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"Sospendete la Finanziaria"
Rivolta di Comuni e Regioni. Il governo cambia rotta
Tra le misure previsto anche il taglio di circa 30mila posti letto in tutta Italia
Follini:"La manovra sarà rivista nella parte che riguarda gli enti locali" Baldassarri:"Equivoco con le regioni"
Nota del premier Berlusconi al termine del vertice di maggioranza: "Non toccheremo la spesa sociale"
ROBERTO PETRINI

 

da Repubblica - 27 settembre 2002


ROMA - Berlusconi accusa il colpo e cambia rotta di fronte alla rivolta delle Regioni e dei Comuni che parlano di «incostituzionalità» e chiedono di «congelare» la Finanziaria. Dopo un giornata vissuta con grandi tensioni all´interno della maggioranza e con fronti aperti con quasi tutte le categorie sociali e istituzionali, la retromarcia del governo è giunta dopo il lunghissimo vertice di maggioranza.
«Abbiamo svolto un esame approfondito delle alternative di spesa presentate dal ministro dell´Economia - recita la nota del presidente del Consiglio, diffusa dopo la burrascosa riunione - anche alla luce di quanto emerso dal confronto con le Regioni, con gli enti locali e con la parti sociali avviando in concreto il processo di federalismo fiscale». Berlusconi ha assicurato inoltre che saranno rispettati il Patto di stabilità e Patto per l´Italia «senza toccare la spesa sociale».
Il tono è quello di un ripensamento, ma contenuti della rettifica sono ancora da chiarire, anche se alla fine del vertice Follini dell´Udc ha annunciato che la Finanziaria «sarà rivista nella parte che riguarda gli enti locali» e Alemanno di An ha assicurato che «il congelamento delle addizionali Irpef sarà rimodulato».
La soluzione più probabile sembra quella annunciata da Mario Baldassarri: il "vice" di Tremonti ha parlato di un «equivoco» con le Regioni, ha confermato il blocco dell´addizionale Irpef al livello del 2002 per un anno ma ha aggiunto che, in cambio, si farà un passo avanti nel federalismo passando dal sistema delle addizionali Irpef (imposte autonomamente dagli enti locali), a quello della compartecipazione (agli enti locali va una quota fissa delle entrate fiscali del proprio territorio). Indiscrezioni ieri indicavano l´intenzione del governo di accelerare la revisione completa del sistema con l´introduzione di una compartecipazione Irpef del 2 per cento anche per le Province e con la concessione di maggior margini di compartecipazione alle tasse ai Comuni (salirebbe dal 4,5 al 6,5) e alle Regioni.
La reazione delle Regioni è cauta e ancora scettica. «Che dovessero cambiare qualcosa era scontato, il sistema previsto non era sostenibile, ora dobbiamo vedere nel concreto in cosa consiste questa disponibilità», ha detto il presidente dell´Emilia Romagna Vasco Errani.
Non poteva essere altrimenti dopo una giornata durante la quale sono rullati i tamburi di guerra da ogni campanile d´Italia. Dopo una serie di riunioni tutti i rappresentanti del sistema delle autonomie locali italiane hanno scritto a Berlusconi protestando per la «incostituzionalità» della Finanziaria. Firmatari: Ghigo (Regioni); Domenici (Anci); Ria (Province); Borghi (Comunità montane).
Ora bisognerà vedere come e su quali punti inciderà il cambiamento di rotta del governo che conta di recuperare risorse per 8 miliardi di euro dai tagli. Fino a ieri la manovra sugli enti locali era piuttosto pesante: le Regioni vengono colpite soprattutto sul fronte della sanità. Il meccanismo prevede che per accedere alle risorse aggiuntive di 4,5 miliardi di euro per il 2003, già assegnate, le Regioni devono rispettare una serie di parametri (penalizzazioni ai medici che sforano sulle prescrizioni, licenziamento dei direttori delle Asl che non raggiungono il pareggio di bilancio, taglio di circa 30 mila posti letto in tutta Italia). A fronte di queste misure le Regioni non possono aumentare le tasse nel 2003. Per i Comuni c´è una riduzione dei trasferimenti del 2 per cento, circa 450 miliardi di lire; il blocco delle spese per beni e servizi sociali e delle assunzioni.


I COMUNI
Il sindaco di Firenze e presidente dell´Anci all´attacco del governo
Domenici: per gli enti locali è strangolamento finanziario
Siamo disponibili ad un accordo per non aumentare la pressione fiscale, ma servono risorse
MARZIO FATUCCHI

FIRENZE - «Uno strangolamento finanziario fatto tagliando i trasferimenti e bloccando le entrate autonome. Chiediamo al presidente Berlusconi che la parte relativa agli enti locali sia stralciata e ridiscussa». Leonardo Domenici, presidente Anci e sindaco di Firenze chiede al premier di rivedere completamente le indicazioni date dal ministro Tremonti sulla Finanziaria. «C´era un temporale, qualcuno ha fatto finta di non vederlo. Ma alla fine l´ombrello se lo sono tenuti loro» dice Domenici.
Ossia?
«Conoscevamo la situazione difficile dei conti pubblici, come Anci avevamo fatto delle proposte: eliminare il tetto sugli impegni di spesa e il taglio del 2% dei trasferimenti statali, completare la compartecipazione Irpef. Di queste proposte non è rimasto quasi niente. I trasferimenti saranno tagliati di circa 200-220 milioni di euro rispetto al 2001. Non arriveranno neanche i rimborsi dell´Iva sui servizi svolti da aziende pubbliche. La compartecipazione all´Irpef viene aumentata, ma in modo parziale. Ed aver tolto il tetto sugli impegni di spesa è praticamente inutile, con i vincoli che sono stati introdotti».
Vi viene chiesto di risparmiare, di bloccare le assunzioni.
«Ma se dal 1998 al 2000 abbiamo perso 70.000 dipendenti! Abbiamo imparato a gestire la spesa in modo consapevole».
Dite no anche al congelamento dell´addizionale Irpef: volevate aumentare le tasse comunali?
«No. Siamo disponibili ad un accordo con il governo per non aumentare la pressione fiscale. Ma per mantenere il livello dei servizi attuali, abbiamo bisogno di risorse».
Quali servizi fra quelli erogati dagli enti locali rischiano di saltare?
«Praticamente tutti: il 70% del welfare italiano è gestito dagli enti locali, dalla sanità agli asili nido. Per non parlare del trasporto pubblico locale, dei rifiuti».
Pensa che anche i Comuni del centrodestra la seguiranno in questa battaglia?
«Con il sindaco di Milano Albertini, abbiamo già deciso di lavorare assieme: anche lui mi è preoccupato della situazione».


LE REGIONI
Il presidente del Lazio controcorrente: quei tagli non sono scandalosi
Storace: sacrifici per tutti ma dateci una parte dell'Iva
Siamo abituati a stringere la cinghia, ora lo facciano anche gli altri. Ma serve una più equa ripartizione delle risorse
LUCIO CILLIS

ROMA - «Il rigore non è una scelta. È una necessità, vista la crisi internazionale. Ora però dalle altre regioni mi aspetto, dopo le critiche, anche la richiesta di compartecipazione al gettito dell´Iva...». Il governatore del Lazio, Francesco Storace, non polemizza con l´esecutivo. Ma cerca di tracciare la strada per una ripresa del dialogo che parta da una «più equa ripartizione» delle risorse superando anche la fase delle addizionali, girando a favore delle Regioni, una parte degli introiti derivanti dall´Iva.
Presidente Storace, lei non sembra molto preoccupato dalla stretta sulle Regioni.
«Il "rubinetto chiuso"? Non è un problema. Perché ci sono regioni, come il Lazio, che sono abituate a stringere la cinghia, grazie anche alla passata gestione che ha prodotti guasti da record...».
Lei però, per tamponare le falle ha scelto un´arma impopolare come il ticket...
«Guardi che il ticket è un contributo equo che ha ridotto drasticamente la nostra spesa sanitaria invertendo la rotta. Ora il Lazio sta frenando più di altri la spesa per i farmaci».
In ogni caso la Finanziaria metterà anche la regione da lei amministrata sotto pressione. Non crede?
«E allora parliamone nel dettaglio. Primo, la questione dei direttori delle Asl: dov´è lo scandalo? Se i manager sbagliano, se non rispettano i vincoli dei bilanci, allora devono andare a casa. Secondo, l´Irpef: posso dire con orgoglio di non averla toccata. Terza questione, il blocco delle assunzioni: non ci cambierà nulla visto che già l´abbiamo fatto. Sono altri i punti da rivedere...».
Per esempio?
«Il nodo delle ripartizioni: proprio domani (oggi - ndr) di fronte al Tar si discuterà un nostro ricorso sulla ripartizione dei fondi per gli incentivi alle imprese. Un caso di eclatante disparità tra regioni. E presto bisognerà rivedere il meccanismo della distribuzione di tutte le risorse».
Ora però ce ne saranno ancora meno per tutti.
«Per noi cambia poco: è come se dicessero ad un poveraccio di non poter più andare in giro su un´auto di lusso. La regione Lazio la Mercedes non ce l´ha mai avuta...».


IL VERTICE
Berlusconi rassicura il leghista: presto avrai la tua riforma. In An critiche per Fini
L'ira di Bossi infiamma il Polo
"Così uccidete il federalismo"

BARBARA JERKOV

ROMA - Tutti contro tutti, con armistizio finale. Ecco, dunque, com´è andata ieri, come si è concluso l´ultimo match nella Casa delle libertà sulla Finanziaria. Bossi, furibondo per il congelamento dell´addizionale Irpef degli enti enti locali, incassa la promessa del premier: «Entro sei mesi, parola d´onore, avrai il tuo federalismo». Sul fondo unico per il Mezzogiorno che non si fa più, partita vinta invece per il leader dell´Udc Follini. Tremonti incamera comunque il principio a lui caro della flessibilità dei vari capitoli di spesa. Fini, che pure non aveva esitato ad allearsi con Tremonti mettendo in crisi l´asse con i centristi pur di portare a casa la presidenza del fondo per il Sud, stavolta resta a zero, a meno di non voler considerare la promessa futuribile del ministero della Funzione pubblica ad An per quando Frattini traslocherà alla Farnesina.
In via della Scrofa stavolta non tutti hanno capito la strategia del vicepremier: «Gianfranco si è fatto fregare», sibila un colonnello campano. E durante il vertice Alemanno si è dissociato apertamente, insistendo fino all´ultimo: «Secondo me il fondo unico ci vuole, state sbagliando». Eppure, raccontano, è stato proprio Fini a collaborare attivamente al compromesso finale, sin dall´altra sera. Giurando poi, durante la riunione, di aver letto in questi giorni sul conto delle pretese di An «dietrologie assolutamente false». «Se ho un problema politico, sono solito dichiararlo apertamente», assicura, «e non è questo il caso». Ma più tardi, riferendo ai fedelissimi il risultato del vertice con gli alleati, Fini è altrettanto netto: il nodo della presidenza del comitato è ancora tutto da sciogliere. «Spetta a Marzano», sostengono certi i centristi, forti del fatto che la commissione V Attività produttive del Cipe è per legge presieduta dal ministro competente, cioè Marzano. «Marzano può scordarselo, piuttosto lo va a presiedere il presidente del Consiglio», replicano piccati in An. Nodo solo rinviato, appunto.
L´idea di introdurre un comitato di indirizzo su cui far ricadere la responsabilità dei diversi fondi contenuti nelle varie leggi di agevolazione al posto del fondo unico per il Sud, la mediazione insomma, è Berlusconi in persona ad avanzarla, quando il vertice volge al termine. Marzano ha appena spiegato, ed è l´ennesima volta, il perché e il percome lui al fondo unico è contrario. Follini pure. Il Cavaliere, con un autentico colpo di teatro, sfodera un bigliettino: «Avrei qui una proposta di soluzione...». Tocca a Letta spiegarla, nessuno obietta. E´ andata.
Tempesta, invece, quando si parla di enti locali. Bossi è sul piede di guerra: «Guardate», dice agli alleati, «io il discorso che l´addizionale locale finirebbe per essere percepita dalla gente come una partita di giro, e che in questo momento non ci possiamo permettere il lusso di deludere ancora le promesse elettorali, lo capisco. Capisco tutto. Ma pure voi dovete capire me che sul federalismo fiscale mi sono esposto più di tutti, e così voi il federalismo lo ammazzate». Ce l´ha con Tremonti, il Senatur. «Entro sei mesi ci sarà la riforma, e il problema sarà superato», provano a placarlo il superministro e lo stesso premier. E Bossi: «Già, ma io in questi sei mesi ai miei che gli racconto, con gli enti locali che sono già scesi sul piede di guerra?».