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TUTTI D’ACCORDO, COMUNI E REGIONI, DI SINISTRA E DI DESTRA: FINANZIARIA «INACCETTABILE»

 

Ritirare le misure che possono avere una ricaduta negativa sugli enti locali, unica condizione per la riapertura della discussione sulla nuova legge Finanziaria.

 

Data

27/09/2002

Categoria:

Economia

Autore:

MA.SO.

Fonte:

L Unità

URL:

http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=...

 

 

Ritirare le misure che possono avere una ricaduta negativa sugli enti locali, unica condizione per la riapertura della discussione sulla nuova legge Finanziaria. È questo quanto chiesto da Regioni, Comuni e Province dopo lo strapppo seguito alla presentazione della legge di bilancio. Una manovra che, sostengono i rappresentanti delle autonomie locali, rischia di ingenerare una serie di preoccupanti tagli ai servizi erogati ai cittadini, già falcidiati dal governo stesso. A contrapporsi alle misure c’è un fronte compatto che ha visto unite tanto le amministrazioni di destra quanto quelle di centro-sinistra, a riprova di un malumore che supera la contrapposizione politica ed insiste sul rischio che quanto previsto dalla Finanziaria 2003 possa rivelarsi un grave danno per i cittadini e per l’autonomia degli enti locali.
Il rischio paventato dagli enti territoriali, infatti, è che le misure previste dal governo portino a un «commissariamento» di fatto, condizionando e svuotando le politiche economiche degli enti. Misure come il congelamento delle addizionali fiscali, infatti, rischiano di lasciare le autonomie senza una importante fetta di bilancio, essenziale per l’erogazione della maggior parte dei servizi sociali, sopratutto nel campo dell’assistenza.
Il tutto abbinato alla riduzione (10%) dei trasferimenti dallo Stato e ai corposi tagli nella sanità (innalazamento del coefficiente posti letto ogni mille abitanti), nella scuola (drastiche riduzioni del personale) e nella pubblica amministrazione (blocco delle assunzioni).
«Signor presidente - hanno scritto in una lettera indirizzata a Silvio Berlusconi i rappresentanti delle autonomie - le autonomie sono parti fondanti dello Stato. Non vogliono essere controparte, nè tanto meno essere catalogate come "aguzzini spendaccioni" del sistema pubblico. Siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità purchè si ridiscuta la legge finanziaria, non condividendo le linee guida della manovra per le ricadute sugli enti territoriali».
Una dura presa di posizione che non è cambiata di una virgola nemmeno dopo le rassicurazioni di Follini, presidente dell’Udc, che ha ammesso come «il governo possa intervenire nella parte della legge finanziaria che riguarda gli enti locali». Stessa considerazione di Alemanno, di An, che parla di «rimodulare la Finanziaria». «Assicurazioni del tutto insufficienti» chiosano i rappresentanti degli enti locali.
Così le polemiche piovono sulle spalle del governo, e soprattutto del ministro dell’Economia Tremonti. «Si tagliano i trasferimenti e si tengono ferme le entrate - ha criticato il sindaco di Roma Walter Veltroni - a questo punto vorrei sapere come facciamo a fare i bilanci», parole cui si è associato anche il governatore della Lombardia Roberto Formigoni secondo cui il taglio delle risorse «pone un tema che riguarda la qualita e la quantità dei servizi proposti ai cittadini. Su questo dobbiamo riflettere». Senza mezzi termini, invece, l’attacco sferrato alla legge obiettivo da parte del Presidente della Regione Emilia Romagna: «siamo al federalismo dei debiti - ha commentato Vasco Errani - è paradossale che, dopo tante chiacchiere, Regioni e città si trovino addossati i costi di una politica economica e finanziaria sbagliata sia nella forma, sia nella sostanza». Parole cui si sono associati anche i governatori della Puglia Raffaele Fitto e del Piemonte Enzo Ghigo. Dura, per certi versi inaspettata e ancor più lancinante per la coalizione di governo, la reazione del sindaco forzista di Parma Elvio Ubaldi che ha sottolineato come le manovre previste in Finanziaria siano «un errore gravissimo, un atto non condivisibile». Tanta la voglia di esprimere questo concetto che il sindaco si è fatto sentire dalla Svezia, dove si trova per impegni istituzionali: «Una violazione dell’autonomia degli enti. Venga Tremonti ad amministrare i Comuni: se i cittadini soffriranno tagli di servizi sociali, sappiano che la colpa è solo del governo».
«Sconcertato» invece il sindaco di Venezia Paolo Costa che ha evidenziato i «tagli delle entrate. Tagli delle uscite. Tagli delle assunzioni. Tagli dei trasferimenti dello stato. La scure di Tremonti - ha spiegato il primo cittadino - sui conti di comuni e Regioni mette in ginocchio le amministrazioni locali, ma sopratutto, rischia di ferire seriamente la democrazia stessa». Con la Finanziaria allo studio, ha concluso il vicepresidente dell’Anci Fabio Melilli, «il ministro Tremonti commissaria, di fatto, finanziariamente e politicamente i Comuni. Il blocco delle spese per i servizi - ha commentato Melilli - inciderà in modo grave sull’efficienza dei servizi di rete nelle città, e il sistema individuato per il blocco delle assunzioni impedirà le assunzioni soltanto al Sud». Laconico invece il sindaco di Piacenza Roberto Reggi che ha dichiarato: «Così ci legano le mani e i piedi. È come nuotare legati: si rischia di affogare».