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Il cinema racconta ...
INDIVIDUO e SOCIETA'
* AL DI LA' DELLA VITA
di SCORSESE MARTIN, USA 2000, 116'
New York, primi anni '90. 56 ore – tre notti e due giorni – nella Via Crucis di Frank Pierce , paramedico
dell'Emergency Medical Service a Manhattan. Ossessionato dal ricordo della ragazzina Rose, morta nonostante i
suoi sforzi, durante le sue corse in autoambulanza Frank è in compagnia del cinico Larry , poi del mistico Marcus
, infine del reazionario violento Bob .
* L' ALBATROSS
di SCOTT RIDLEY, USA 1995, 115
Nell'autunno 1960 tredici liceali americani s'imbarcano su un brigantino, nave-scuola, compiono una crociera di
6000 miglia tra il Golfo del Messico e il Pacifico finché, durante una tempesta, un'onda anomala provoca un
epilogo tragico. Su sceneggiatura di Todd Robinson, ispirata a una storia vera, è, in cadenze di cronaca, un film
epico senza eroi, un racconto di formazione sul tema della conquista della responsabilità che ha il suo acme
nell'emozionante sequenza del naufragio e la sua catarsi nel capitolo conclusivo in un'aula giudiziaria.
* GLI AMMUTINATI DEL BOUNTY
di MILESTONE L., USA 1962,
* ATTIMO FUGGENTE
di WEIR PETER, 1989,
John Keating, giovane insegnante di materie umanistiche, arriva alla Welton Academy, di cui era stato allievo,
dove regnano Onore, Disciplina, Tradizione e ne sconvolge l'ordine imbalsamato insegnando ai ragazzi,
attraverso la poesia, la forza anarchica e creativa della libertà. Coraggioso nella scelta tematica, discutibile nella
sua poco critica esaltazione dell'individualismo e con qualche forzatura retorica, è una macchina narrativa
perfettamente oliata che non perde un colpo sino al finale che scalda il cuore, inumidisce gli occhi e strappa
l'applauso
* Brubaker
di Rosenberg Stuart, usa 1980, 132'
Camuffato da detenuto e confuso con i reclusi, nuovo direttore di un penitenziario dell'Arkansas scopre le
ignominie di un universo carcerario dominato dalla violenza e dalla corruzione. Nel filone del cinema carcerario il
film occupa un posto di decoro, ma per eccesso di effetti non riesce a essere convincente fino in fondo.
Redford assai bravo ma troppo calcolato. La storia è basata sulle vere esperienze di Thomas O. Murlan che nel
1968 diede le dimissioni da direttore del Penitenziario Statale dell'Arkansas perché le sue riforme carcerarie
avevano messo nell'imbarazzo il governatore dello Stato.
* IL BUIO OLTRE LA SIEPE
di MULLIGAN R., USA 1962, 2H 49
Alabama. Avvocato difende e dimostra l'innocenza di un nero accusato di aver sedotto una bianca. Ma il
giovane, condannato, fugge. Dall'omonimo romanzo di Harper Lee, un film coraggioso che si sviluppa a ritmo
incalzante, con un'ottima descrizione della provincia americana, una intelligente descrizione dei personaggi e
poca retorica. Ebbe 7 nomination e due Oscar
* LA CACCIA
di PENN ARTHUR, USA 1966, 120'
Da un romanzo di Horton Foote. Detenuto evaso raggiunge la cittadina natia. Sua moglie e lo sceriffo locale
cercano di convincerlo a costituirsi, ma i suoi concittadini gli danno una caccia feroce per linciarlo. Nonostante
una certa enfasi melodrammatica e le interferenze del produttore Spiegel sul lavoro di A. Penn (soprattutto nel
montaggio), il film, scritto da Lillian Hellman, è un dramma civile che taglia come un rasoio con un Brando
massiccio, opaco e masochista e un Redford ancora in bozzolo.
* CASABLANCA
di CURTIZ MICHAEL, USA 1943, 102'
S'incontrano nel principale porto del Marocco nel 1941 poliziotti francesi, spie naziste, fuoriusciti antifascisti,
avventurieri di rango, piccoli sciacalli. L'americano Rick Blaine, proprietario di un bar, aiuta Ilsa, la donna che
amava (e ama ancora) e suo marito, perseguitato politico, a lasciare in aereo la città. Film mitico sul quale il tempo
sembra non avere presa, oggetto di culto per le giovani generazioni di mezzo mondo, amalgama perfetto di toni,
generi, archetipi e stereotipi dell'immaginario collettivo, memorabile galleria di personaggi grandi e piccoli. È la più
sottile opera di propaganda antinazista realizzata durante la guerra e la più decisiva eccezione alla teoria del
cinema d'autore.
* I CENTO PASSI
di Giordana, Marco Tulli, ITA 2000, 114'
100 passi separano a Cinisi (Pa) la casa del giovane Peppino Impastato da quella di Tano Badalamenti, boss
mafioso. Figlio di un affiliato subalterno alla mafia e maturato nel '68, Peppino sfida il padre, l'autorità costituita, la
DC locale collusa con la mafia, finché nel maggio del '78, lo uccidono mentre a Roma viene trovato il cadavere di
Aldo Moro. Storia vera, scritta dal regista con Claudio Fava e Monica Zappelli. 5o lungometraggio del milanese M.
T. Giordana (1950), è un film generazionale: la dimensione della memoria di chi come Giordana, Fava e lo stesso
Impastato fu giovane negli anni '70 (lontananza tra padre e figli, cura degli interni familiari, radio libere,
contestazione studentesca, sinistra divisa) non è soltanto nostalgica e privata, ma s'innesta in una realtà politica
più ampia e complessa.
* CHINATOWN
di POLANSKI ROMAN, USA 1974, 131
* CODICE D'ONORE
di REINER BOB, USA 1992, 132'
Due marines della base militare USA di Guantánamo a Cuba sono deferiti al tribunale militare per l'omicidio di un
commilitone. Studiando la pratica, il trio dei difensori si convince che fu un'applicazione di “codice rosso”, la
norma non scritta che impone dure correzioni fisiche ai compagni che sbagliano e che, data la rigida disciplina,
non poteva non essere stata autorizzata, anzi ordinata dai superiori1992
* COMPAGNA DI VIAGGIO
di DEL MONTE, , 108'
Ventenne romana, irrequieta e disinibita, che campa di lavori precari e casuali, accetta di sorvegliare per conto
della famiglia un pensionato svampito. Quando l'anziano professore sale su un treno e parte per il Nord, lo segue
di nascosto. Inevitabilmente s'incontrano.
* DEAD MAN WALKING
di ROBBINS TIM, , 122'
Dall'omonimo libro autobiografico (Bompiani ed.) di suor Helen Prejean. Una suora cattolica accetta di visitare
Matthew Poncelet, condannato a morte per stupro e duplice omicidio, ne diviene l'assistente spirituale, s'impegna
per il suo riscatto etico-religioso (“Ogni persona vale più della sua peggiore azione.”). L'esecuzione avviene per
iniezione in un carcere della Louisiana. Più che un'arringa contro la pena di morte (applicata in 36 Stati su 50 che
compongono gli USA, con circa 300 esecuzioni all'anno), è un film che – come Decalogo 5 di Kieslowski –
mostra, suggerisce, dimostra che le esecuzioni legali tendono a essere barbare e orribili come gli omicidi
commessi dagli individui.
* DERSU UZALA
di KUROSAWA AKIRA, 1975,
Da due libri di viaggio di Vladimir K. Arseniev: nel 1902 in una zona selvaggia lungo il fiume Ussuri ai confini con
la Manciuria, Dersu Uzala, solitario cacciatore mongolo senza età né fissa dimora, incontra la piccola spedizione
cartografica del capitano russo Arseniev con cui si lega di profonda amicizia e al quale salva la vita. Nel 1907
secondo incontro in cui è il russo che salva la vita al vecchio cacciatore.
* IL FAVOLOSO MONDO DI AMELIE
di Jeunet, Jean-Pierre, FRA 2001, 117 'X
Grazie al ritrovamento di una scatoletta nel giorno della morte di Lady D, Amélie Poulaine, cameriera in un bar-
tabacchi di Montmartre, si convince di avere una missione: ritoccare il destino degli altri affinché siano più felici,
punendo chi sfrutta i deboli e gli indifesi. E trova anche un uomo da amare
* GENTE COMUNE
di REDFORD ROBERT, USA 1980, 122'
La vita ordinata e serena dei Jarrett di Chicago è devastata dalla morte di uno dei due figli. L'altro è straziato da
un forte senso di colpa. Uno psichiatra li aiuta.
* GRAND CANYON
di KASDAN LAWRENCE, USA 1991, 134'
Mentre un avvocato va in panne in un quartiere malfamato di Los Angeles, sua moglie trova un neonato
abbandonato e vuole tenerlo, un produttore di film violenti viene rapinato e ferito... è un racconto corale
attraverso le storie intrecciate di vari personaggi. Abilmente costruito, ricco di rime interne, ben recitato, è un film
che mette a fuoco le ragioni del malessere urbano con un moralismo schematico dov'è difficile separare
l'ingenuità americana dall'assillo un po' ruffiano di piacere. Orso d'oro a Berlino e una candidatura all'Oscar per la
sceneggiatura.
* IL GRANDE COCOMERO
di ARCHIBUGI FRANCESCA, ITA 1993, 100 '
Alle prese con la dodicenne Pippi (A. Fugardi), figlia di borgatari arricchiti e affetta da ricorrenti crisi epilettiche,
Arturo (S. Castellitto), psichiatra infantile, tenta – contro le apparenze e le norme – una terapia analitica. Ispirato
alle esperienze del neuropsichiatra Marco Lombardo Radice, è il caso raro di un film italiano con un eroe positivo,
un personaggio vincente. Con una tecnica drammaturgica attenta alle dinamiche del cinema americano e alla
lezione della miglior commedia italiana, F. Archibugi racconta con cura intelligente l'ambiente ospedaliero, il
retroterra familiare dei personaggi, le figure minori. È un film aperto alla forza dell'utopia, segnato da un
pessimismo attivo e da una stoica compassione. La regista penetra nel mondo infantile, comportandosi come un
ospite, e si muove in quello del dolore con la leggerezza pensosa di chi sa dosare umorismo e rispetto, affetto e
lucidità.
* INSIDER - DIETRO LA VERITA'
di MANN MICHAEL, USA 1999,
Un film sulla assunzione della responsabilità.
New York 1995. Lowell Bergman (A. Pacino), responsabile del popolare programma giornalistico “60 Minutes”
della CBS, convince lo scienziato Jeffrey Wigand (R. Crowe), licenziato dalla Brown & Williamson Tobacco
Corp., a rivelare che i suoi datori di lavoro aggiungono additivi chimici alle sigarette per rafforzare l'assuefazione
al fumo. La CBS è sottoposta a forti pressioni, ma la trasmissione va in onda. Per Wigand il costo è alto: pace,
sicurezza economica, matrimonio. I fatti sono veri, e diedero inizio a un'indagine che alle multinazionali del
tabacco costò sanzioni da parte di 50 Stati, per un totale di 256 miliardi di dollari.
* IO SONO LA LEGGE
di WINNER MICHAEL, USA 1970,
Arrivato in una cittadina per arrestare alcuni turbolenti mandriani che, ubriachi, si sono resi colpevoli di omicidio,
uno stoico marshall trova tutta la popolazione schierata contro di lui. Ma la legge è legge.
Western sopra la media per l'accurata caratterizzazione dei personaggi maggiori e minori, il clima di tensione, lo
spiccio stile nelle scene d'azione
* KOLYA
di SVERAK JAN, CEC 1997, 105'
Praga, 1988. L'anziano Louka (Z. Sverák), esimio violoncellista disoccupato, indebitato e scapolo sottaniere,
accetta per denaro di sposare una russa (L. Safranková), madre di Kolja (A. Chalimon) di cinque anni, per
permetterle di acquisire la cittadinanza ceca. Ottenutala, la donna se ne va in Germania, lasciando Kolja alla
nonna che, però, ha un infarto e muore. Kolja passa a Louka. Rapporto difficile: il musicista non parla il russo, il
bambino non sa il ceco. Intanto la macchina burocratica si mette in moto. Si vorrebbe mandare Kolja in un
brefotrofio russo, ma è ormai la fine del 1989, il regime socialista crolla. Finale logico e agrodolce. “È fatto di
spostamenti progressivi del ‘sentire’ l'emozionante avvicinamento tra il vecchio e il bambino. Per il musicista si
tratta di scoprire il luogo della comunicazione da dove arrivano i messaggi del bambino: la reticenza, il dolore, la
solitudine, l'istinto al gioco” (Silvio Danese)
* IL LADRO DI BAMBINI
di AMELIO GIANNI, ITA 1992,
Antonio (Lo Verso), giovane carabiniere calabrese, ha il compito di accompagnare l'undicenne Rosetta (Scalici),
prostituita dalla madre, e il fratellino Luciano (Ieracitano) in un orfanotrofio di Civitavecchia che, però, si rifiuta di
accoglierli. Il viaggio prosegue per un istituto in Sicilia. Il cuore di questo film bellissimo e importante – scritto dal
regista con Sandro Petraglia e Stefano Rulli – è nel rapporto tra carabiniere e bambini: lenta conquista,
avvicinamento, osmosi. Grazie ad Antonio i due bambini – che nei film di Amelio sono sempre una maschera
dell'adulto non cresciuto – imparano per pochi giorni a ridiventare bambini. Pur nella fedeltà a un'alta idea di
cinema che dice attraverso il non detto e tende a esprimere l'inesprimibile, Amelio ha fatto un film emozionante
anche nella sua durezza e nel rifiuto di ogni consolazione. La sua concretezza disadorna si può cogliere nel
modo, sommesso e lucido, con cui si dà testimonianza dell'Italia sia nel paesaggio (la mescolanza di sfascio e
benessere ) sia nell'acquiescenza tranquilla della piccola gente di Calabria e Sicilia
* LA LEGGENDA DEL RE PESCATORE
di GILLIAN TERRY, USA 1991, 137
Sconvolto dalla morte violenta della moglie, un prof. di storia medievale si fa barbone alla deriva e va alla ricerca
del Santo Graal tra i grattacieli di New York. L'aiuta un disc-jockey che si sente indirettamente responsabile della
sua disgrazia. Storia di amicizia e di amore in cui la commedia si mescola al dramma e al melodramma, il realismo
alla fantasia, il sentimentalismo alla violenza, i grattacieli e i bassifondi metropolitani ai castelli e ai cavalieri del
Medioevo
* LEON
di BESSON JEAN LUC, FRA 1994, 104'
Léon è un killer, un sicario a pagamento della peggior specie, introvabile e indistruttibile, fin quando un topolino
penetra nel suo universo: un topo piccolo con gli occhi immensi della dodicenne Matilde. A parte J. Reno, per il
quale il film è stato scritto su misura, la piccola N. Portman è la rivelazione del film. È la bizzarra, perversa e
onesta storia d'amore tra una dodicenne e un sicario. Amore senza sesso. Lui, l'adulto bambino, la istruisce a
uccidere; lei, la bambina adulta, gli insegna a vivere. L. Besson è un manierista, ma sa prendere i suoi rischi: il
suo è un cinema d'azione che non esclude, però, né una strenua attenzione alla psicologia né la cura puntigliosa
dei personaggi
* IL MIGLIO VERDE
di Darabont, Frank, USA 1999, 188'
1935, nel carcere di Cold Mountain – dove l'itinerario dei condannati a morte dalla cella alla sedia elettrica è
coperto da linoleum verdino – John Coffey, gigantesco nero dotato di eccezionali poteri di guaritore, attende
quieto il giorno dell'esecuzione, pur sapendosi innocente, per l'omicidio di due bambine. La storia è raccontata più
di 60 anni dopo dal centenario ex secondino Paul Edgecomb. 2o film carcerario di F. Darabont, dopo Le ali della
libertà, anch'esso tratto da un romanzo di Stephen King
* IL MISTERO DEL FALCO
di HUSTON JOHN, USA 1941, 100'
Sam Spade, investigatore privato, è alle prese con avventurieri in acerrima lotta per il possesso di una statuetta
d'oro puro che raffigura un falcone. L'oggetto passa di mano in mano ma l'oro è falso. Archetipo del cinema nero
made in USA, tratto da un romanzo (1930) di Dashiell Hammett, è la splendida opera prima di J. Huston. Più che
un classico è una leggenda. Attori di classe, ironia, suspense, ritmo infallibile
* MOMENTO DI UCCIDERE
di SCHUMAKER, ,
Dal romanzo di John Grisham. Nel Mississippi due balordi bianchi razzisti uccidono, dopo averla violentata, una
bambina nera di dieci anni. Il padre, uomo pio, li uccide davanti a tutti. Aiutato da una bella assistente e da un ex
avvocato con qualche scheletro nell'armadio, un giovane avvocato bianco cerca di evitargli la condanna a morte
* MONSTER'S BALL
di FORSTER NARC, USA 2002, 115'
Agente carcerario in un penitenziario della Georgia e addetto al “braccio della morte”, Hank Grotowski, cresciuto
nell'odio razziale e nel disamore, s'innamora, senza sapere chi sia, di Leticia, vedova di un criminale nero che ha
da poco condotto alla sedia elettrica.
In immagini di intensa concisione una storia di silenzi interrotti dove le emozioni prevalgono sulle azioni e i
sentimenti sono espressi dai gesti e dai comportamenti più che dalle parole. Raro esempio di film in cui si
racconta il “dopo” di un'esecuzione capitale attraverso personaggi che tentano di liberarsi dalla prigione dell'odio
e della disperazione. Una volta tanto l'eros è legato alla vita e al bisogno di amore invece che alla morte. Accanto
a un B.B. Thornton ammirevolmente sotto le righe, H. Berry (madre bianca, padre nero) dà un'interpretazione
premiata con 1 Orso d'argento a Berlino e 1 Oscar, il primo assegnato a un'attrice protagonista afroamericana
* MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE
di SCHLONDORFF VOLKER, USA 1985, 130
Seconda versione del dramma di Arthur Miller, realizzata per la TV (ma proiettata al cinema in Europa) e prodotta
da D. Hoffman e Miller. V. Schlöndorff ha accentuato, anche nelle scenografie, la teatralità del testo,
rispettandone fedelmente la lettura, ma cercando di spremerne succhi attuali sul riflusso degli anni '80 e della
restaurazione reaganiana. Gran parte degli attori proviene da un'edizione teatrale del 1984.
* MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE
di BENEDEK LASLO, USA 1951, 115'
Arrivato alla fine della sua carriera l'anziano Willy Loman, spremuto come un limone e buttato via, scopre il vuoto
della sua vita, accorgendosi di valere più da morto che da vivo. E se ne va, volontariamente. Tratto dal più
famoso dramma (1949) di Arthur Miller, premio Pulitzer, ormai considerato un classico del teatro americano e
un'amara riflessione sul “modo americano di vivere” e i suoi miti illusori.
* NELL
di APTED MICHAEL, USA 1994, 113'
Medico di paese della Carolina del Nord scopre nella foresta una ragazza che ha trascorso ventisei anni in
completo isolamento dal mondo civile con la madre, che soffriva di una grave paresi facciale, dalla quale ha
imparato una specie di strano idioma infantile. Con l'aiuto di una psicologa di città, il medico si occupa di lei,
impedendone il ricovero a scopi di studio. Tratto dal libro di Mark Handley Idioglossia e ispirato a un fatto vero
* NICK E GINO
di YOUNG ROBERT M., USA 1988, 111'
Nick Luciano, addetto alla nettezza urbana, ritardato mentale, divide la stanza col fratello Gino, giovane medico
che, pur protettivo verso Nick, vorrebbe vivere pienamente le proprie ambizioni e far carriera. Melodramma con
la sordina sui temi dell'amore, della compassione, delle responsabilità. Bella e severa la 1ª parte, poi si va verso
un improbabile thriller. Liotta sopra le righe, ma Hulce non è mai stato così bravo.
* L' ORO DI ULISSE
di Nuñez, Victor, USA 1997, 115
Ulysses Jackson detto Ulee (Fonda), apicultore nelle paludi di Panhandle (Florida), accudisce due nipotine
abbandonate dai disordinati genitori: Jimmy in galera, Helen tossicodipendente vagabonda. Costei viene
sequestrata da balordi, disposti a tutto per recuperare il bottino di una vecchia rapina, nascosto da Jimmy che
dal carcere chiede al padre Ulee di intervenire.
* UN PADRE IN PRESTITO
di MENGES CHRIS, GB - USA 1994, 105'
Quarantenne solo e solitario adotta un ragazzino di dieci anni, orfano di madre e con padre in carcere. Le
difficoltà non sono poche e aumentano quando, uscito dal carcere e malato di Aids, arriva il babbo
* PATCH ADAMS
di SHADYAC TOM, USA 1999,
È una storia vera, quella di Hunter “Patch” Adams che aveva la vocazione del clown e divenne negli anni '70 un
medico, convinto assertore e pioniere della risata come terapia alternativa e fondatore del Gesundheit Institute
dove la praticò, ovvero un personaggio tagliato su misura per R. Williams (1952) che era già stato dottore
dell'anima in Risvegli e Good Will Hunting. Il progresso degli studi sulle endorfine e la scoperta dell'importanza che
la mente esercita nel processo di guarigione l'aiutarono a superare gli ostacoli frapposti dalla medicina ufficiale e
dai suoi (pre)potenti soloni. La causa è giusta e non mancano le frecciate alla malasanità assicurativa negli USA
* PLACIDO RIZZOTTO
di Scimeca Pasquale, ITA 2000, 110'
Come e perché Placido Rizzotto, segretario socialista della Camera del Lavoro di Corleone (PA), scomparve la
sera del 10 marzo 1948, ultima tappa di una lunga serie di omicidi politici commessi in Sicilia dal 1944 in poi. 1o
film sulla mafia, ideato e diretto da un siciliano. P. Scimeca ha come punti di riferimento Ciccio Busacca e Danilo
Dolci, un cantastorie impegnato e un educatore poeta e utopista, ma anche Salvatore Giuliano di Rosi come
esempio della necessità di reinventare i modi di raccontare il Sud, pur essendone, nel suo antinaturalismo,
stilisticamente lontano.
* Preferisco il rumore del mare
di Calopresti, Mimmo, ITA-FRA 1999, 90'
Calabrese che a Torino con il lavoro si è arricchito e padre deluso dell'inquieto e svogliato Matteo , Luigi aiuta il
conterraneo adolescente Rosario a trasferirsi a Torino, ospite di una comunità di giovani a rischio, guidata da un
generoso e impegnato sacerdote . Tra i due ragazzi così diversi nasce un difficile rapporto amicale che per vie
indirette porta il disadattato Matteo a una velleitaria ribellione e il caparbio Rosario a tornare al paese natio con la
speranza di poterlo, un giorno, cambiare.
* La promessa
di Penn Sean, usa 2001, 121
In una cittadina del Nevada, alla vigilia della pensione, il detective Jerry Black giura alla madre di una bambina
stuprata e uccisa di trovare l'assassino. Comincia una nuova vita in una stazione di servizio, nel luogo adatto per
attirare colui che, secondo lui, è un maniaco assassino periodico. Il caso lo sconfigge
* QUALCUNO VOLO' SUL NIDO DEL CUCULO
di FORMAN MILOS, USA 1975, 133
Da un romanzo di Ken Kesey: pregiudicato, trasferito in clinica psichiatrica, smaschera il carattere repressivo e
carcerario dell'istituzione. La rivolta dura poco, ma lascia qualche segno. Premiato con 5 Oscar (film, regia,
Nicholson e Fletcher, sceneggiatura di Bo Goldman e Laurence Hauben) – come non succedeva da Accadde
una notte (1934) – è un film efficacemente e astutamente polemico sul potere che emargina i diversi e sul fondo
razzistico della psichiatria.
* Rashômon
di Kurosawa Akira, gia 1950, 88'
Sotto il portico del tempio del dio Rasho a Kyoto nel XV secolo un boscaiolo, un bonzo e un servo rievocano un
tragico fatto di sangue, giudicato in un tribunale davanti al quale hanno deposto come testimoni: un bandito
aveva aggredito un samurai che, in compagnia della moglie, attraversava una foresta, uccidendo l'uomo e
violentando la donna. Alla prima versione dei fatti data dal bandito segue quella della donna: entrambe sono
raccontate dal boscaiolo. Il bonzo riferisce una terza versione, fatta dallo spirito del defunto samurai, evocato da
una maga. Allora, riprendendo la parola, il boscaiolo confessa di avere assistito al delitto e racconta ai compagni
una quarta versione, prima di raccogliere un bambino abbandonato e portarselo a casa. Tratto da 2 racconti di
Ryumosuke Akutagawa (1892-1927), il 12o film di A. Kurosawa vinse a sorpresa il Leone d'oro a Venezia nel
1951, facendo da battistrada nei festival e sui mercati europei al cinema giapponese. Scandito dal ritmo
ossessivo di un bolero, è un film in cui le diverse componenti letterarie, psicologiche (persino psicanalitiche) e
drammatiche si fondono in una superiore unità filmica che rimanda al cinema muto e, insieme, anticipa la tecnica
televisiva con un linguaggio febbrilmente barocco nel suo virtuosistico dinamismo. L'incrociarsi delle versioni
contraddittorie serve “meno a sottolineare la vanità o la debolezza umana... che a far sentire l'abisso che separa
le parole e le cose, la soggettività e la realtà... A questo proposito Rashômon è più vicino a Faulkner che a
Pirandello” (J. Lourcelles). Premio speciale agli Academy Awards 1951: l'Oscar per il miglior film straniero fu
istituito nel 1956. Rifatto a Hollywood come L'oltraggio (1964) con la regia di M. Ritt e Paul Newman nella parte di
T. Mifune.
* RICOMINCIA DA OGGI
di TAVERNIER BERTRAND, FRA 1998, 113'
A Harnaing, (Nord Est della Francia), in una zona mineraria dove la disoccupazione (2000 su 7000 abitanti) è
all'origine di un profondo degrado sociale, Daniel (P. Torreton), direttore di una scuola materna, combatte contro
burocrazie ottuse, servizi sociali insufficienti, genitori assenti, ispettori parolai, colleghi integrati, sindaco
comunista allineato. Scritto dal regista con un insegnante vero, Dominique Sampiero, suo genero, e con sua figlia
Tiffany, girato in Cinemascope in luoghi autentici, è interpretato da attori mescolati alla popolazione locale e ai
bambini di due classi. Nonostante la linea narrativa un po' pasticciata con qualche concessione alla predica e un
finale un po' accomodante, è “uno di quei film in cui, quando si entra, non si vorrebbe più uscire” (Lorenzo
Pellizzari) per la forza del suo approccio semidocumentaristico, il gusto dell'improvvisazione della veloce
cinepresa guidata da Alain Choquart, la coinvolgente tenerezza dei bambini di cui “si ruba” la spontaneità
* SCHINDLER'S LIST
di SPIELBERG STEVEN, USA 1993, 195'
* La seconda ombra
di Agosti, Silvan, ITA 2000, 84'
Un episodio nella vita di Franco Basaglia (1924-80), il più noto esponente dell'antipsichiatria italiana. La sua opera
portò alla legge 180 del 1978 sull'abolizione degli istituti manicomiali che poi fu soltanto parzialmente applicata.
L'azione si svolge nel 1961 quando Basaglia prese la direzione dell'ospedale psichiatrico di Gorizia. Si divide in 3
parti: 1) Basaglia in incognito percorre le miserie umane del manicomio; 2) la sua attività per “liberare tutti, anche i
medici”, occupandosi dei malati (i matti che “tuttavia” sono persone) più che della malattia; 3) la grande
sequenza notturna in cui si abbatte il muro che separa i malati dalla città. Il titolo allude all'interiorità del malato, il
luogo in cui si rifugia con la sua diversità. Film a basso costo (con un ottimo R. Girone a paga sindacale), fuori
dagli schemi, intenso nella sua semplicità che non è soltanto didattica
* I SETTE SAMURAI
di KUROSAWA AKIRA, GIA 1954, 220'
Nel Giappone del XVI secolo in cui orde di soldati sbandati e dediti al brigantaggio saccheggiano le campagne, la
popolazione di un povero villaggio decide di ricorrere ai samurai, nobile casta di soldati di ventura, nella speranza
di trovare qualcuno disposto a impegnarsi in un'impresa così umile e così poco remunerata. Li trovano.
Selezionati dal saggio e disincantato Kambei (T. Shimura), cinque rispondono all'appello. Il settimo è il contadino
Kikuchiyo (T. Mifune), miles gloriosus che vuole conquistarsi sul campo l'onore di essere promosso samurai.
Nella strenua difesa del villaggio quattro dei sette e molti contadini muoiono da prodi. L'attacco è respinto e nei
campi riprende il lavoro. Molti fattori contribuiscono a fare la grandezza del 14o film di A. Kurosawa: la sapienza
della costruzione narrativa (1 prologo, 1 epilogo e 4 capitoli: la ricerca dei contadini, il reclutamento dei samurai,
l'organizzazione della difesa, la battaglia che dura tre giorni e tre notti); l'ariostesca varietà degli episodi e dei
registri narrativi unita alla bellezza figurativa di questo affresco corale; la straordinaria galleria dei sette,
ciascuno dei quali rappresenta un diverso aspetto della moralità e del comportamento dei samurai; la ricchezza
dialettica nel confronto tra due culture; l'equilibrio tra la toccante elegia dei sentimenti e l'epica turbinosa
dell'azione. L'epilogo è su una nota di virile malinconia: noi samurai – dice Kambei – siamo come il vento che
passa veloce sulla terra, ma la terra rimane e appartiene ai contadini. Anche questa volta siamo stati noi i vinti; i
veri vincitori sono loro
* SFIDA ALL' O. K. CORRAL
di STURGES, USA 195, 120 '
Nel 1880 a Tombstone, lo sceriffo Wyatt Earp, aiutato dai due fratelli e dall'amico medico Doc Holliday, deve
affrontare in un duello all'ultimo sangue la feroce banda dei Clanton. È uno dei tanti western – e, forse, il più
vicino alla realtà storica – che rievocano la celebre sparatoria
* Sleepers
di Levinson, Barry, USA 1996, 147
racconta le peripezie di quattro ragazzi del quartiere di Hell's Kitchen nel West Side di New York che, chiusi in
riformatorio, subiscono un infame calvario di maltrattamenti e abusi sessuali. Una dozzina di anni dopo due di
loro uccidono il più sadico degli aguzzini (K. Bacon). Al processo sono assolti grazie a uno degli altri due (B.
Pitt), divenuto procuratore distrettuale, aiutati dal quarto (J. Patric) che fa il giornalista (e il narratore della storia),
da un sacerdote (R. De Niro) e da un avvocaticchio alcolizzato (D. Hoffman) che li difende. Il prete contribuisce
all'assoluzione offrendo un falso alibi ai due imputati, dopo aver giurato sulla Bibbia. Polemiche e dibattiti. Il fine
giustifica i mezzi?
* UNA STORIA VERA
di LYNCH DAVID, USA 1999, 105'
Per visitare il fratello infartuato Lyle con cui non parla da dieci anni per una lite, nell'autunno 1994 il 73enne Alvin
Straight – che cammina con due bastoni e non ha patente – parte su un piccolo trattore con rimorchio da
Laurens (Iowa) per Mount Zion (Wisconsin), distante 317 miglia (circa 500 km) e li percorre in sei settimane. È
un road-movie che ha tutto per essere fuori moda: lentezza (10-15 km all'ora), malinconia della vecchiaia,
scrittura di classica semplicità, personaggi positivi, ritmo disteso senza eventi drammatici. Pur ribaltando la
propria prospettiva, Lynch non altera il suo inconfondibile stile: lascia allo spettatore il tempo di pensare,
commuoversi, immergersi nei colori del paesaggio, guardare un temporale e il cielo stellato.
* LA TEMPESTA DEL SECOLO
di BAXLEY CRAIG R., USA 1999,
Detto fuori dai denti, e senza dubbi, si tratta di una delle migliori trasposizioni in immagini dell'universo Kinghiano
che o ha scritto la sceneggiatura originale, e soltanto m seguito l'ha data alle stampe Ed è una storia bella, molto
inquietante, complessa nelle sue scelte e nella propria moralità
Le coordinate appartengono a un immaginano kinghiano che ormai conosciamo a memoria una piccola comunità, i
suoi bravi cittadini, ognuno con precisi vizi e virtù, il male che improvvisamente e con forza prende piede,
contagiando come un virus e modellando il corso degli eventi Ma è il nocciolo della questione che stavolta risulta
essere davvero intrigante, e uno schiaffo alle norme e al pensiero borghesi Si è ancora uomini se si decide di
consegnare al male un proprio bimbo per salvare se stessi dalla morte e dalla catastrofe ? In futuro, ci si potrà
guardare ancora negli occhi? E i rimorsi per un'alternativa che al momento sembrava impossibile' King non
concede speranze tutto si sfascia, tutto si sgretola L'orrore, per proseguire nel tempo, ha bisogno di un protetto
da accudire e istruire, m maniera che possa prendere il suo posto Gli umani, per vivere, devono scegliere una
vittima In parole povere, devono chiamarsi assassini
Splendido scenario biblico di stimolante carattere umanistico, La tempesta del secolo riesce per fortuna a
coagulare ogni ipotesi e ogni possibilità con buon senso dello spettacolo Merito anche di un regista che, una
volta tanto (vedere anche Rose Red), dimostra di sapere come e dove si posiziona la macchina da presa, e di
essere m grado di tessere una tensione e un'inquietudine, anche d'animo, che non vengono mai meno La prova
che siamo di fronte a uno che sa il fatto suo, perlomeno nei parametri televisivi, arriva subito, con la scena
iniziale dell'omicidio della signora anziana una sequenza dai ritmi lunghi, che si prende il suo tempo per montare la
suspense, che non ha fretta E colpisce nel segno La sterminata durata del film giova poi non poco alla
caratterizzazione dei personaggi e al ristagno per nulla domo del terrore, e gli interpreti, convinti e convincenti, si
dimostrano solidi (ottimi Feore e Daly, nei rispettivi panni del satanasso e del capo della polizia) D'accordo, come
al solito alcune suggestioni e immagini, esplicitaziom ingenue di un contesto Ringhiano popolarmente avvicinarle,
funzionano meglio su carta, tanta è la loro immediatezza elementare la dentatura bestiale di Lmoge, la sua
trasformazione mummificatnce, l'ascesa al cielo Ma non stonano I momenti m cella e, soprattutto, la sequenza
"d'opzione' nel municipio sono bei pezzi di cinema, e il finale tra la folla, al ralenti, col ragazzo ormai cresciuto
accanto al nuovo maestro, fa scorrere qualche brivido lungo la schiena Lo Zio appare come telecronista m un
programma televisivo a cui Lmoge assiste, nella casa della vecchia ammazzata, nonostante l'apparecchio
casalingo presenti sullo e nello schermo un grosso buco e vane crepe, che incrinano e perforano l'immagine del
Nostro Non mancano, ovviamente, filamenti corporei con altri romanzi kmghiam la Little Tali Island su cui è
ambientata la vicenda è già stata set di Dolores Claiborne, l'idea della comunità che vive appartata sull'isola
rievoca il bellissimo racconto // braccio, The Utile Puppy, il libro a cui i bambini prestano molta attenzione durante
la lettura, era uno dei preferiti di Danny m Shining; il personaggio di Daly si chiama Anderson, proprio come il
capo della polizia di La casa del buio Guardatevi dal doppiaggio, mi raccomando è atroce.
Pier Maria Bocchi, In Nocturno Dossier: Stephen King: guida al cinema del re del brivido
* IL TRADITORE
di FORD JOHN, USA 1935, 91'
Dal romanzo The Informer (1925) di Liam O'Flaherty: nel 1922, durante la lotta del Sinn Fein contro gli inglesi, un
capo dell'IRA (Irish Republican Army) clandestina è tradito per 20 sterline da Gypo, un militante di base che ha
bisogno di denaro per emigrare e che sarà braccato dai suoi compagni e dalla sua coscienza. Dolorosa parabola
moderna sulla figura di Giuda
* L' ULTIMA ECLISSI
di HACKFORD TAYLOR, USA 1995, 131'
La cameriera Dolores Claiborne è accusata di aver ucciso la sua padrona. Riemergono gli antichi sospetti di
aver assassinato, molti anni prima, il violento consorte alcolizzato. Torna per l'inchiesta Selena la figlia
giornalista che da anni si è allontanata. Da un romanzo di Stephen King un film in chiave femminista,
particolarmente riuscito nel confronto tra madre e figlia: Strindberg contaminato con Hitchcock.
* UN UOMO DA MARCIAPIEDE
di SCHLESINGER JOHN, USA 1969, 109'
Cow-boy texano arriva a New York deciso a fare soldi con le donne ma passa brutte esperienze e un duro
inverno con Ratso Rizzo, un italo-americano zoppo e tubercolotico. Cinedramma patetico su una strana amicizia
che sboccia come un fiore nel fango di Manhattan.
* L' uomo del banco dei pegni
di Lumet, Sidney, USA 1965, 116'
Nevrosi dell'ebreo Nazerman, unico superstite di una famiglia polacca sterminata nei lager nazisti, che fa
l'usuraio nel quartiere di Harlem a New York per conto di uno sfruttatore di prostitute. Compresso tra un'intensa
ricerca psicologica e il groviglio delle tematiche sull'ebraismo, il film ha i suoi momenti migliori nella descrizione dal
vero del ghetto nero e in una incisiva interpretazione di Steiger.
* L' UOMO DELLA PIOGGIA
di COPPOLA FRANCIS FORD, USA 1996, 131'
Ambientato a Memphis (Tennessee) e situato ai giorni nostri, racconta di un giovane avvocato che, affiancato da
un simpatico “paralegale”, ingaggia una difficile battaglia contro una compagnia di assicurazioni che non ha
corrisposto il premio a un leucemico, morto poi per mancanza di cure
* VERSO IL SOLE
di CIMINO MICHAEL, USA 1966, 120'
Meticcio (mezzo Navajo, mezzo nero) e malato terminale di cancro, Brandon Monroe, detto Blue , capobanda
sedicenne di L.A., sequestra un oncologo carrierista e benpensante e lo costringe ad andare verso il sudovest,
alla ricerca di un lago sacro di montagna. 7o film di Cimino (1943), comincia come un thriller di azione
metropolitana, mescolato a una commedia ospedaliera. Diventa un film di strada e di inseguimento e si trasforma
in un viaggio iniziatico verso le radici mitiche dell'America. Se si bada a quel che dice la sceneggiatura di Charles
Leavitt le riserve sono inevitabili: freudismo di terza mano, greve contrapposizione didattica tra i due protagonisti,
flashback in BN ripetitivi. Avvince il “come lo dice”. Cimino che continua a raccontare “un'America che vuole
diventare America” con talento visionario, energia narrativa, rabbia, eccessi, capacità di dirigere e trasformare
gli attori. Film epico che tende all'esaltazione del mito cresce nella seconda parte, prende quota, diventa bellissimo
* VERSO SERA
di ARCHIBUGI F., ITA 1990, 1H 35
Un anziano vedovo, docente di letteratura russa e liberalcomunista amendoliano, si vede scaricare in casa
Pàpere, nipotina di quattro anni, nata da un immaturo accoppiamento tra il suo scompaginato figlio Oliviero e
Stella, una compagna che sta inseguendo i sogni generosi e le rabbiose utopie della contestazione giovanile nel
1977. Il 2o film di F. Archibugi (e il 122o di Mastroianni) parla di politica attraverso i sentimenti e analizza il
conflitto tra due generazioni con grazia, tenerezza, lucidità critica
* LA VITA E' BELLA
di BENIGNI BRUNO, ITA 1997,
Guido Orefice, toscano montanino ed ebreo, s'innamora sul finire degli anni '30 della maestrina Dora, la corteggia
in modi stravaganti, la sposa. Sei anni dopo – nell'intervallo sono venute le leggi razziali (1938), la guerra e le
deportazioni – Guido con il figlioletto Giosuè parte per il campo di concentramento. Dora, che ebrea non è, li
segue volontariamente. Per proteggere il figlio dall'orrore, Guido gli fa credere che quel che stanno vivendo è un
gioco a premi con un carro armato in palio. 6o film di Benigni regista, è il più ambizioso, difficile e rischioso e il
migliore: 2 film in 1, o meglio un film in 2 parti, nettamente separate per ambientazione, tono, luce e colori –
essenziali i contributi della fotografia – ma complementari: la 1ª spiega e giustifica la 2ª. Una bella storia d'amore,
scritta con Vincenzo Cerami: prima tra un uomo e una donna, poi per un figlio, ma l'una è la continuazione
dell'altra. Il frenetico dinamismo di R. Benigni è felicemente sfogato, la sua torrentizia oralità ora debordante ora
dimezzata. Un'elegante leggerezza distingue G. Durano nel più riuscito dei personaggi di contorno. 5 Nastri
d'argento, 7 nomination agli Oscar e 3 statuette (film straniero, attore per Benigni, musica per Nicola Piovani).
* WITNESS - IL TESTIMONE
di WEIR PETER, 1985,
Ferito e braccato da colleghi corrotti, un poliziotto si rifugia in un villaggio degli Amish, comunità cristiana di
origine tedesca che vive di agricoltura rifiutando il progresso tecnologico. I corrotti vogliono eliminare lui e un
bambino, testimone di un omicidio. Buon film d'azione, un thriller diverso che supera i limiti del genere grazie
all'ambientazione e alla vertigine del tempo: è un viaggio nel passato, un confronto tra due modi di vivere.