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Dopo due mesi di ostruzionismo delle opposizioni il Pirellone vota e completa la riforma del '97
Sì al piano socio-sanitario
Ospedali, passa l'apertura ai privati
Soddisfatto Formigoni "Un passo importante che conferma la libertà di scelta dei cittadini"
RODOLFO SALA

 

da Repubblica - 14 marzo 2002

 

 

Quasi due mesi di maratona in consiglio regionale. Con le opposizioni scatenate nel presentare una valanga di emendamenti (tremila, di cui solo 71 approvati) e di ordini del giorno (180, ne sono passati 29). E con la maggioranza a fare muro, costretta per 14 lunghissime sedute a restare in aula per respingere uno dei più massicci filibustering che il Pirellone ricordi. Tutto finito: ieri pomeriggio l´Assemblea ha approvato con 45 voti a favore (tutto il centrodestra), 21 contrari (centrosinistra e Rifondazione) e 3 astenuti (i radicali) il piano socio-sanitario regionale. Sono 200 pagine che, nell´interpretazione della maggioranza, completano la riforma della sanità lombarda avviata dalla legge 31 del 1997. Per il presidente Roberto Formigoni, «il piano fa compiere un passo importante alla Regione, conferma la libertà di scelta dei cittadini tra strutture pubbliche e private e dà maggiori possibilità alle categorie più deboli». Diametralmente opposto, e severissimo, il giudizio delle opposizioni. Che contestano innanzitutto l´eccessiva genericità del provvedimento approvato, considerandolo una sorta di delega in bianco data dalla maggioranza alla giunta. Accusata, nel merito, di voler procedere in modo ancora più spedito verso la privatizzazione della sanità, che verrebbe trasformata «da diritto di tutti in merce».
Tra i punti salienti del piano c´è innanzitutto l´ingresso dei privati negli ospedali pubblici. Ingresso graduale, limitato e da attuare, precisano Formigoni e soci, in via sperimentale. Lo strumento individuato è quello delle Fondazioni, cui verrebbe affidato il controllo gestionale delle aziende ospedaliere: fondazioni a maggioranza pubblica, ma nelle quali entrerebbero operatori privati profit e non profit. Via libera, inoltre, all´esternalizzazione di alcuni servizi ora erogati dalle Asl e che riguardano l´area della prevenzione: potranno essere affidati, sempre in via sperimentale, a operatori privati. Poi c´è la mutua regionale, che insieme alle assicurazioni, servirà a finanziare prestazioni socio-sanitarie attualmente non coperte dal servizio pubblico. Queste nuove forme mutualistiche riguarderanno soprattutto la popolazione anziana, destinata a crescere e, quindi, a gravare maggiormente sui costi.
Il Piano prevede anche l´erogazione di buoni socio-sanitari e di voucher per disincentivare i ricoveri ospedalieri di chi ha bisogno di lunghe cure. Il buono va al malato assistito a domicilio da familiari o volontari, il voucher a chi sceglie di farsi curare da personale specializzato e accreditato presso la Regione. Prevista infine la riorganizzazione della rete regionale ospedaliera. In sintesi: più posti letto per la lungodegenza e la riabilitazione, si passa dagli attuali 1,1 a 1,5 posti ogni mille abitanti; diminuiscono invece quelli per gli acuti, che scendono a 4 ogni mille abitanti. La novità, secondo Borsani, serve a liberare posti letto nelle Residenze sanitarie assistite, che accolgono soprattutto anziani e disabili; e a potenziare le strutture di ricovero e di intervento sanitario giornaliero (day hospital e day surgery). E per l´alta specialità si annuncia il blocco dell´accreditamento: le strutture private già accreditate, si legge nel documento, bastano e avanzano per soddisfare la domanda.
«Questo è un piano recessivo - accusa la vicepresidente diessina del consiglio regionale Fiorenza Bassoli - perché taglia 5.400 posti letto e non ne prevede in misura sufficiente per la riabilitazione e la convalescenza sul territorio. Inoltre - prosegue - sanitarizza il sociale penalizzando i servizi e pensando si risolvere i problemi solo attraverso limitati trasferimenti economici alle famiglie». Più in generale, per le opposizioni la filosofia del piano confermerebbe che nella Regione più ricca d´Italia bisogna far fronte a un enorme buco sanitario, dovuto a una «cattiva spesa», quella non necessaria, che avrebbe fatto lievitare il numero delle prestazioni perché «si pensa più al business che alla salute dei cittadini». Pronta la replica di Formigoni: «È vero, da quando governo io la spesa sanitaria è cresciuta, e lo rivendico: prima di noi c´erano una domanda largamente inevasa e 70 milioni di prestazioni all´anno, che ora sono salite a 110 milioni. Riconosco che sono troppe - conclude il presidente - e infatti proprio per questo stiamo predisponendo controlli più accurati: ma non è vero che le prestazioni non necessarie riguardino solo le strutture private». Che il piano serva anche a mettere una pezza al deficit, lo conferma l´assessore Borsani: «L´alternativa sarebbe stata imporre ai lombardi un ticket sanitario regionale, e questo noi non lo vogliamo». E il suo collega Giancarlo Abelli (Solidarietà sociale) parla di «giudizio positivo» delle associazioni all´impianto del piano: «C´è stata solo qualche schermaglia iniziale e qualche interpretazione impropria…».

 

Martinazzoli "Ci rimettono vecchi e bimbi"
servizi peggiorati In questi anni le lacune si sono allargate.
E ora si tagliano 2500 letti per ammalati gravi
Bocciatura totale Un provvedimento sgangherato, zeppo di ideologia e desideri ma senza risorse
LUIGI PASTORE

 

 

da Repubblica - 14 marzo 2002

 

 

 

«È il Piano sanitario dell´ideologia e del potere, ma non risponde alle domande concrete dei cittadini. Aumenta le tasse e peggiora i servizi. E a rimetterci saranno soprattutto bambini e anziani». Spara a zero, Mino Martinazzoli, stroncando senza riserve il documento approvato ieri dal Consiglio regionale. Una bocciatura totale, dei metodi e soprattutto dei contenuti.
Perché lo giudica un piano "sgangherato"?
«Perché basta leggerlo, per capire che contiene pagine di ideologia, di desideri, di enunciazioni di principio, ma zero elementi sulla tempistica, zero risorse, solo una delega in bianco alla giunta regionale ad un puro esercizio di potere. Non è un piano, ma una vaga ed enfatica dichiarazione di intenti».
Formigoni, però, sostiene che i contenuti ci sono, che privatizzare serve a migliorare la qualità delle cure e i conti della sanità.
«Ciò che è già accaduto in questi anni con il progressivo accreditamento dei privati, mi sembra dimostri il contrario. I conti sono peggiorati, le lacune nei livelli di assistenza essenziali si sono allargate. E anziché destinare risorse per colmare queste lacune, si strombazza solo una presunta rivoluzione all´americana, che a me sembra solo una rivoluzione alla lombarda».
D´accordo, ma faccia qualche esempio concreto.
«Riducono di 2500 unità i posti letto per le patologie acute. Mi sembra già un bel esempio».
Poi?
«Poi ci rimettono i bambini e soprattutto gli anziani, per i quali sarà sempre più costoso farsi assistere».
Il voucher a chi decide di tenersi a casa l´anziano non le pare un valido incentivo?
«Dipende dai punti di vista. Per alcuni potrà anche essere una opportunità da prendere in considerazione, per altri no. Non tutti possono tenere in casa l´anziano. Ci sono situazioni oggettivamente pesanti».
Ad esempio?
«Penso a chi ha un parente che soffre del morbo di Alzheimer. Meglio che lo faccia seguire in una struttura adatta, ma se le rette aumentano, diventa un problema».
Però, la maggioranza osserva che grazie ai privati si potrà scegliere il servizio, che il cittadino avrà più alternative.
«Mi sembra un altro esempio di enfasi fuori luogo. Ad una persona che non sta bene, non gliene frega nulla di essere libera di scegliere, come dicono loro. Chi è malato, vuole solo essere curato. Ciò che conta è la qualità dell´assistenza sanitaria, non il numero di soggetti che la erogano».
Due mesi di opposizione durissima a colpi di emendamenti e manifestazioni hanno prodotto qualcosa?
«Sono convinto che siano serviti a sensibilizzare la coscienza civile dei lombardi sui danni che questa giunta sta procurando alla nostra regione. I cittadini si renderanno conto presto che il piano aumenta le tasse e riduce i servizi. Un piano che è un pericoloso spartiacque per la nostra sanità».

 

Approvato il Piano socio sanitario

 

Dopo uno scontro durato mesi, combattuto a colpi di emendamenti, il nuovo assetto della sanità lombarda è stato definitivamente approvato. Dure critiche dall'opposizione: "I cittadini si rivolteranno".

di Chiara Campo

MILANO - Dopo oltre due mesi di dibattito in aula consiliare, più di tremila emendamenti e 181 ordini del giorno, il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato oggi il tanto discusso e contestato Piano socio-sanitario: 45 voti a favore, 21 contrari, e 3 astenuti.

E’ una riforma "forte", come dimostrano la durezza nello scontro, il muro contro muro tra maggioranza e opposizione. E l’impegno con cui si è speso lo stesso presidente Formigoni perché il Piano fosse approvato senza sostanziali modifiche all’impianto originale. E difatti, malgrado la trincea alzata da Ulivo e Rifondazione, non sono state scalfite nel passaggio in consiglio regionale le innovazioni principali. Che valgono, sostanzialmente, come un’apertura ai privati nella gestione degli ospedali pubblici. I privati infatti potranno far parte delle Fondazioni (seppur in posizione di minoranza) cui è affidata la gestione di alcune strutture pubbliche.

Con il piano viene inoltre introdotto un voucher (accanto al già attivo assegno) per l'assistenza di disabili e anziani e si dà l'avvio a nuove forme mutualistiche e assicurative per accedere a servizi che il servizio pubblico non copre. Con la riforma, infine, vengono ceduti all'esterno alcuni servizi oggi gestiti direttamente dalle aziende sanitarie locali (Asl).

“E’ una vittoria di Pirro e gli si rivolterà contro – è il commento freddo del rappresentante dei Verdi Carlo Monguzzi - Contestiamo un modello in cui la sanità funzionerà solo se funzionerà il mercato: questo porterà alla totale assenza di regolamentazione”. Ma Monguzzi rincara ancora la dose: “Il piano diventerà come le targhe alterne promesse da Formigoni. Come nel Vecchio Testamento c’è chi promette le cose e non le fa. La nostra vittoria è che siamo riusciti a comunicare le nostre convinzioni e vinceremo in casa la partita di ritorno, quando i cittadini si rivolteranno al piano”.

Ovviamente “arrabbiato” anche il leader del centrosinistra Mino Martinazzoli, benché resti la soddisfazione di aver condotto “una battaglia intorno alla quale sono cresciute la partecipazione e il coinvolgimento”. “Abbiamo cercato di rendere leggibile qualche centinaio di pagine piene di arzigogoli e ermetismi per nascondere la verità: la Giunta vuole dalla sua maggioranza la delega a fare quello che vorrà quando vorrà”, afferma Martinazzoli.

Soddisfatti e di tutt’altro tenore i commenti di Giulio Boscagli, capogruppo di Forza Italia al Pirellone: “La regione Lombardia dopo 30 anni ha il suo primo Pssr. Questo piano afferma con decisione la ‘mission’ pubblica della sanità e dei servizi sociali lombardi e rafforza il servizio pubblico valorizzando le risorse e definendo chiaramente i ruoli”.

“Anche le opposizioni sono liete di aver ritrovate in questa occasione una loro maggiore unità interna – ha affermato soddisfatto il presidente della regione Roberto Formigoni – mi auguro però che non siano necessari altri passaggi così lunghi per ritrovare l’unità del centro-sinistra. Con l’approvazione di questo piano abbiamo compiuto un passo importante che darà possibilità maggiori alle categorie più deboli. La stella polare della nostra azione sarà sempre il servizio ai cittadini”

(13 MARZO 2002, ORE 14:40, aggiornato alle 15:45)