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09-07-2002
Cartolarizzazione
Cartolarizzazione, parola difficile ma dal significato semplice. Spieghiamo. Immaginate di fare un prestito e, in cambio, di cedere, per ripagarlo, una parte del vostro stipendio. State cartolarizzando: incassate oggi un gruzzolo ma non disporrete domani di una parte delle vostre entrate. Poi c'è un altro tipo di cartolarizzazione: volete vendere la casa e non avete ancora trovato un compratore, allora chiedete un anticipo a una banca che si rifarà vendendo la casa al vostro posto. In questo caso non ipotecate entrate future.

Questo tipo di operazioni sono state effettuate da alcuni Stati: Italia, Grecia, Austria, Irlanda e Finlandia. Per chiudere buchi nei bilanci pubblici. Alcune sono del secondo tipo, e vanno bene. Altre sono del primo tipo, e sollevano molte perplessità, perché al limite si può cartolarizzare ogni forma di entrata (la regione Lazio lo ha fatto per i trasferimenti dello Stato centrale, la Grecia per gli aiuti strutturali dell'Unione europea) e alla fine si tratta di spazzare i problemi del deficit sotto un tappeto. I bilanci che ne risultano non sono veritieri.

Ecco perché Eurostat, l'organo statistico europeo che sovrintende alle metodologie di raccolta e compilazione dei dati nazionali, ha deciso di mettere mano alla materia ed è uscita con una decisione che boccia (dal punto di vista dell'iscrizione nel bilancio che vale per in parametri europei) tutte le cartolarizzazioni del primo tipo escludendole come entrate dai bilanci pubblici, perché in effetti si tratta di un modo diverso di chiamare il debito pubblico, e quindi di finanziare il deficit, non di ridurlo.

Questa bocciatura peggiora i conti dell'Italia per il 2001, facendo salire il deficit dall'1,6% del Pil al 2,2%, però fa risalire le entrate negli anni seguenti. Inoltre, impedirà in futuro di effettuare quel tipo di cartolarizzazioni come tappabuchi. Governo avvisato, mezzo salvato.