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Il cinema racconta ...

LABIRINTI DELLA COMUNICAZIONE

 

* INSIDER - DIETRO LA VERITA'

di MANN MICHAEL, USA 1999,

Un film sulla assunzione della responsabilità.

New York 1995. Lowell Bergman (A. Pacino), responsabile del popolare programma giornalistico “60 Minutes”

della CBS, convince lo scienziato Jeffrey Wigand (R. Crowe), licenziato dalla Brown & Williamson Tobacco

Corp., a rivelare che i suoi datori di lavoro aggiungono additivi chimici alle sigarette per rafforzare l'assuefazione

al fumo. La CBS è sottoposta a forti pressioni, ma la trasmissione va in onda. Per Wigand il costo è alto: pace,

sicurezza economica, matrimonio. I fatti sono veri, e diedero inizio a un'indagine che alle multinazionali del

tabacco costò sanzioni da parte di 50 Stati, per un totale di 256 miliardi di dollari.

* MATRIX

di WACHOWSKI ANDY AND LARRY, USA 1999, 140'

Nel XXII secolo il Grande Fratello ha trasformato il mondo in un universo virtuale, cioè simulato, simile a quello

dell'ultimo XX secolo, grazie al gigantesco computer Matrix, collegato con i cervelli degli esseri umani. Thomas

Anderson (K. Reeves) detto Neo, asso dell'informatica, si aggrega a un gruppo di resistenti il cui capo Morpheus

(L. Fishburne) crede di avere riconosciuto in lui l'Eletto, destinato a svegliare l'umanità dal sonno cibernetico e a

lottare contro i poteri del Male che l'hanno ridotta in schiavitù

* QUARTO POTERE

di WELLES ORSON, USA 1941, 2 H

Muore Charles F. Kane, magnate della stampa USA. Un giornalista intervista i suoi amici e dipendenti per scoprire

il significato dell'ultima parola pronunciata sul letto di morte: “Rosebud”. Al suo esordio il 26enne O. Welles

condensa in un solo film un patrimonio di complesse esperienze tecniche e artistiche, portando a compimento

un'intera fase della storia del cinema. Nel suo barocchismo, è un potente spettacolo-riflessione sul capitalismo

nordamericano. “Soffre di gigantismo, di pedanteria, di tedio. Non è intelligente, è geniale: nel senso più notturno

e più tedesco di questa parola” (J.L. Borges). Regolarmente in testa alla lista dei 10 migliori film del mondo.

* QUINTO POTERE

di LUMET SIDNEY, USA 1976, 121'

Un noto commentatore televisivo, in calo di popolarità, annuncia il suo imminente suicidio in diretta. Pubblico

elettrizzato. Una giornalista cerca di sfruttare fino in fondo l'avvenimento. Un brutto, isterico, iroso film contro la

televisione che bisogna vedere. In arte, come nelle altre forme di comunicazione, l'ira è cattiva consigliera perché

induce a combattere il nemico con le sue stesse armi. Network ha quasi tutti i difetti che pretende di denunciare

* THE TRUMAN SHOW

di WEIR PETER, USA 1998, 99'

I primi trent'anni (un po' meno: 10909 giorni) nella vita incolore di Truman Burbank sono stati lisci come l'olio nella

tranquilla e agiata comunità suburbana di Seahaven. Un giorno, però (con ritardo rispetto agli spettatori), scopre

che questo quadro idilliaco è una gigantesca messinscena, una soap opera allestita in uno studio televisivo

grande come un'intera regione di cui è l'unica persona vera filmata da telecamere invisibili. Tutti gli altri sono

attori, guidati dal produttore-demiurgo Christof

* Tutti gli uomini del presidente

di Pakula, Alan J., USA 1976, 138'

Come due giovani cronisti del quotidiano Washington Post – Carl Bernstein e Bob Woodward (autori del libro sul

quale si basa la sceneggiatura di William Goldman) – scoprirono il collegamento tra la Casa Bianca e il caso

Watergate, provocando nel 1974 le dimissioni del presidente Nixon. Piatto come un tavolo di biliardo (ma esiste

anche un fascino dell'orizzontalità) nello scrupolo quasi maniacale della ricostruzione dei fatti senza invenzioni

romanzesche né indugi psicologici, racconta un'altra volta la vecchia storia di Davide che sconfigge Golia ed è

un eccellente rapporto sul giornalismo americano e, forse, l'omaggio più esplicito che il cinema abbia mai reso al

“quarto potere”.