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Le informazioni statistiche e il sistema pensionistico italiano
Franco Peracchi
09-01-2003
La Legge n. 335 del 1995 ha rivoluzionato il sistema pensionistico italiano introducendo il cosiddetto “metodo contributivo” per il calcolo delle future pensioni. .....

 

 

La Legge n. 335 del 1995 ha rivoluzionato il sistema pensionistico italiano introducendo il cosiddetto "metodo contributivo" per il calcolo delle future pensioni. In base a tale metodo, l’ammontare della pensione si ottiene moltiplicando il montante contributivo maturato per un "coefficiente di trasformazione" che dipende dall’età al momento del pensionamento. La legge ha però evitato di rendere nota la formula attuariale e le basi tecniche utilizzate nel calcolo dei coefficienti. Questa discutibile decisione ha un duplice effetto negativo. Oltre ad impedire la trasparenza e la comprensibilità della riforma, essa rende problematici eventuali controlli e le revisioni periodiche imposte dalla legge stessa.

Nasce quindi l’esigenza di rivedere le formule attuariali implicite dietro gli attuali coefficienti di trasformazione, aggiornando al tempo stesso i parametri impiegati e verificando la qualità delle informazioni statistiche utilizzate alla luce delle tendenze recenti della demografia, della produttività e del mercato del lavoro. In particolare, la caduta dei tassi di mortalità rispetto al quadro demografico dei primi anni ’90, preso come riferimento dalla legge 335/1995, rendono gli attuali coefficienti più elevati (cioè più generosi) di quanto richiederebbe il principio dell’equità attuariale che rappresenta uno dei fondamenti della riforma (vedi tabella). Tale generosità, unitamente a un’età minima di pensionamento (57 anni) ancora troppo bassa rispetto agli altri paesi europei, contrasta con l’obiettivo sottoscritto nel 2001 dal Governo italiano, e auspicato dal Presidente del Consiglio nella recente conferenza stampa di fine anno, di accrescere in modo sostanziale il tasso di attività della fascia di popolazione tra i 50 e i 65 anni.

Necessità di uno svecchiamento della documentazione

Per evitare il rischio che i coefficienti vengano manipolati in sede di revisione, sono però indispensabili rilevazioni e analisi ad hoc per stimare in modo attendibile e aggiornato tutti i parametri impiegati nel loro calcolo. Queste rilevazioni risultano indispensabili per quei parametri che al tempo della riforma furono desunti da documentazione obsoleta (quali le probabilità di sopravvivenza dei vedovi e le probabilità di lasciar famiglia) e per quelli che furono totalmente immaginati (quali le correzioni dell'aliquota di reversibilità per il cumulo dei redditi).

Una migliore comprensione dei problemi connessi al sistema pensionistico sarebbe oggi possibile, in linea di principio, grazie all’ampio insieme di informazioni statistiche raccolte attraverso una varietà di rilevazioni ed elaborazioni sulle istituzioni e gli enti previdenziali. Non sempre tuttavia alla quantità di informazioni raccolte corrisponde una qualità soddisfacente dei dati rilasciati al pubblico. Ciò è dovuto sia al sottoutilizzo delle rilevazioni esistenti, sia all'utilizzo solo parziale di adeguate classificazioni statistiche comparabili a livello internazionale. Un ulteriore elemento di inefficienza nella produzione di informazioni statistiche in campo previdenziale è il permanere di molteplici rilevazioni condotte da enti diversi con obiettivi in parte coincidenti. Ciò determina un aggravio degli oneri per le istituzioni rispondenti e genera confusione sul dato statistico, essendo molto spesso diverse le definizioni e le classificazioni utilizzate.

Le tendenze di lungo periodo

Le carenze conoscitive maggiori riguardano però le determinanti dell'evoluzione demografica e dei trend di lungo periodo della produttività e del mercato del lavoro. La riforma del 1995 ha addirittura comportato nuove esigenze conoscitive, la prima delle quali riguardante la necessità di tenere conto dell'intero profilo lavorativo e retributivo degli individui nel determinare gli importi di pensione liquidati. Inoltre, poiché il nuovo sistema lascia agli individui considerevole libertà nella scelta del momento del ritiro dal lavoro, la capacità di formulare previsioni circa l'età di ritiro dei vari gruppi socio-demografici diventa essenziale allo scopo di comprendere le tendenze di lungo periodo del sistema.

Purtroppo, gran parte di queste esigenze conoscitive sono oggi ben lontane dall'essere soddisfatte. Ancora troppo poco si conosce circa gli effetti della riforma sull'offerta di lavoro degli individui e sulle loro decisioni di risparmio, e ancora minore è l'informazione disponibile per valutare accuratamente gli effetti delle misure di politica economica sul benessere della frazione rapidamente crescente della popolazione costituita dagli anziani. In Italia manca infatti un'indagine che consenta di analizzare le caratteristiche economiche e sociali del pensionamento e le condizioni di vita della popolazione anziana.

Trasversalità di un’indagine sulla popolazione pensionata

L'avvio di un'indagine longitudinale rappresentativa della popolazione pensionata o prossima al pensionamento sarebbe quindi di grande importanza, sia a scopo di ricerca che per esigenze di politica previdenziale e sanitaria. Oltre alla tradizionale informazione di tipo socio-demografico, questa indagine dovrebbe raccogliere informazione sulle variabili di tipo economico (attività di lavoro attuale e sue caratteristiche, storia lavorativa passata, fonti e composizione del reddito, ricchezza reale e finanziaria, eventuale copertura previdenziale privata e sue caratteristiche), le condizioni di salute, i rapporti inter e intrafamiliari, e le relazioni sociali. Sarebbe inoltre importante poter legare l’informazione raccolta direttamente dall’indagine con dati di tipo amministrativo, e poterla confrontare con quella di indagini simili già avviate in altri paesi europei.

In assenza di un impegno in questo senso da parte degli enti pubblici di ricerca, andrebbe quindi riconosciuto e adeguatamente sostenuto lo sforzo fatto dal gruppo di ricercatori italiani che partecipano al Survey of Health, Ageing and Retirement in Europe (http://www.share-project.org), coordinato a livello europeo dal Mannheim Research Institute for the Economics of Aging e in parte finanziato dalla Commissione Europea.

 

 

 


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