TORNA A POLITICHE DEI SERVIZI: SAGGI ED ARTICOLI


inserito in Diritto&Diritti nel maggio 2001

DA IPAB AD AZIENDE PUBBLICHE DI SERVIZI SOCIALI ALLA PERSONA. PRIMI SPUNTI DI RIFLESSIONE SULLE NUOVE PROCEDURE DI DEPUBBLICIZZAZIONE

di Danilo Corrà

Manager del Terzo Settore

(danilo@unive.itnonsoloipab@libero.it)

Come si è già avuto modo di osservare su questa Rivista il decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri l’11 aprile scorso introduce una disciplina delle IPAB che rompe definitivamente con gli schemi normativi del passato. Le IPAB, delle quali a scanso d’equivoci viene cambiata anche la denominazione, vengono dal legislatore delegato sostanzialmente ricondotte a due diverse tipologie: quelle che mantengono la personalità giuridica di diritto pubblico e quelle che definitivamente a tale personalità abdicano, accedendo quindi alla c.d. "depubblicizzazione".

Nell’una come nell’altra ipotesi le IPAB si vedono assegnati due anni di tempo per procedere alla definitiva trasformazione.

L’ipotesi pubblicistica, che contiene i maggiori elementi di novità, non comporta prima facie particolari problemi interpretativi: l’art. 5 del d. lgs. di riordino prescrive infatti tempi e modi dell’adeguamento statutario e, al comma 2, esclude dalla trasformazione alcune tipologie di IPAB.

Diverse considerazioni devono invece farsi in ordine alle IPAB che transiteranno al regime giuridico di diritto privato: lo stesso art. 5, infatti, contiene una prima disposizione poco chiara, che di seguito si riporta: "sono escluse da tale obbligo (di trasformazione in azienda: ndr) le istituzioni nei confronti delle quali siano accertate le caratteristiche di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 16 febbraio 1990", ossia il provvedimento che il Governo ha emanato per disciplinare i requisiti di accesso alla depubblicizzazione a seguito della dichiarazione di parziale incostituzionalità dell’art. 1 della legge 17.7.1890, n. 6972 effettuata dalla Corte costituzionale con l’ormai storica sentenza 7.4.1988, n. 396.

Il primo dubbio interpretativo ingenerato dall’accennata formulazione riguarda l’individuazione delle IPAB delle quali sia stato accertato il possesso dei requisiti per l’accesso alla depubblicizzazione. A quando risale tale accertamento? Se esso fosse avvenuto prima dell’entrata in vigore del decreto legislativo di riordino della disciplina delle IPAB, la disposizione in commento sarebbe pleonastica: tale accertamento avrebbe infatti condotto l’IPAB al di fuori della sfera di applicazione della nuova disciplina, avendo già determinato la riconduzione dell’IPAB nell’alveo privatistico. Se l’accertamento in questione fosse invece avvenuto dopo l’entrata in vigore della nuova disciplina, egualmente la norma dovrebbe ritenersi pleonastica: è infatti evidente che le IPAB che chiedono di vedere accertato il possesso dei requisiti per accedere alla depubblicizzazione non possono trasformarsi in Aziende pubbliche di servizi alla persona senza compiere un inutile salto mortale all’indietro.

Se poi si passa ad esaminare il capo III del decreto legislativo ("Persone giuridiche di diritto privato"), i dubbi non solo permangono, ma sono destinati ad accrescere: l’art. 16, infatti, dispone che le IPAB per le quali sia intervenuto l’accertamento di cui al precedente art. 5 debbano provvedere nel termine di due anni alla trasformazione in persone giuridiche di diritto privato e, in caso di inerzia, viene addirittura previsto l’intervento sostitutivo regionale per il tramite di un commissario ad acta (e del prefetto in caso di inerzia regionale).

Dal combinato disposto degli artt. 5 e 16 del decreto legislativo sembra pertanto potersi desumere una brusca spinta governativa alla depubblicizzazione, che alla giuridicamente più corretta possibilità sostituisce l’obbligo della trasformazione in tal senso delle IPAB.

Sembra, cioè, che il legislatore delegato abbia voluto introdurre una procedura di accertamento della reale natura giuridica delle IPAB ad iniziativa non di parte, bensì su autonomo impulso dell’Autorità tutoria regionale, ciò che contrasta con l’essenza stessa della depubblicizzazione, che in quanto modificazione dello status della persona giuridica deve ritenersi attivabile soltanto dall’ente interessato, in quanto attinente alla tipologia di diritti indisponibili per eccellenza.

Se, peraltro, tale interpretazione fosse corretta si dovrebbe ulteriormente rilevare che il legislatore delegato da un lato ha fornito un formidabile impulso alla depubblicizzazione, ma dall’altro ha perso una grande occasione per rivedere in senso estensivo i parziali e contraddittori requisiti d’accesso alla depubblicizzazione proposti dal D.P.C.M. 16.2.1990 (si pensi soltanto, a mero titolo d’esempio, all’esclusione dalla depubblicizzazione delle IPAB già amministrate dagli E.C.A., condizione che in altre sedi – D. CORRA’, La privatizzazione delle IPAB, Casanova, Parma- si è ampiamente criticata come giuridicamente irrilevante in senso ostativo)

E’ chiaro che un ruolo importante, se non decisivo, toccherà ora alle regioni nel disciplinare aspetti così controversi di un passaggio cruciale della nuova disciplina delle IPAB.