Torna a Governo Berlusconi


POLITICHE DEL GOVERNO BERLUSCONI


Politiche sociali addio, non c'è traccia in Finanziaria

di Livia Turco (redazione@vita.it)

08/12/2001  

La Commissione affari sociali della Camera è affollata di provvedimenti, ma sopra tutto campeggia la discussione sulla legge finanziaria 2002.

Il quadro che si profila sulle politiche sociali è molto deludente e preoccupante. Può essere sintetizzato così: il nulla.

La Finanziaria rende evidente che il ministro Maroni sta cancellando le politiche sociali. Lo fa in modo silenzioso, attraverso il “non fare”, attraverso la politica dell'abbandono.

È vero che è confermato il Fondo per le politiche sociali, ma è un atto dovuto, imposto dalla legge 328/00, e il finanziamento previsto si limita a confermare le risorse che la Finanziaria dell'Ulivo aveva già stanziato per gli anni 2001-2002-2003. Il ministro Maroni aveva nella sua audizione alla Commissione confermato l'impegno nell'applicazione della legge 328. Non ho bisogno di richiamare ai lettori di Vita il valore e l'importanza di quella legge anche perché molti di essi ne sono stati protagonisti. Purtroppo, l'affermazione del ministro è stata clamorosamente disattesa.


Faccio questa affermazione, con molta amarezza, preoccupazione, sulla base di dati precisi. Passo ai fatti che sono alla base di questo giudizio: nella Finanziaria non ci sono risorse per la famiglia, risorse per finanziare l'articolo 16 della 328, né risorse aggiuntive per finanziare l'articolo 15 (quello sul fondo per gli anziani non autosufficienti), né è previsto il potenziamento del reddito minimo di inserimento. Famiglia, anziani non autosufficienti, reddito minimo di inserimento sono i capitoli cruciali per un'applicazione dinamica della legge. In finanziaria non si trova alcuna risorsa per sostenere leggi tanto care al non profit come l'obiezione di coscienza, il servizio civile, la cooperazione internazionale. Devo poi ricordare che in questi cinque mesi il ministro del Welfare non è riuscito a fare nessuno degli atti applicativi che ancora gli rimanevano: il riordino dell'invalidità, l'applicazione dell'articolo 12 sulla programmazione delle professioni sociali, la Carta dei servizi sociali. Allo stesso tempo è stata abbandonata la Commissione per l'informatizzazione del sistema dei servizi sociali, un passaggio fondamentale per avere una lettura attenta dei bisogni sociali del Paese.

Anche il decreto sull'accesso alla dirigenza per gli assistenti sociali è stato lasciato decadere creando sconcerto e amarezza in quella straordinaria categoria di operatori.

I dati citati mi sembra siano purtroppo molto eloquenti per il giudizio dato: il governo sta abbandonando le politiche sociali. Il ministero del Welfare che doveva essere quello capace di conferire anche sul piano istituzionale piena dignità e autorevolezza alle politiche sociali sta tornando a essere il vecchio ministero del Lavoro e della previdenza. Addio, per ora, alle politiche sociali innovative che abbiamo costruito con molta fatica e con la partecipazione di tanti attori sociali, primi fra tutti i volontari.