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IL CASO
Mentre in consiglio è ripresa la maratona sul nuovo piano
"Un funerale per la sanità" Manifestazione al Pirellone

 

da Repubblica - 20 febbraio 2002


Teatro i dintorni del Pirellone nel tardo pomeriggio, presenti qualche centinaio di persone. Va in scena il "funerale della sanità lombarda", con tanto di bara allegorica e vari officianti, tra cui Vittorio Agnoletto. Una cerimonia che dura circa un´ora e che raduna i gruppi consiliari di opposizione in Regione, sindacati, consigli di fabbrica di aziende ospedaliere e produttrici di medicinali, ma anche rappresentanze del volontariato: «La sanità lombarda è morta per colpa di un piano socio-sanitario che la consegna ai privati», è il messaggio ricorrente. «Morta di morte violenta - ha detto Vittorio Agnoletto - ad ucciderla è stato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni». Quest´ultimo ha, poi, replicato con toni durissimi: «Non è stato il funerale della sanità lombarda, ma il funerale della sinistra, che non è più in grado di mobilitare nessuno, se non pochi militanti. E Agnoletto è stata la scelta opportuna come becchino». Quasi una sorta di resa dei conti, mentre nell´aula del consiglio regionale prosegue la discussione sul documento oggetto del contendere, con maggioranza e opposizione che restano ciascuna sulle proprie posizioni. Nel pomeriggio di ieri, infatti, i lavori sono andati avanti a colpi di emendamenti da parte di centro sinistra e Rifondazione e di votazioni a maggioranza. All´approvazione definitiva mancano ancora circa 200 emendamenti e 181 ordini del giorno, le successive votazioni sono previste il 27 e 28 febbraio. Non si attenua, però, la violenta polemica politica: «La decisione dei capigruppo di maggioranza di far saltare le sedute del Consiglio regionale della prossima settimana per discutere, invece, del referendum sulla devolution, è un chiaro segnale dell´incapacità di centro destra di reggere l´ostruzionismo di Rifondazione e Ulivo», sostiene Gianni Confaloneri capogruppo di Rifondazione. Ma per Carlo Saffioti di Forza Italia «la maggioranza ha dato una prova di grande compattezza, tanto che il testo del Piano sanitario è ormai definitivo». In mattinata l´assessore alla Famiglia e Solidarietà Giancarlo Abelli aveva incontrato i rappresentanti del Terzo Settore, che chiedono di essere coinvolti nella discussione dei provvedimenti di attuazione del Piano socio-sanitario.


 

 Forum della salute
Riforma della sanità Protesta al Pirellone

dal Corriere - 20 febbraio 2002


Giù in strada, in via Fabio Filzi, un funerale con tanto di bara e banda funebre per celebrare «la scomparsa della sanità pubblica». In alto, al decimo piano del Pirellone, il presidente Formigoni, guarda e commenta: «È il funerale della sinistra». L’iniziativa è del «Forum per la difesa della salute di Milano», l’officiante Vittorio Agnoletto. «La sanità pubblica è morta di morte violenta - ha detto il leader no global - e a ucciderla è stato il presidente della Regione Roberto Formigoni». Questo per «la privatizzazione delle parti più redditizie del sistema sanitario e la progressiva distruzione dei servizi sociali». Secca la replica dell’interessato: «È stato il funerale della sinistra, che non è più in grado di mobilitare nessuno se non pochi militanti. E come becchino, Agnoletto è stata la scelta opportuna».
Ieri il Consiglio regionale ha concluso l’esame degli emendamenti (erano 3.500) al piano socio-sanitario. Oggi si prosegue sugli ordini del giorno. L’assessore alla Famiglia Giancarlo Abelli ha incontrato i rappresentanti delle associazioni che avevano criticato il piano: istituito un tavolo per l’attuazione del piano stesso.


 il Pirellone vara il redditometro Anche quest'anno favorite le famiglie che scelgono istituti privati
Buono scuola bis I rimborsi al 50%
TERESA MONESTIROLI

da Repubblica - 13 febbraio 2002


Buono scuola: seconda edizione. Dopo il primo anno di rodaggio, la Regione riconferma il provvedimento anche per l'anno scolastico 20012002. E ieri, dopo l'approvazione della giunta, ha illustrato le nuove modalità di erogazione dei finanziamenti per coprire le spese sostenute dalle famiglie per pagare le rette degli istituti.
Le novità sono due. Prima di tutto il rimborso, che sale al 50% delle spese di iscrizione per le famiglie a reddito più basso. Secondo, per la misurazione del reddito non verrà più calcolata la cifra assoluta (l'anno scorso il tetto massimo era di 60 milioni di lire per componente famigliare), ma un "Indicatore della situazione reddituale" che fa riferimento al codice Isee. Un indicatore che si ottiene applicando al reddito famigliare un coefficiente che varia in relazione al numero dei componenti della famiglia e all'eventuale presenza di situazioni particolari. In sostanza, a seconda delle condizioni famigliari i redditi che consentono di accedere al contributo cambiano. «L'indicatore di ricchezza è di certo più complicato, ma anche più equo» è il commento del presidente Roberto Formigoni.
Non cambiano invece le voci di spesa che anche quest'anno escludono attività di prescuola e doposcuola, mensa, trasporti e gite d'istruzione. Le spese ammesse per il rimborso restano quelle per le tasse, le rette e i contributi volontari versati alla scuola, il cui totale non sia inferiore a 208 euro. Rimane, dunque, quella franchigia di 400 mila lire che l'anno scorso ha sollevato molte polemiche. Anche se sulla carte il buono scuola è destinato a tutti gli studenti, di fatto viene sfruttato prevalentemente dalle famiglie che scelgono di mandare i propri figli in istituti privati dove le spese di iscrizione superano i 208 euro. «Vogliamo garantire la libertà alle famiglie di scegliere l'istruzione da dare ai loro figli» sottolinea Formigoni.
Il rimborso massimo sarà di 1050 euro per famiglia, mentre lo stanziamento complessivo sarà di 34 milioni di euro (più di 60 miliardi di lire). Le domande potranno essere presentate da lunedì 18 febbraio al 29 marzo. I moduli si possono ritirate negli Spazi Regione della Lombardia (a Milano in via Filzi 22 e in via Soderini 24) e nelle segreterie delle scuole che hanno provveduto a ritirarli in Regione. Inoltre è stato attivato un numero verde (800.447110) per aiutare i genitori a compilare correttamente le domande.
Approvato da poche ore, il provvedimento di Formigoni accende già la polemica. «Il buono scuola del 2002 corregge in parte la vergogna del 2001 ma non cambia lo spirito complessivo e non elimina il giudizio di incostituzionalità» ha dichiarato Roberto Biscardini capogruppo dei Socialisti democratici. «L'ha venduta come una grande novità, ma nei fatti non solo non cambia nulla, ma addirittura si favoriscono ancora di più i redditi alti - dice il capogruppo di Rifondazione, Gianni Confalonieri. Critico anche il consigliere comunale Chiara Bisogni: «I 68 miliardi del bilancio regionale sono destinati agli utenti delle scuole private, mentre alle pubbliche rimane la franchigia di 208 euro». Intanto dal provveditorato arriva la conferma del taglio di 1.300 cattedre a partire dall'anno venturo previste dalla Finanziaria.


Piano sanitario, l'opposizione in trincea

 

Il centro-sinistra attacca il Piano sociosanitario: "Il nodo è il profitto, Formigoni dovrebbe dirlo". La battaglia procede a colpi di emendamenti.

di Chiara Campo

MILANO - Anche il centrosinistra lombardo ha una “linea del Piave” su cui intende resistere ad oltranza, e i tempi e i luoghi li ha ricordati il rappresentanti dei Verdi in Regione Fabrizio Monguzzi: la discussione nell’aula consiliare del Piano Sociosanitario, anche se l’oltranza ha secondo lui un termine indicativo più limitato. “Contiamo di arrivare a metà marzo”, ha sostenuto facendo i conti con il migliaio di emendamenti che devono ancora esser sottoposti a votazione e con i 181 ordini dei giorni che vorranno affrontati solo dopo la conclusione di questa prima tranche dei lavori.

“La filosofia di questo Piano – sostiene Monguzzi – l’ha sintetizzata bene quel “ragazzo pericoloso” che è il ministro alla Salute Sirchia: l’altro giorno al Pirellone, a proposito di Bse, ha suggerito che chi vuole il ticket sulla carne deve pagarlo. E’la stessa cosa per il piano socio-sanitario: secondo la riforma formigoniana, chi vuole la qualità nella sanità, deve pagarla. Chi paga non deve nemmeno subire le liste d’attesa”.

Il consigliere Ds Carlo Porcari ha accusato il centrodestra di aver “una posizione pregiudiziale e ideologica: sono stati respinti anche emendamenti banali che aggiustavano semplicemente degli aspetti tecnici”, e il consigliere del Ppi Paolo Danuvola ha confermato le critiche all’atteggiamento del centrodestra in aula, aggiungendo che “il nodo di questo piano è il profit, e Formigoni dovrebbe semplicemente dichiararlo”.

Il consigliere Prc Confalonieri e il rappresentante Sdi Biscardini hanno inoltre fatto presente che da due giorni la minoranza sta attendendo la convocazione di una riunione dei capigruppo in consiglio per conoscere come la maggioranza intenda procedere a fronte di una “battaglia che stiamo conducendo in aula e che sta creando scompigli anche in termini di tempo per l’intera attività dell’amministrazione regionale”.

La discussione sul Piano in Consiglio, almeno per questa settimana, si concluderà comunque oggi. L’aggiornamento dei lavori è previsto all’inizio della prossima settimana. Fino chissà quando.

(13 FEBBRAIO 2002, ORE 14:55)

 

 


 

Sanità: 30mila firme contro la riforma

 

Cgil, Cisl e Uil hanno raccolto in un petizione circa 30mila adesioni contro il nuovo piano socio-sanitario voluto dall Giunta regionale

 

di Marisa de Moliner

MILANO - Una petizione firmata da 30  mila persone.  E' l'ultima iniziativa di Cgil, Cisl e Uil  contro il piano socio-sanitario in discussione al Pirellone.  Ed è proprio qui che oggi una delegazione di pensionati e lavoratori del pubblico impiego hanno consegnato a Carlo Saffiotti, relatore del piano tanto sotto accusa, la richiesta di modificarlo. Ad accompagnare il plico di firme una lettera che è stata consegnata ai capigruppo consiliari di Comune e Regione. Ed un sos é stato lanciato anche al sindaco Gabriele Albertini per la ricaduta all'ombra della Madonnina del piano socio-sanitario.

" La sua impostazione-si legge  nella missiva- pur nella comprensibile  e necessaria omogeneità, non tiene conto  della complessità dell'area milanese, con ricadute diverse e più gravi". "La nostra attenzione principale-spiegano i membri della delegazione della Triplice-é rivolta alla qualità e quantità  delle prestazioni del servizio sanitario regionale , al mantenimento del suo carattere prevalentemente  pubblico sia pur con la partecipazione del privato. Per questo dallo scorso 11 gennaio fino alla fine del mese gli operatori della sanità, i pensionati ma non solo hanno raccolto oltre 30 mila firme di cittadini che sono, più di tante parole, il segnale preciso di una fortissima preoccupazione". 

E sulla forza di questa petizione puntano molto le organizzazioni sindacali. "Nel consegnarvi le firme raccolte- continua il documento- siamo sicuri che le valuterete  con la necessaria e dovuta attenzione , visto il richiamo che molto spesso gli Organismi istituzionali della Regione Lombardia fanno alla necessità di ascoltare  le opinioni dei propri cittadini".  A scatenare le proteste di Cgil, Cisl  e Uil non é solo il piano socio-sanitario ormai in dirittura d'arrivo,maanche  l'accorpamento  Policlinico -Istituti Clinici di Perfezionamento. I sindacati vogliono far sentire la loro voce sul futuro della sanità milanese che, contrariamente a quanto promesso a luglio dall'assessore Borsani, sarebbe rimasta sinora inascoltata.  

(14 FEBBRAIO 2002, ORE 19.30)

 


Il capogruppo della Quercia al Pirellone: provvedimento pericoloso. «Il governatore? Sa solo parlare, è un televenditore»
«Bloccheremo il piano sanitario della Regione»
Ferrari (Ds): o Formigoni torna a discutere con il volontariato o l’ostruzionismo andrà avanti fino a Pasqua

 

dal Corriere - 6 febbraio 2002

 

«Tornino a discutere con i cattocomunisti alla don Colmegna e con gli operatori del sociale che sono un patrimonio prezioso di questa regione e noi, fermo restando il nostro voto contrario alla parte sanità, metteremo fine all’ostruzionismo».
Altrimenti?

«Altrimenti la discussione sul piano sociosanitario in consiglio regionale andrà avanti almeno fino a Pasqua».
Pierangelo Ferrari, presidente del gruppo diessino al Pirellone, risponde alle critiche lanciate da Formigoni alle opposizioni. E annuncia che lo scontro durerà a lungo.
Perché questa durezza forse senza precedenti?
«Perché questo è il provvedimento più pericoloso che ci è stato sottoposto. Sentiamo di dover rappresentare aree estese di opinione pubblica e di operatori, sentiamo di doverci battere per una causa giusta e lo faremo fino in fondo. Abbiamo già visto gli effetti negativi del modello formigoniano ed è nostro dovere impedirlo. E’ una dura opposizione che nasce da una consapevole assunzione di responsabilità verso la Lombardia».
Formig oni dice che ha ragione Nanni Moretti e che con questo genere di opposizione il centrosinistra non vincerà mai.
«Mi pare che Moretti contesti all’Ulivo una mancanza di autonomia, di coraggio e di combattività; contesta una sudditanza nei confronti di Berlusconi e delle maggioranza. E’ esattamente il contrario di ciò che avviene in Lombardia. Qui c’è un’opposizione che ha la schiena diritta anche se ha straperso le elezioni. Noi ci battiamo per le cose in cui crediamo. Dirà il futuro se Formigoni riuscirà a convincere i lombardi della bontà del suo governo».
Finora c’è riuscito. Non è così?
«Lui ha costruito con grande abilità una bolla speculativa. Ma ora vasti settori dell’opinione pubblica se ne stanno accorgendo. Faccio un esempio: nel pieno dell’emergenza smog Formigoni ha scoperto questo afflato ambientalista, ma in realtà in sette anni di governo non ha fatto nessuna scelta significativa a tutela dell’ambiente e per migliorare la mobilità. E’ un televenditore».
Lui sostiene che gli elettori hanno liberamente scelto questo governo e questo programma e quindi l’uno e l’altro sono legittimati dal voto. Che cosa risponde?
« Anche il governo che ha portato alla bancarotta l’Argentina era legittimato dal voto. Ma questo che cosa significa? Che l’opposizione deve tacere?».
Vi accusa anche di fare un’opposizione metafisica, addirittura mistica.

«Guardi, Formigoni apprezza l’opposizione soltanto quando non c’è. Quando invece si manifesta in consiglio o nella società, allora si innervosisce. E adesso è innervosito, lo capisco. Perché il piano sociosanitario, il tentativo di mettere le mani sull’Aler, l’aumento delle tariffe ferroviarie per i pendolari, sono tutte cose che hanno visto il manifestarsi di un’opposizione molto forte in settori sociali diffusi. Noi facciamo il nostro lavoro».
Con un’opposizione pregiudiziale, come la definisce il presidente?
«Informo Formigoni che abbiamo presentato 180 ordini del giorno che descrivono un diverso piano sociosanitario basato su altri principi, sull’integrazione e non sulla competizione tra pubblico e privato di qualità, sull’integrazione tra sociale e sanitario».
Formigoni dice che l’opposizione continua a gridare alla privatizzazione della sanità, mentre se davvero questo fosse stato l’obiettivo del centro destra, dopo sette anni di governo «non ci sarebbe più nulla da vendere, da svendere o da privatizzare». Avete gridato troppo spesso «al lupo, al lupo»?
«I dati dimostrano che in Lombardia c’è stata l’esplosione delle spesa sanitaria. Ebbene, noi non contestiamo l’aumento della spesa, anche se comunque questo ci preoccupa perché rischia di far saltare i conti. Noi contestiamo l’esplosione della cattiva spesa sanitaria, quella che deriva da prestazioni indotte e penso ai certi by pass, alle artroscopie, al boom dei parti cesarei. Noi non contestiamo sulla base di un pregiudizio ciò che non è accaduto: contestiamo ciò che è già accaduto, ciò che dicono i fatti, le cifre. Altro che opposizione pregiudiziale».
Claudio Schirinzi

La vice presidente del consiglio regionale lancia l'allarme: "Spesa fuori controllo"
Sanità, in arrivo il ticket su farmaci e visite in ospedale
LAURA ASNAGHI,  da Repubblica - 7 febbraio 2002


Dopo le tasse per coprire i buchi della sanità, sono in arrivo nuovi ticket. Non solo sui farmaci ma anche sulle prestazioni ospedaliere, comprese quelle garantite dal pronto soccorso. «La spesa è fuori controllo - denuncia la diessina Fiorenza Bassoli, vicepresidente del consiglio regionale - e per lombardi sono in vista pesanti provvedimenti. Formigoni non lo dice, non vuol turbare i sonni della gente, ma tra non molto ci ritroveremo con una raffica di ticket da pagare».
Fiorenza Bassoli lancia l'allarme ticket durante una pausa del dibattito in consiglio regionale sul discusso piano sociosanitario. «Da cinque giorni facciamo ostruzionismo ad oltranza per tentare di bloccare questo piano rovinoso ma anche per far capire alla gente cosa c'è dietro questa manovra - spiega l'esponente diessina - la libera scelta, la possibilità di andare anche nei centri privati accreditati senza nessuna programmazione, alla fine sarà pagata dall'utenza. Con tasse e, ripeto, nuovi ticket».
La sanità lombarda promette sacrifici a tutti. Non solo per i manager degli ospedali alle prese con i tagli dei bilanci che sfondano i tetti di spesa, ma anche per i cittadini. Il rischio di tornare a pagare i ticket sui farmaci è molto alto. La legge finanziaria stabilisce che se i costi per la spesa farmaceutica superano il 13 per cento del bilancio complessivo, le regioni possono compensare i deficit chiedendo contributi al cittadino. Che, tradotto, significa ricorso ai ticket. E la Lombardia con oltre 1.700 milioni di euro spesi nel 2001, pari al 14 per cento del totale e con una previsione di 1.859 milioni di euro per il 2002 pari al 15 per cento, rientra nell'elenco delle Regioni che dovranno fare ricorso al ticket. A meno che il governo non elabori altri provvedimenti, in accordo con la Farmindustria, per cercare di frenare la spesa per i medicinali. «Ma la Lombardia è così esposta da un punto di vista finanziario che dovrà far pagare anche prestazioni ospedaliere - spiega Fiorenza Bassoli - a partire da quest'anno, lo Stato non ripiana più i deficit della sanità e i buchi in bilancio non potranno essere camuffati come ha fatto finora Formigoni».
Ieri in consiglio, si è verificato un colpo di scena giudicato "vergognoso" dall'opposizione. «La maggioranza - denuncia Paolo Danuvola del Ppi - aveva accolto un emendamento a firma di Mino Martinazzoli, in cui si diceva che le fondazioni ospedaliere erano aperte a soggetti pubblici e privati noprofit, poi, però ha fatto marcia indietro e riproposto il vecchio testo in cui si dava via libera anche ai privati profit. Si vede che Formigoni, peraltro assente dal dibattito, li ha richiamati all'ordine e i consiglieri sull'attenti hanno obbedito».
Mentre al Pirellone continua la maratona sul pianosocio sanitario, partono segnali di rivolta dagli ospedali. I primi a scendere in piazza sono i lavoratori della Macedonio Melloni, clinica che, secondo i progetti annunciati dai vertici del Fatebenefratelli (ente da cui dipende), sarà venduta ai privati. Il motivo? Mancano i soldi per la ristrutturazione e i conti sono in rosso. Ieri, dopo un'affollata assemblea indetta dalle Rsu, è passata a maggioranza una mozione che parla di mobilitazione generale. Il primo appuntamento è per domani. Dalle 11 alle 13, sarà organizzato un maxipresidio davanti alla sede dell'assessorato regionale alla Sanità di via Pola. «La privatizzazione selvaggia non tutela i lavoratori ma neanche i malati - si legge in un volantino - per questo ci opporremo alla vendita».


Sanità, battaglia in Regione
Ulivo e Prc: 2500 emendamenti contro il piano
Il documento della giunta bersagliato dall'opposizione e Formigoni scende direttamente in campo per difenderlo
L'assessore all'assistenza Abelli punta il dito contro "chi vorrebbe la conferma di una logica statalista".   da Repubblica - 31 gennaio 2002 


Pioggia di emendamenti sul piano sociosanitario approdato ieri, in consiglio regionale, dopo quattro mesi di dibattito e aspre polemiche. Il piano socio sanitario, il primo nella storia trentennale della regione, inizia il suo confronto in aula con 2500 emendamenti presentati dall'opposizione, segno che quelle 204 pagine che riscrivono la mappa e la filosofia della nuova sanità e dell'assistenza basata su voucher e buoni, non convincono e creano preoccupazioni tra chi è convinto che la sanità non può essere gestita con una logica "aziendale".
A sostenere a spada tratta il piano, è sceso in campo ieri Roberto Formigoni, il presidente della Regione. «Il piano difende il cittadino e la sua libertà di scelta ha detto e lo mette al centro del sistema, mentre prima era lui che si doveva adattare a tutto». Formigoni considera il piano una sua creatura prediletta («con un suo volto e una impostazione ormai definitiva») e ne esalta, con forza, «la modernità, l'efficienza, lo spirito innovativo. Tutte cose che confermano i principi che da 7 anni caratterizzano la politica sanitaria di questa Giunta». E a chi accusa Formigoni di voler privatizzare tutto, lui risponde così: «è una paura infondata. Solo pochi ospedali saranno trasformati in Fondazioni. Si tratterà di una sperimentazione che non metterà in discussione l'impianto pubblico della struttura e i dipendenti saranno garantiti».
Ieri, prima giornata del dibattito in aula (che durerà almeno fino a venerdi), davanti all'ingresso del Pirellone, l'Ulivo ha organizzato un presidio. Parola d'ordine: "resistere, resistere, resistere". L'opposizione si organizza e per essere più convincente, Formigoni ha voluto alla sua conferenza stampa anche i due assessori: Carlo Borsani per la Sanità e Giancarlo Abelli per l'Assistenza. «Qui non si inganna nessuno, il dibattito è stato franco e aperto» ha spiegato Borsani, facendo l'elenco di tutti coloro che hanno aderito al piano: dai medici di famiglia agli universitari. Nella lista ha incluso anche l'Arcidiocesi di Milano ma poche ore dopo è arrivata la smentita del portavoce del cardinale. Da parte sua Abelli non ha perso la vena polemica: «C'è chi vorrebbe la conferma di una logica statalista e chi, come noi, preferisce creare servizi a misura della gente. Ecco la differenza, noi stiamo dalla parte del cittadino». Il clima tra maggioranza e opposizione è rovente. E mentre in aula vengono subito respinte le eccezioni sollevate dalla sinistra, Carlo Saffioti di Forza Italia spiega i punti fondamentali del piano e ricorda le 70 audizioni in commissione sanità. Ma fuori, a poca distanza dai banchi del Consiglio, diessini, Rifondazione, Verdi, il Ppi e i Socialisti democratici sparano a e zero sul documento. «Si privatizza, si appalta tutto, si impongono le mutue obbligatorie ha denunciato Giovanni Martina di Rifondazione ma intanto i debiti lievitano. Quasi 6 mila miliardi in 5 anni. E da quest'anno toccherà pagare nuove tasse, perché lo Stato non si accolla più nessun debito». Paolo Danuvola del Ppi ha detto, a chiare lettere, che il piano è stato elaborato senza un confronto politico degno di questo nome. «Ma quali audizioni! Erano monologhi, rimasti quasi tutti inascoltati. Tranne quelli delle corporazioni forti. E mi riferisco ai medici che hanno ottenuto quello che volevano».
Dal verde Monguzzi avversione totale alla «logica mercantilistica che sostiene il piano» e una previsione da humour nero: «Arriveremo al punto che per salire in ambulanza dovremo esibire la carta di credito». Fiorenza Bassoli, vicepresidente diessina del Consiglio regionale, ha usato l'arma dell'ironia per spiegare quel che succederà alle Asl. «Pochi lo sanno, ma il Pirellone le trasformerà in Pac, sigla che in milanese ha un significato preciso. Ma tradotto dal burocratese vuol dire che le aziende sanitarie daranno in appalto esterno tutti i servizi che ora gestiscono in prima persona, dai centri per i tossicodipendenti a quelli per gli handicappati, compresi anziani e disabili. Alle Asl resta solo la prevenzione e le funzioni di programmazione, acquisto e controllo, ovvero il Pac». «La sanità è ridotta a un bene di consumo ha concluso Biscardini dello Sdi e i cittadini toccheranno tasse molto salate». (l.a
)


Ruolo del medico di base, «buoni» assistenza agli anziani e polizze assicurative: aperto il dibattito sui 2.300 emendamenti
Piano sanitario, parte lo scontro al Pirellone
La maggioranza: l’ingresso dei privati non snaturerà gli ospedali. L’opposizione: spariranno i servizi nei quartieri

dal Corriere - 31 gennaio 2002

 

 

E’ cominciata ieri al Pirellone la maratona della discussione del piano sociosanitario da parte del consiglio regionale. Atmosfera tesa, nervosa. Con battibecchi nei corridoi e due conferenze stampa contrapposte. Prima quella della maggioranza, nella quale il presidente Roberto Formigoni e gli assessori Carlo Borsani e Giancarlo Abelli hanno riassunto filosofia ed obiettivi del piano. Poi quella dell’opposizione di centrosinistra, con il fondatore del Partito popolare, Mino Martinazzoli, e Paolo Danuvola, della commissione sanità del Ppi, la ds Fiorenza Bassoli, vicepresidente del consiglio regionale, Carlo Monguzzi dei Verdi, Giovanni Martina della commissione sanità di Rifondazione comunista, Roberto Biscardini, capogruppo sdi. Sullo sfondo, l’inizio di un dibattito fiume che dovrà esaminare 2.300 emendamenti presentati dall’opposizione, e che si prevede possa straripare oltre il fine settimana. Formigoni ha voluto subito placare le polemiche, e ha parlato del piano come di un «work in progress», nel senso che sarà rivisitato anno per anno, poi ha riaffermato che gli ospedali trasformati in Fondazioni non devono costituire motivo di allarme: «La trasformazione riguarda casi limitati, sarà sperimentale e avverrà dietro autorizzazione della Regione, sulla base di una valutazione: la possibilità di migliorare le capacità di cura. La "mission" rimarrà pubblica, così come il patrimonio, e nel consiglio di amministrazione sarà in maggioranza la parte pubblica».
L’assessore Borsani ha polemizzato con lo schieramento di sindacati medici che l’altro ieri avevano diffuso un documento parecchio critico: «Mi meraviglia, perché sia i medici di famiglia sia gli ospedalieri hanno raggiunto un accordo con la Regione». Mentre Formigoni aggiungeva che l’Università Statale, rappresentata dal rettore Enrico Decleva e dal preside della facoltà di medicina, Guido Coggi, aveva dato il suo appoggio al piano, Borsani ha citato «il parere positivo dell’Arcidiocesi di Milano, che mi ha inviato una lettera a firma di monsignor Italo Monticelli». Nel pomeriggio l’Arcivescovado ha diffuso una precisazione: «Si smentisce che l’Arcidiocesi di Milano abbia espresso alcun parere sul piano in oggetto. Con ogni probabilità si è equivocato su una lettera inviata all’assessore Borsani dal gruppo di lavoro della Consulta per la Pastorale della sanità delle Diocesi lombarde, realtà distinte dall’Arcidiocesi. Peraltro la lettera, oltre al "parere positivo sul modo di affrontare tutte le problematiche dei bisogni sanitari e assistenziali della nuova realtà sociale", pone alcuni interrogativi, avanza qualche dubbio e sollecita alcuni interventi in particolare per la tutela dei più deboli». Ha concluso l’assessore Abelli, con i dettagli sul piano di assistenza agli anziani.
Poi è toccato all’opposizione di centrosinistra. Ha aperto Giovanni Martina (Prc), con un’accusa di illegittimità giuridica del piano sanitario, «perché un atto amministrativo non può cambiare una legge». Paolo Danuvola ha spiegato il perché dei 2.300 emendamenti: «Forse non fermeremo il piano, ma abbiamo almeno il dovere di avvertire la gente che qui si finisce a una sanità con i premi assicurativi». Gli hanno fatto eco Biscardini («E’ una sanità di tipo mercantile») e Monguzzi («I cittadini lombardi sarebbero contenti di pagare l’ambulanza con la carta di credito?»). Fiorenza Bassoli ha evocato uno scenario: la sparizione di tutta la «rete» dei servizi territoriali.

Antonella Cremonese

 


IL LEADER DELL’ULIVO
Martinazzoli: programma inconsistente E’ solo un insieme di «gride» manzoniane

«Badate che se non ritroviamo la fede della politica, il nostro grido di dolore non produrrà nulla di effettivo». La bella faccia segnata dagli anni, Mino Martinazzoli è sceso ieri in campo contro il piano sociosanitario con la passione di sempre, alla testa dell’opposizione di centrosinistra. Lombardo, non lumbard, ha rivendicato una storia della Lombardia «tutta diversa dalle cose cui vorrebbe costringerci l’attuale giunta».
Rievocandola, ha detto: «Questo tema del rapporto tra pubblico e privato qui c’è sempre stato, ma in senso economico, spirituale e sociale».
Poi è passato a una critica serrata: «Questo piano non garantisce niente, è come un insieme di "gride" manzoniane. Sarebbe un proclama se fosse più breve, sarebbe un romanzo se fosse più lungo. Ha la stessa inconsistenza dell’idea di immatricolare nel 2005 solo macchine elettriche. E intanto, è un altro passaggio della riduzione del valore degli strumenti democratici. Ogni potere sarà lasciato nelle mani di pochi, forse di uno solo».
Poco prima Formigoni aveva enumerato i consensi raccolti: dei commissari degli Ircss, dell’Università Statale, della Cisl e della Uil.
Martinazzoli ha scrollato l’Università («Era un gruppo di cattedratici. Non l’Università») e poi ha rivolto un rimprovero alla Cisl: «Ancora una volta si consuma una congiura contro le regole democratiche. Ma al dunque, quando si tratta di dire un sì o un no, tutto si diluisce. Si transa ».

A.Cre.

  


Favorevoli e contrari alla proposta

CARITAS Il direttore
don Virginio Colmegna

«E’ un piano che privilegia il privato e che ha completamente dimenticato il ruolo del "terzo settore", quello del no-profit. Come Caritas chiediamo che prima di approvarlo si esamini il documento che avevamo reso pubblico a dicembre, con le richieste che arrivano da trecento realtà»

MEDICI DI BASE
Fiorenzo Corti (Fimmg), segretario regionale
del sindacato
«La cosa per noi più preoccupante è la possibilità che con le mutue sostitutive salti il modello universalistico della sanità. Non servono società intermedie tra i medici e il servizio sanitario»

ORDINE DEI MEDICI
Giuseppe Messina, presidente milanese
«Non vorrei che l’esasperazione dell’aspetto economico portasse verso strade pericolose. Come accadde anni fa in Inghilterra, quando ad un paziente furono negate le cure perché "da solo" sarebbe costato l’equivalente di 300 milioni di lire: perché investire su un solo paziente - gli dissero - la stessa cifra con cui se ne potrebbero curare trecento?»

MANAGER
Francesco Beretta, direttore
del «Gaetano Pini»
«E’ un piano importante che va a migliorare i punti-chiave dell’assistenza. Il suo principio ispiratore, cioè la libertà di scelta del cittadino, dà una grossa spinta alla managerialità, a darsi l’obiettivo di raggiungere nuovi traguardi nelle cure»

PALAZZO MARINO
Maggioranza e opposizione
si sono ritrovate su una mozione unitaria che suona come un altolà al progetto: «La proposta della Regione prevede per i Comuni un ruolo del tutto marginale. Chiediamo che il Comune di Milano sia identificato come ente di programmazione, indirizzo e coordinamento locale»


Piano sanitario regionale, medici pronti allo sciopero

dal Corriere - 9 ottobre 2001  

Medici di base lombardi verso lo sciopero, che potrebbe essere proclamato per la metà di questo mese come prima azione di lotta contro il piano socio-sanitario presentato venerdì scorso dalla giunta regionale, e contro la possibilità, adombrata dal presidente Roberto Formigoni, che si vada addirittura a forme di assistenza «alternative» al Servizio sanitario nazionale, e non soltanto integrative. Comunicati di fuoco dai sindacati dei medici di famiglia, Snami e Fimmg, e dalla Federazione regionale degli Ordini dei medici della Lombardia.
Roberto Anzalone, presidente nazionale dello Snami e presidente dell’Ordine dei medici di Milano, accusa la Regione di voler smantellare il Servizio sanitario nazionale, e di voler distruggere la figura del medico di famiglia. Stessa preoccupazione esprime Fiorenzo Corti, segretario lombardo della Fimmg, che chiede un incontro urgente con Formigoni. Giuseppe Messina, presidente della Federazione degli Ordini dei medici della Lombardia, considera «difformi» dal piano regionale stesso le posizioni di Formigoni.
 


Formigoni: un’assicurazione per la vecchiaia

La Regione punta sulle polizze per case di riposo e assistenza. Fondazione per il Policlinico
21 NOVEMBRE 2001
Un’assicurazione sulla vecchiaia, per pagare la casa di riposo o l’assistenza domiciliare. Una mutua regionale per saldare il conto del dentista. Prepariamoci. Forse non sarà domattina: la rivoluzione è profonda. Ma la direzione, non si scappa, è quella. È scritto a chiare lettere nel piano sociosanitario della Lombardia. E il «governatore» Roberto Formigoni parla di «opportunità senza precedenti per garantire a tutti i cittadini servizi che oggi sono riservati ad alcuni». Le opposizioni sostengono l’esatto contrario: che si rischi, cioè, di riservare a tutti soltanto un’assistenza sanitaria minima. E per chi vuole (o ha bisogno) di più, mano al portafogli, per pagare la polizza. «È falso - spiega Formigoni -. Le mutue integrative saranno ad adesione volontaria. E riguarderanno prestazioni che oggi di fatto non sono coperte dal servizio sanitario nazionale». È vero tuttavia che a Roma sono in discussione i cosiddetti «Lea», i livelli essenziali di assistenza. Se quelli, rispetto ad oggi, riducessero le prestazioni garantite, il problema si porrebbe. O no? «Io non credo - dice il presidente -. Nei servizi del tutto gratuiti sarà inclusa la maggior parte delle prestazioni di oggi. Forse, questo sì, sara introdotto un ticket per i cittadini economicamente più solidi. Una cosa è certa: il sistema lombardo continuerà a garantire ciò che ha sin qui garantito». Con le assicurazioni? «No, quelle riguarderanno i servizi aggiuntivi. Penso alle cure odontoiatriche, oppure all’integrazione dell’assistenza agli anziani».
L’idea è che l’assicurazione vada a coprire quella parte della retta delle case di riposo che oggi non è finanziata dal sistema sanitario regionale: «Oggi - dice il governatore - una quota delle rette è rimborsata dalle Regioni. Ma rimane a carico dell’anziano o della sua famiglia una parte cospicua, che non tutti possono permettersi. Un’assicurazione può essere la risposta». Insomma: dovremo (o converrà) pagarci oggi la casa di riposo di domani.
«Sì, ma attenzione - precisa il governatore - stiamo parlando della possibilità di avere un servizio in più, che non scalfisce ciò che già è erogato oggi. Ci sono famiglie che si svenano per le rette delle residenze geriatriche». D’accordo. Però se un cittadino vuol farsi una polizza integrativa nessuno glielo impedisce. Già oggi. Qual è il valore aggiunto della mutua «lombarda»? «Quest’ultima - spiega Formigoni - viene inserita nel sistema sanitario. Il controllo, le decisioni e le garanzie rimangono saldamente in capo al pubblico».
Parlare di come funzionerà esattamente l’assicurazione è prematuro: «È una cosa che stiamo studiando, esiste più di un’ipotesi. Potrebbe essere uno o più convenzionamenti di soggetti privati con la Regione, dopo una gara. Ma, appunto, questo è ancora da vedere».
Ma se le prestazioni rimarranno quelle di oggi, i costi connessi all’assicurazione non rischiano di dilatare il buco della sanità? «Abbia pazienza, ma di buco non voglio sentir parlare: il deficit è di circa 400 miliardi, come quando sono stato eletto la prima volta, nel 1995. Però, mi lasci fornire qualche altro numero: per gli anziani, il nostro contributo pro capite è il più alto d’Italia: 207 mila lire contro le 134 mila di media nazionale. Abbiamo aperto 10mila posti letto e 1.222 posti per l’Alzheimer. Le liste d’attesa sono le più corte d’Italia, nonostante le nostre strutture sanitarie richiamino pazienti da tutto lo Stivale. Con tutto ciò, nel riparto della spesa sanitaria nazionale siamo penalizzati, proporzionalmente prendiamo meno delle altre regioni. E mi si parla di buco?».
Altro tema caldo del piano regionale, la trasformazione degli ospedali in Fondazioni. C’è chi parla apertamente di privatizzazione. «Anche questo è falso. Il controllo rimarrà saldamente in mano pubblica. I privati potranno intervenire nei servizi accessori come la parte alberghiera, oppure con quote di capitale assai minoritarie». E dunque, chi farà parte delle Fondazioni? «Soprattutto gli enti locali e le università. Ma parlare al plurale è prematuro. Per ora, all’ordine del giorno c’è solo il Policlinico. Il cui nuovo statuto sarà firmato da me e dal ministro Sirchia entro qualche giorno».
Marco Cremonesi

Sanità in rosso, stangata da 1.200 miliardi
La manovra di Formigoni: aumentano Irpef e Irap. Via la tassa sul metano, sconti al non profit

 

dal Corriere - 30 novembre 2001

 

Arriva la stangata regionale. Sia pure addolcita da alcuni sconti fiscali. Non era un segreto che il Pirellone stesse pensando a qualche ritocco alle tasse di sua competenza per tappare il buco nel bilancio regionale. Le opposizioni lo avevano profetizzato da tempo, in relazione al rosso della sanità legato al sistema di accreditamento dei privati. E dalla giunta erano venute alcune prudenti ammissioni, seguite da nette smentite a qualsiasi ipotesi di inasprimento fiscale. Ora, tuttavia, c’è un piano. Con aliquote, gettiti presumibili, e soprattutto una prima risposta alla domanda: chi paga? Ma attenzione: il piano fiscale della Regione è ancora tutt’altro che definitivo, deve superare almeno un paio di passaggi importanti.
Il primo è assai vicino: lunedì il presidente Roberto Formigoni presenterà i conti ai segretari dei partiti della coalizione che lo sostiene. Un faccia a faccia con i vertici regionali della Casa delle libertà - che si vuole più propensa ai tagli alla spesa che alle gabelle - per spiegare come e perché, questa volta, le tasse vadano aumentate. Secondo appuntamento, ancora più delicato, il consiglio regionale.
E’ vero che i consiglieri rispondono ai rispettivi segretari di partito, ma non sarebbe la prima volta che le inquietudini all’interno della maggioranza consentono alle opposizioni di mettere a segno qualche punto. Questa volta, tuttavia, non ci possono essere sbavature: la responsabilità di bilancio delle Regioni si sono enormemente accresciute. E questa volta nessuno verrà a tappare le falle nei conti.
Responsabile del buco è, appunto, la sanità. La cosa non stupisce, la cura dei cittadini assorbe all’incirca l’80 per cento del bilancio regionale. Negli ultimi mesi Formigoni ha imposto ai direttori sanitari un piano di lacrime e sangue. Tagliato tutto ciò che si è potuto per ora tagliare, il rosso è infatti sceso dai 650 miliardi inizialmente ipotizzati ad una cifra compresa tra i 400 e i 450 miliardi.
Dunque, via con i ritocchi: l’Irpef, in primo luogo. L’idea, in Regione, è di aumentarla in maniera differenziata, dividendo i contribuenti in due fasce di reddito: la linea di demarcazione è 60 milioni annui. Per chi guadagna di più, l’aumento sarà dello 0,5 per cento. Chi incassa al di sotto di quella cifra, vedrà il ritocco contenuto allo 0,4 per cento. Da questa manovra, il Pirellone si attende un gettito di circa 700 miliardi, lira più lira meno. E poi c’è l’Irap. L’imposta sulle attività produttive non cambierà per tutti. L’idea - ma è suscettibile di cambiamenti in corso d’opera - è quella di appesantire il prelievo sulle attività finanziarie: banche, in primo luogo, e più in generale le società di intermediazione mobiliare. Qui la correzione di rotta è più decisa: l’aumento dovrebbe essere dell’uno per cento, che va ad aggiungersi all’attuale 4,5 per cento. Totale: l’Irap dovrebbe andare a incidere per il 5,5 per cento, con un gettito di circa 450 miliardi.
E tuttavia, la bozza di manovra regionale prevede anche alcuni sconti. Primo tra tutti, quello sul contatore: dovrebbe scomparire, infatti, la tassa sul metano. Cancellate con un tratto di penna anche parecchie concessioni regionali per particolari settori: per esempio, quelle sulle agenzie viaggio.
L’occhio di riguardo della giunta Formigoni per l’associazionismo non è venuto a mancare neppure in questa occasione: si parla di alcuni sconti alle Onlus, tra cui l’esenzione dal bollo auto.
Ma le opposizioni scaldano i motori. Fiorenza Bassoli (Ds), vicepresidente del consiglio regionale, parte con il dubitare dell’entità dei 400 miliardi di deficit dichiarato: «Se queste voci sulle nuove tasse saranno confermate, mi pare evidente che il deficit sia ben superiore a quello dichiarato».
Secondo l’esponente della Quercia, «è ormai dimostrato che la politica di accreditamento massiccio dei privati fa saltare qualsiasi conto. E ora arrivano nuove tasse a cui non corrispondono nuovi servizi, sono una tassa sulla cattiva gestione».
E’ vero tuttavia che i tempi d’attesa sono stati abbattuti. Bassoli non concede nulla: «In sanità, è dimostrato che l’aumento dell’offerta fa crescere la domanda: oggi si fanno Tac come se nulla fosse. E se le attese, all’inizio, si sono effettivamente accorciate, oggi l’offerta eccessiva crea code anche nelle strutture private».