          non cresce l’erba

 

Ecco il perfetto ambiente per il ciclo di vita della piantina trapiantata: prima si nutre con il concime ternario (è da subito ad un pranzo di gala), poi mangia nella terra dove il letame sarà ormai pronto con le sue sostanze, a e ad agosto un aiutino per la parte finale con qualche oculata aggiunta ancora di concime ternario, magari solubile e fornito con le annaffiature.

 
Quando?
 

Qui la regoletta è per il Nord Italia:

-          insalate: anche ad aprile, a loro bastano anche solo 5 o 6 gradi

-          prezzemolo e sedano: dopo la metà di aprile

-          pomodori, zucchine, fagiolini, zucca: alla fine di aprile

-          melanzane: a metà maggio

-          peperoni: a fine maggio

 

Così si riesce anche a distribuire le fatiche e a conciliare i tempi della nostra vita lavorativa e domenicale.

Vi assicuro: provare per credere. Queste indicazioni sapienziali sono meglio di tante pagine di botanica orticola.
 

Concludo con l’aurea citazione del grande ispiratore di questi appunti, ossia il prof. Cristianini
 

“Nell’orto si lavora con le MANI
con i PIEDI
ma soprattutto con la TESTA”
 

E così dopo il necessario lavoro sarà anche possibile meditare su questa evidenza:
c'è una certa relazione fra il coltivare un orto e coltivare se stessi.

Accudire un orto insegna anche ad accudire la personalità.
Unitaria e/o multipla che sia.

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Gatta Luna su prode!


qualche giorno dopo

Dove eravamo rimasti?
Ah sì: dopo avere ricavato le prode sulla zona dedicata all'orto perchè

 
“Nell’orto si lavora con le MANI
con i PIEDI
ma soprattutto con la TESTA
... zio caro ...”
 
 
occorre distendere i teli neri della pacciamatura:

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Terza puntata

Nel dedicarsi intensamente, in una fase dell'anno, a coltivare un orto, e così imparando, ora dietro ora, qualcosa su se stessi, si arriva a comprendere la grande distinzione fra:

- la preparazione

- e la manutenzione

La manutenzione ci accompagnerà da qui a settembre.
Mi soffermo ancora sulla preparazione.

La preparazione è dura e richiede metodo. Occorre attrezzarsi a vivere, e non ce la si fa da soli. Se si ha una buona famiglia e una scuola accettabile sarà più facile. Accettabile, non eroica. Solo accettabile.
Prima occorre aiuto.
Poi a poco a poco ce la si cava: "io speriamo che me la cavo", dicevano i ragazzi del maestro Orta.. E qualche errore lo si può evitare ascoltando gli altri, sperando che siano meritevoli della nostra fiducia.
Ma soprattutto occorre allargare il proprio campo della coscienza. come fanno le piccole radici bianche e fragili che da subito cominciano a distendersi e a prendere dimestichezza con l'ambiente che abbiamo preparato per loro.
Per l'orto. è abbastanza semplice. Faticoso, ma semplice.
Ricapitolo le procedure del maestro Cristianini:

1. creare le prode, per lavorare solo la terra su cui si coltiverà. Quanto risparmio di lavoro! Che meraviglia camminare nei passaggi e non sprofondare nella morbida terra!
Qui l'insegnamento è : applicare la legge del minimo sforzo possibile nelle condizioni date.
L'energia è limitata, il compito ha una certa durezza. Scegliamo la via breve.

2. incorporare il letame ("basta far sentire l'odore del letame almeno ogni due anni per avere i micro elementi  ... zio caro!" dice Cristianini).
Beh   ... sì ... io esagero un po': una volta all'anno e un po' più che l'odore. Ma è che sono così insicuro ... così cauto ...  così pignolo ... che preferisco eccedere. Per sicurezza. Non per altro. 
La sicurezza .... è vero mi piacciono gli sceriffi dei film western ! Come il Burt Lancaster nel film shakespeariano "Io sono la legge"
Ecco: quel po' di letame in più è quel tantino di sicurezza di cui ho bisogno.

3. incorporare il concime chimico dei tre macro elementi (N, P, K).
Chimico, perchè "viviamo nel terzo millennio".
E perchè la cultura newagista del "naturale" è così triste e così ridicola quando diventa ideologia.
E poi perchè ho solo un decennio o due da vivere. E non voglio perdere un anno di raccolto.
E perchè Laura Conti mi diceva, parlando delle cosiddette  "medicine alternative":  "è un grande pericolo curare le malattie in base a delle teorie. Ci si cura basandosi sull'esperienza".
Comunque i tre macro elementi insegnano che dobbiamo darci energia. Attraverso mezzi idonei.

4. stendere sulle prode le canne d'acqua perdenti. Cioè quelle che lasciano andare "goccia a goccia". Si risparmia l'80 % dell'acqua necessaria, che piano piano piano va ad umidificare i granelli della terra.
Eh sì, questa non me l'ha insegnata il Cristianini. 
Ci sono arrivato per conto mio.
Perchè occorre tentare di andare un pochino, anche solo un pochino, oltre ai "maestri".
Le canne perdenti sono quelle nere, sulle prode.
Lì, belle fisse, sotto il telo. A tentare di vincere la siccità della prossima estate

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5. Pacciamare con i teli neri. Ne ho parlato ieri, nella.
La cosa interessante è che lo suggerisce anche Masanobu Fukuoka, nel libro "La rivoluzione del filo di paglia", suggeritomi da Anna- Ihadadream.
Credo proprio che sia la pacciamatura ad unire la teoria di Fukuoka alla esperienza di Cristianini.

6. Piantare i pali per le piante che richiedono sostegno (pomodori, cetrioli, melanzane, peperoni, fagiolini ...)
Il solo fatto che siamo vivi non vuol dire che stiamo in piedi.
I pali di sostegno sono le politiche dei welfare state per le piante.
Senza politiche sociali, nella modernità, non riusciamo ad esistere

7 e, finalmente (non posso dire "se dio vuole" perchè sono senza fede) trapiantare gli ortaggi
E dato che gli ortaggi avranno bisogno di cure (che richiedono un lavoro un po' più leggero rispetto a quello che ho prodotto finora) si impara che la natura senza il lavoro dell'uomo è pura e disordinata casualità.
I due fattori (natura e uomo) stanno assieme. Si tengono assieme.

Ecco a che punto sono arrivato  il 27 aprile 2007:

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